Nardò 14 Lug:_ di COSIMO POTENZA _In merito alle dichiarazioni poco felici e alle accuse di negligenza giornalistica oltre che di falsità nei contenuti dell’articolo,”Il ghetto si rinnova nonostante le false promesse: Viaggio nell’inferno locale con Ulrich Ladurner del settimanale Die Zeit”, lanciate nei confronti della Redazione de “lorasalento.it” dai membri della cooperativa Mosaico, gestore della Masseria interna Boncuri, ci limiteremo, per ora, a ribattere punto per punto ogni imputazione illecita rivolta nei nostri riguardi.
lavoratori migranti stagionali presenti a Nardò e accolti nei pressi della Masseria “Boncuri”.
comunale, non godono di alcuna copertura. Le brandine poste all’interno delle tende scarseggiano e spesso
di notte vengono spostate all’esterno per cercare un minimo refrigerio e sottrarre i corpi da un’intimità
troppo prossima. Le tende, ormai colme, ospitano fino a 8-9 persone ognuna.
Masseria.
Il boiler da cui attingere l’acqua è pure posto al sole e l’acqua è calda a tal punto da non poter essere usata
per dissetarsi, ma solo per brevi risciacqui di oggetti e vestiario.
Le 15 docce e i 15 bagni risultano non sufficienti, caldissimi e sporchi.
La mancata organizzazione di un servizio mensa e il contestuale divieto di allestire cucine fa sì che i migranti
si nutrano poco e male. Biscotti, pane e pomodoro, angurie, cibo secco, risultano essere i loro pasti
quotidiani.
Solo i sedici che sono accolti all’interno della Masseria godono di un pasto al giorno fornito da Caritas e che
spesso dividono con qualche amico che dimora all’esterno, in un’ottica di reciproco sostegno e solidarietà,
unica loro rete di protezione.
La precarietà multidimensionale osservata ed incrociata si ripercuote sul piano psicofisico dei lavoratori in
maniera importante in alcuni casi, in un assoluto disorientamento e in una disarmante solitudine che
spesso generano sul piano psichico difficoltà relazionali e dinamiche ansioso-depressive rilevanti e sul piano
fisico dolori invalidanti, difficoltà nella mobilità e nell’esecuzione e nel mantenimento delle prestazioni
lavorative.
Dei tanti servizi previsti e concordati non vi è nulla ad oggi a Boncuri che, vista così, pare essere lo spettro
di se stessa. Un luogo lasciato in balia delle onde, priva di tutto ancora, come privo di un ente gestore è il
campo esterno dove sono alloggiati i lavoratori e nonostante la raccolta sia ormai ad uno stadio avanzato.
Si chiede di poter conoscere le ragioni che hanno determinato la mancata sottoscrizione ad oggi del
Protocollo Provinciale per il contrasto allo sfruttamento e al caporalato promosso con tanto impegno dalla
Prefettura di Lecce, con la conseguente adesione di tutti i soggetti facenti parte del Tavolo di
Coordinamento e soprattutto si chiede di sapere per quale motivo tutti i servizi paventati (dislocazione di
unità operative del centro per l’impiego presso masseria Boncuri per lo svolgimento del servizio “liste di
prenotazione”, Ambulatorio medico gestito da ASL-distretto di Nardò e SPESAL, container climatizzati ad
uso foresteria, individuazione di un Ente addetto alla gestione del campo, servizio trasporto sui campi)
rimangano ad oggi non attivati e pertanto mere parole.
Dall’altro versante i caporali si sono ben organizzati nelle loro funzioni tipiche, attivando piccoli e grandi
circuiti di sfruttamento e illegalità.
e in maniera strutturata svolgiamo il nostro servizio volontario di consulenza legale e mediazione linguistica
per conto del CIR, in collaborazione con una psicologa esterna anch’essa esperta di fenomeni migratori,
allorchè troviamo dinnanzi all’ingresso di Masseria Boncuri camioncini di ogni genere e vecchie vetture
parcheggiate, allorchè facce tristemente note alla cronaca giudiziaria penale siedono tranquillamente nei
pochi angoli di frescura nei pressi e dentro la Masseria, quando fra i tanti racconti e le tante consulenze vi
è quella, solo a titolo di esempio, del nostro giovane utente che ci dice che quelli che “organizzano il lavoro”
gli hanno chiesto l’originale del permesso di soggiorno per vedere se potevano fargli fare un contratto e
subito dopo un altro ci dice che riesce a lavorare con un contratto fatto a nome e con il permesso di un
altro.
pochi scrupoli si fa beffa della legge, dell’assenza dei controlli e del ritardo delle Istituzioni.
Avv. Donatella Tanzariello (CIR)
Avv. Mariastella Giannini (CIR)
Dott.ssa Francesca Carrozzo (Mediatrice linguistico-culturale CIR)
Dott.ssa Chiara Marangio (Psicoterapeuta)