La più famosa è arrivata nel 1980 a Roma:
a due anni dal monito del sindaco Giulio Carlo Argan («O i monumenti o le automobili »), il Colosseo riesce in parte a sottrarsi alla morsa delle macchine e a guadagnare un affaccio sui primi metri quadrati vietati al traffico veicolare. L’anno dopo è la volta di Piazza Navona, Piazza di Spagna. Quindi di Piazza del Plebiscito a Napoli, di quella della Signoria a Firenze. Oggi le isole pedonali compiono trent’anni. Quella che circonda il Colosseo è ancora monca (di recente si è riacceso il dibattito sulla totale pedonalizzazione dell’anello intorno all’Anfiteatro). E la corsa delle città a creare aree pedonali o zone a traffico limitato entra nelle classifiche quale indicatore della qualità della vita o dell’azione di lotta contro lo smog: Verbania, Terni e Cremona guidano la graduatoria quanto a metri quadrati per abitante riservati ai pedoni; Siena, Mantova e Pisa salgono sul podio quanto a metri quadrati per abitante destinati a Ztl.
L’ultima fotografia di Legambiente sarà presentata domani in occasione del convegno «Participio futuro, da trent’anni per continuare a cambiare ». Il trentennale delle isole pedonali coincide con quello dell’attività dell’associazione visto che una delle prime battaglie dell’allora Arci-Lega per l’Ambiente fu proprio quella per sottrarre al Colosseo la funzione di rotatoria spartitraffico. Oggi le aree pedonali sono isole più che mai. Spiega Alberto Fiorillo, responsabile «Città» di Legambiente: «Ogni cittadino ha a disposizione 0,34 metri quadrati di isole pedonali e 3 di zone a traffico limitato (nel 1980 in entrambi i casi il valore era fermo a zero). I chilometri urbani di piste ciclabili sono 2.850, praticamente 2.850 rispetto a trent’anni fa». Nello stesso tempo però: «Il trasporto urbano su ferro è rimasto fermo (a fronte di una continua crescita della domanda), gli abitanti sono cresciuti del 15% facendo crescere anche il consumo di suolo, il tasso di motorizzazione è raddoppiato». S’è passati dalle 313 auto ogni mille abitanti del 1980 alle 592 del 2010. E quasi il 58% degli spostamenti viene effettuato ormai al volante di un auto.
Al di là di Venezia, che tra laguna e terraferma facilmente tocca i 4,87 metri quadrati per abitante, è Verbania a guidare la classifica quanto a numero di isole pedonali: 2,05 metri quadrati per abitante. Seguono Terni (1,67), Cremona (1,26), Cagliari e Mantova (0,95). Torino arriva solo al 26˚ posto, Milano al 36˚, Bologna al 39˚ e la Roma apripista al 60˚. Fanalino di coda Brindisi, Macerata, Rieti, Rovigo e Trapani. Guida invece la classifica delle città quanto a numero di aree a traffico limitato Siena: 30,78 metri quadrati per abitante. Seguono Mantova (17,23), Pisa (14,89), sempre Verbania (12) e Firenze (11,16). Roma sale in questo caso al 41˚ posto (1,54), Milano slitta al 74˚ (0,06). Maglia nera ad Alessandria, Campobasso, Caltanissetta, Crotone e Cuneo. La città più virtuosa in assoluto? «Siena, se si considerano entrambe le limitazioni », spiegano da Legambiente. «Bergamo e Brescia quelle che hanno perso di più negli ultimi cinque anni, Mantova, Firenze e Pisa quelle che hanno guadagnato».
Nei trent’anni di storia delle isole pedonali il momento di maggior investimento è arrivato all’inizio degli Anni 90: «Quando è stata introdotta l’elezione diretta dei sindaci e la qualità della vita è entrata nei programmi di governo». Oggi, al contrario: «Si va avanti a rilento perché è tornata la voglia del grande evento, del nastro da tagliare. Proprio mentre i cittadini chiedono sempre di più un modo diverso di vivere le città. Gli stessi commercianti, per anni contrari alle isole pedonali, oggi non tornerebbero indietro. Il modello “agorà” che ha fatto la fortuna dei centri commerciali va riportato dentro le città».
Il sociologo Enrico Finzi parla con i numeri: «Da tutte le ricerche sul consenso ad aree de-automobilizzate emerge che, a distanza di due anni dalla loro istituzione, più del 70% dei cittadini e il 60% dei commercianti sono soddisfatti». Dunque: «L’ostilità o l’esitazione delle amministrazioni nel realizzare queste aree è pura miopia. Anche perché cresce l’insoddisfazione della gente che chiede proprio città più vivibili». Il modello che si va imponendo è quello che il sociologo definisce «parzialmente de-automobilizzato »: «Con strade di flusso vietate alla sosta ma non al transito, purché a 30 km/h. Con tante isole (non troppo piccole) interconnesse tra loro ». Sia chiaro: «Non basta la casa, bisogna arredarla (più negozi, più luce, più “riti sociali”, più fontanelle) per renderla viva e appetibile». Il risultato: «Meno smog ma anche meno criminalità, dicono le ricerche». «Molto però resta da fare, le isole pedonali sono ancora troppo poche», mette in guardia l’architetto Pier Luigi Cervellati. «Prima ancora di Roma si sono mosse Siena e Bologna, ma mentre i cittadini le chiedono c’è ancora chi fa ostruzionismo. Tutte le città storiche dovrebbero essere pedonali. Una battaglia non solo contro lo smog, ma anche per ridare un significato di appartenenza alla città».
Fonte: CdS
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