A Gallipoli i cumuli di spazzatura
si sono già accumulati per le strade tra i turisti inorriditi. Scene, purtroppo, già viste all’inizio della scorsa estate – quando il ciclo di smaltimento andò in default – si ripetono un po’ ovunque. In pieno centro, sul litorale, nel borgo antico, in periferia.
Ma tremano anche Otranto, Santa Cesarea Terme, Nardò, Galatina e gli altri quarantuno comuni dell’Ato Lecce 2 che da venerdì scorso si trovano a fare i conti con una nuova emergenza rifiuti prodotta dal blocco del biostabilizzatore della «Sud Gas» di Poggiardo da parte dei 12i dipendenti in agitazione perché senza stipendio dallo scorso febbraio. In riva allo Jonio monta, però, un’altra protesta. «Ripetere l’esperienza dello scorso anno sarebbe catastrofico – dice il presidente dell’associazione degli operatori turistici gallipolini, Stefan Carlino -. Noi potremmo pure comprendere, ma per il turista l’impressione che prevale è quella di essere in una città sporca e degradata». Dalla «Sud Gas» nessun segnale positivo. Anzi, l’azienda continua a dirsi impossibilitata a versare i salari ai lavoratori per mancanza di liquidità dovuta al credito di 7 milioni e 28mila euro vantato nei confronti dell’Ato e di alcuni Comuni. E ieri si è consumata un’altra giornata campale.
In mattinata, davanti ai cancelli dell’impianto, erano accodati circa 60 autocompattatori in attesa di scaricare e la fila arrivava fin quasi sulla provinciale Giuggianello–Poggiardo. Cinque camion della «Seta», la ditta che a Gallipoli svolge il servizio di nettezza urbana, sono rientrati in città con il loro carico putrescente: altri 500 quintali di materiale che si aggiungono alle tonnellate rimaste non raccolte per le vie del centro. Da parte loro gli operai della «Sud Gas» portano avanti ad oltranza la protesta anche se il rischio di una denuncia per interruzione di pubblico servizio è ormai concreto, dopo diversi giorni di agitazione che stanno mettendo in ginocchio mezzo Salento.
A preoccuparli non è solo il mancato pagamento degli ultimi stipendi, ma anche l’incertezza sul loro futuro occupazionale, considerato che a fine maggio l’impianto dovrebbe chiudere i battenti con l’avvio del nuovo biostabilizzatore della Progetto Ambiente. E garanzie di passaggio automatico del personale dall’una all’altra ditta non ce ne sono. Ieri il presidente dell’Ato Lecce 2, Silvano Macculi, ha anche esibito agli operai una copia della ricevuta del recente bonifico di 70mila euro fatto a favore della «Sud Gas», ma la situazione non è cambiata.
La ditta, nel luglio 2006, si aggiudicò la gara indetta dal commissario straordinario per smaltire a 34,63 euro a tonnellata, ma nel 2009 il prezzo non fu fissato nell’apposita ordinanza commissariale e quindi la ditta chiese 46 euro a tonnellata per la frazione secca e altrettanto per quella umida. Successivi interventi di miglioria sugli impianti hanno poi fatto lievitare di 20 euro la cifra per il trattamento del secco che è balzata agli attuali 66 euro a tonnellata. Troppo per Comuni e Ato che hanno contestato le richieste pretendendo e ottenendo una transazione. Nelle more dell’accordo l’assemblea dell’Ato 2 ha stabilito di versare 25 euro a tonnellata, ma il problema è che non tutti i Comuni sono in regola con i pagamenti. In particolare, tra i maggiori debitori ci sono l’Ato Lecce 2 (1.297.000 euro), i Comuni di Nardò (781mila euro), Galatina (767mila), Gallipoli (550mila), Galatone (391mila), Otranto ( 288mila), Maglie (181mila), Martano (169mila), Tuglie (116mila).
Fonte: CdS