Nardò 29 Maggio:_di COSIMO POTENZA_In un mondo in cui l’offerta di lavoro supera in maniera esponenziale la domanda  è materialmente possibile che gli speculatori approfittino di questa situazione per ottenere manodopera a basso costo senza alcun rispetto per la dignità umana, costretta in ogni modo a rimanere chiusa in un cassetto, per mettere a tacere lo spirito di sopravvivenza che è insito in ognuno di noi.
Questo “ricatto sociale” è stato uno dei temi affrontati da Papa Francesco nei suoi discorsi durante la visita di sabato scorso 27 Maggio a Genova ,infatti , rivolgendosi ai lavoratori dell’Ilva di Cornigliano, ha lanciato un monito contro chi specula o avvantaggia gli stessi approfittatori a sfruttare i lavoratori in cambio di un tozzo di pane che non gratifica in alcun modo l’impegno profuso. Sinora non si era mai visto un Papa che svolge in maniera estremamente superlativa il lavoro di “Sindacalista”, forse perchè si è reso conto che questa categoria, che ha salvaguardato per anni i lavoratori del nostro bel paese, ha lasciato il posto all’imborghesimento in un settore alimentato ormai più da burocrati che da operai e cittadini che difendono, con i denti e la forza dettata dai numeri, un diritto sacrosanto impresso a caratteri cubitali nella nostra Costituzione ” Art 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Vedere il sommo pontefice che parla a ruota libera su argomenti non spirituali ma che occupano giornalmente la mente degli Italiani naturalmente non puo’ che fare piacere. Soprattutto in un momento in cui gli uomini ai vertici delle istituzioni, che avrebbero il compito di risolvere queste problematiche sul lavoro, rimangono colpevolemente silenti per rivolgere il loro impegno quotidiano a mantenere i privilegi raggiunti o per difendere le lobby economiche che li hanno imposti sul trono, tutto questo con la complicità attiva dei sindacati ormai proni ai voleri dei potenti di turno.
Una nota significativa per dare forza al suo appello, il capo della Chiesa cattolica, la mette in luce quando inizia a parlare di necessità assoluta di garantire un lavoro e non di elargire elemosine L’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti. Perché senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti”queste parole espresse con assoluta determinazione dal Papa ci riportano a un’idea che sembrava essere andata dispersa in questi ultimi anni, il “lavoro” inteso come mezzo per esprimere le proprie capacità produttive e non come mero strumento di sopravvivenza.
Un duro colpo anche per coloro che vogliono ottenere consensi tra la popolazione fantasticando redditi garantiti senza alcuno sforzo da offrire in cambio se non quello di essere certificati “poveri per legge”. Abbiamo sottolineato volutamente questa condizione imposta dalle istituzioni per far comprendere come la realtà dei fatti a volte è completamente difforme da quella richiesta per certificare lo stato di povertà.
L’Isee non può essere l’unico strumento valido per elargire elemosine che spesso premiano persone che non hanno diritto ad averle e danneggiano chi realmente è in condizioni disperate e non riesce più ad andare avanti. Avere una casa non può significare essere in condizioni economiche floride anzi spesso quando non si ha un lavoro diventa un fattore penalizzante, come pure essere nullatente e iscritto negli elenchi dei disoccupati non significa patire la fame ma tutt’altro ci sono appartenenti a questa categoria che svolgono lavori in nero che danno possibilità di essere benestanti,come pure spacciatori, ladri, rom e furbi in generale che ottengono vantaggi pur non avendone bisogno.
Ecco perché occorre superare il regalo elettorale per convertirlo piuttosto in un sussidio di sostentamento in cambio di un impegno lavorativo da svolgere secondo regole da definire che non vadano a interferire con le normali richieste di lavoro da parte dell’imprenditoria. Papa Francesco ha sollevato un problema reale che incombe sulla nostra Nazione ora tocca alla “politica” quella con la “P” maiuscola continuare a percorrere in modo concreto questa strada aperta, a colpi di piccone, dal nostro Pontefice.
 
Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori”. “Paradossalmente, qualche volta il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi crede nel lavoro”.
Papa Francesco
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