Venerdì 2 luglio, alle ore 19.30, presso la Masseria Torre Nova, nel Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio-Palude del Capitano, il Comune di Nardò e l’Università del Salento, insieme  alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, presentano il programma di ricerche archeologiche e valorizzazione del territorio, avviato con successo da alcuni anni, che gode attualmente del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia.

La Soprintendenza per i Beni Archeologici  esporrà i risultati delle indagini condotte in ambito urbano e l’architetto Giancarlo De Pascalis presenterà  i risultati del progetto Itineretum, finanziato con i fondi europei del programma Interreg Grecia/Italia e finalizzato alla promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico del territorio di Nardò. Rita Auriemma (Dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento) illustrerà i risultati preliminari delle campagne di scavo 2008 e 2010 sul sito archeologico di Frascone e delle prospezioni subacquee nelle acque del Comune.
Sabato  3 luglio, ore 9-12, 17-19, lo scavo del sito di Frascone ed il laboratorio di Masseria Torre Nova saranno aperti al pubblico; parallelamente avrà luogo “Piccoli archeologi crescono”, attività di archeologia sperimentale destinata ai bambini, a cura del Museo Archeologico dei ragazzi (Maria Laura Spano, Carmen Tarantino, Vittorio Marras).
Gli eventi sono stati organizzati anche con il sostegno della Marina di S. Caterina e del diving Costa del Sud di S. Caterina.
Ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente Gustavo Petolicchio: “Corre l’obbligo di ringraziare la Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia per l’attenzione dimostrata verso questo importante progetto che il Comune di Nardò, ed in particolare il Settore Ambiente, ha avviato nel 2008 con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica della Puglia e che sta portando avanti con il contributo prezioso della prof.ssa Auriemma dell’Università del Salento. Il nostro impegno è indirizzato a che questa iniziativa sia soltanto il punto di partenza di un progetto più ampio di valorizzazione delle ricchezze archeologiche del parco che contiamo di attivare con l’utilizzazione di fondi comunitari”.

Segue breve scheda tecnica degli interventi relativi al sito del Frascone
 
SCHEDA TECNICA

Gli scavi archeologici a Frascone sono stati avviati con lo scopo di valutare la potenzialità archeologica del sito e di definirne tipologia e cronologia.
L’area era già nota per l’affioramento alcune evidenze a terra e il rinvenimento fortuito di materiale archeologico nelle acque dell’insenatura.
Sulla base della sequenza stratigrafica e dei ritrovamenti effettuati, si è in grado di riconoscere almeno tre fasi di frequentazione del sito. In realtà, gli strati inferiori, quasi a contatto con il banco roccioso, sui quali si imposta l’insediamento più antico, restituiscono materiali che risalgono ad epoche precedenti..
La prima sistemazione edilizia dell’area è rappresentata da un edificio con muri in opera quadrata, riferibile ad età repubblicana, a partire dal II sec. a.C., come sembrerebbero provare sia i reperti ceramici che quelli numismatici; infatti, nel cavo di fondazione della struttura muraria più conservata si è rinvenuto un unguentario contenente monete d’argento del II sec. a.C.
In età tardo-imperiale, durante la seconda metà del III sec. d.C.,  viene edificato un impianto articolato in una serie di ambienti affiancati, realizzati in tecnica  “povera”, forse un villaggio dedito ad attività legate al mare, in generale, e alla pesca in particolare, come dimostrano i numerosissimi pesi da rete in ceramica e in piombo, gli ami in bronzo, i chiodi a sezione quadrata della carpenteria navale, gli aghi da rete, ecc. Il carattere utilitaristico, manifatturiero dell’insediamento è suggerito anche dalla cospicua presenza di ceramica comune, mentre i resti ittici e malacologici sembrano alludere ad attività di trasformazione/lavorazione del pescato, per esempio la produzione di conserve di pesce.
L’ultima fase, la più recente, giungerebbe fino al VI sec. d.C.
Date le dimensioni ridotte dell’insenatura e l’assenza di strutture di carattere portuale, come confermano le ricognizioni subacquee, è pensabile che il profilo costiero sia stato profondamente modificato; non è escluso che il modesto pianoro su cui insistono le strutture fiancheggiasse in antico un’insenatura ben più pronunciata, dove poteva essere ubicato l’approdo di servizio per imbarcazioni di modeste dimensioni, che venivano alate sulla spiaggia stessa.
Si recupera così un’ulteriore “maglia” delle rete di insediamenti costieri che in età tardoantica punteggia  la costa  ionica (v. per esempio il vicino sito di S. Maria al Bagno); anche l’insediamento di Frascone potrebbe rispondere – per la sua evidente “vocazione” marittima e per la sua posizione – alla seducente quanto nebulosa identificazione con l’empurium Nauna (lo scalo della romana Neretum, odierna Nardò) menzionato in una celebre iscrizione rinvenuta a Nardò, e che era probabilmente ubicato lungo la costa tra Torre S. Isidoro e Gallipoli.

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