Il disegno di legge

 sulle intercettazioni va fermato «viola il diritto dei cittadini ad essere informati». I direttori dei maggiori quotidiani nazionali e tv italiane, in un documento concordato con la Fnsi denunciano il pericolo del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche.

«Le norme proposte violano il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati – prosegue il comunicato congiunto -. È un diritto vitale irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde, molto semplicemente, il dovere dei giornali di informare».

Riuniti in un forum plenario in video conferenza Roma-Milano, coordinato dal segretario della Fnsi Franco Siddi, le prime firme del giornalismo hanno espresso le loro perplessità per il ddl definendolo pericoloso per la democrazia. Siddi ha confermato l’intenzione di ricorrere alla Corte europea di giustizia, a Strasburgo, nel caso il provvedimento divenisse legge.

 Il segretario della Fnsi ha ricordato che «un anno è stata La Gazzetta del Mezzogiorno a prendere l’iniziativa di segnalare ai lettori gli articoli che sarebbero stati a rischio di pubblicazione se fosse entrata in vigore la legge sulle intercettazioni». Un‘ iniziativa che è stata poi ripresa da altri quotidiani tra cui «La Repubblica».

Il direttore della «Gazzetta», Carlo Bollino ha sottolineato che «questa legge non solo impedisce ai cittadini di essere informati, ma mette a rischio anche il loro diritto di informare. Gli emendamenti di cui si discute in Parlamento mettono il bavaglio al web e quindi anche al contributo degli utenti attraverso i video e i blogger».

Per il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, la nuova legge, «non ha come scopo di scongiurare gli abusi nella pubblicazione dei testi delle intercettazione, ma esprime una insofferenza per la libertà di stampa che dovrebbe preoccupare tutti».

Per De Bortoli se il vero obiettivo fosse «quello di tutelare la privacy allora le parti coinvolte nei procedimenti giudiziari potrebbero accordarsi sul non depositare negli atti i passaggi delle intercettazioni non rilevanti ai fini del procedimento». Ezio Mauro, direttore di Repubblica parla di una norma «irragionevole e irrazionale, che cozza con i principi della libertà di stampa: non è vero che siamo tutti intercettati (nel 2009 le intercettazioni sono diminuite rispetto al 2008 e il loro costo è sceso).

 Il cittadino normale non ha nulla da temere. Noi difendiamo un dovere. Utilizzeremo tutti gli strumenti per permettere ai cittadini di continuare essere informati», dice.

Mario Calabresi, direttore de La Stampa, ritiene che il ddl «cambia i rapporti di forza nelle aziende editoriali». E spiega «c’è una sorta di ricatto: si punta a far fare da museruola agli editori. La legge è congeniata in un modo tale che ora è difficile trovare un punto di mediazione». Luigi Contu direttore dell’Ansa, definisce il ddl «sbagliato e pericoloso», anche se non crede che «riusciremo a vincere questa battaglia perchè non ho fiducia nella classe politica e voglio ricordare che questo è un provvedimento che viene da lontano». Per il direttore dell’Asca, Gianfranco Astori: «Si punta a tenere sotto controllo il flusso delle informazioni: voglio evidenziare che è un problema che non riguarda solo la nostra categoria ma mette a rischio i principi della libertà d’informazione del nostro Paese».

Fonte: GdM

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