Sono tante le realtà scese in Piazza Navona,il primo luglio, per protestare contro il ddl intercettazioni insieme alla Federazione nazionale della stampa e ai giornalisti di diverse testate: dal popolo delle agende rosse al popolo viola. Mentre i viola, abbigliati con parrucche vistose, espongono cartelli con su scritto ‘difendi l’articolo 21’, Francesco, dallo stand delle agende rosse, spiega: “la censura dell’informazione ha impedito all’agenda rossa di Paolo Borsellino di uscire, e insieme a lei alla verità di emergere. Oggi siamo in piazza per opporci duramente a una nuova, durissima censura”.
SAVIANO: NO ALLA PRIVACY DEI MALAFFARI – “Questa legge ha l’unico scopo di impedire di conoscere quello che sta accadendo. Di difendere la privacy degli affari. Anzi, dei malaffari”: lo ha detto Roberto Saviano dal palco della manifestazione a piazza Navona.
ESAME DDL SENATO DOPO L’ESTATE – L’esame del ddl sulle intercettazioni “si farà in Senato comunque dopo l’estate”. Lo dice il presidente del Senato, Renato Schifani, a margine della festa dell’Indipendenza organizzata dall’ambasciata americana a Roma. Schifani ha spiegato che per un esame prima della pausa estiva “non ci sono i tempi tecnici”.
NAPOLITANO, PUNTI CRITICI SONO CHIARI – “I punti critici della legge sulle intercettazioni nel testo approvata dal Senato risultano chiaramente”, ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla manifestazione di protesta dei giornalisti in corso a Roma. Ha aggiunto che il Quirinale non ha il compito di formulare modifiche e che si riserva una valutazione finale nell’ambito delle prerogative proprie del Capo dello Stato. Giorgio Napolitano ammette che la sua esortazione alle forze politiche a concentrarsi nell’esame e nell’elaborazione della manovra economica non sono state ascoltate. Lo ha ammesso con amarezza durante la conferenza stampa al termine della visita di Stato a Malta. “Anche senza essere monsignor De la Palisse, è evidente che quel consiglio – ha detto – non è stato ascoltato nel momento in cui sono state prese determinate decisioni a maggioranza nella Commissione dei capigruppo. Io non ho l’abitudine di tornare mai sui consigli dati né di esprimere alcun giudizio per dire se siano stati seguiti o sul perché non sono stati seguiti”.
FINI, DOPO GRASSO URGE RIFLESSIONE – “Io non ho interesse a fare il controcanto ma su alcune questioni non faccio finta di non vedere. Dopo le parole del procuratore Grasso serve una riflessione sul ddl intercettazioni. Se si è in buona fede le soluzioni si trovano, sennò non accetto che non si possa contestare una decisione già presa”. E’ la presa di posizione che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, prende in uno scontro con il ministro Sandro Bondi in occasione della presentazione della rivista di politica.
LA SORELLA DI CUCCHI A FINI: GRAZIE PER IMPEGNO – “Caro Presidente Fini, non ho parole per ringraziarla per quanto ha fatto finora per noi e per la libertà d’informazione. Per tutti quelli che come noi sono costretti a dover dimostrare le proprie ragioni con l’unico mezzo che hanno: parlarne. Oggi so che se non lo avessimo fatto quella di mio fratello Stefano sarebbe rimasta la morte di un detenuto, per di più tossicodipendente, avvenuta per cause naturali”. E’ quanto scrive in una lettera Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra di 31 anni deceduto il 22 ottobre scorso nell’ospedale Sandro Pertini, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga. “Sa cosa ho scoperto grazie – scrive – a quelle intercettazioni che ora vorrebbero limitare? Uno degli indagati, cioé una delle persone per le quali si profila il reato di aver avuto in qualche modo a che fare con la morte di mio fratello, si è riferito a lui definendolo ‘tossico di merda’. Questo dopo che le circostanze della sua morte erano state rese pubbliche e quindi anche la persona in questione aveva potuto vedere le condizioni atroci in cui Stefano ha smesso di vivere. Senza alcun rispetto per la vita umana e per il dolore di una famiglia. E sa qual è la cosa ancora più grave? Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, è stata querelata dal suo primo pm per aver pubblicato nel suo blog il racconto di quando mi sfogai con lei dicendole quello che avevo appena appreso. Lo trovo assurdo, ma d’altra parte quando vedo che un pm indaga contro il legale di Lucia Uva anziché per scoprire la verità sulla morte terribile di suo fratello Giuseppe, non mi meraviglio più di niente. Io continuo ad andare avanti nella mia difficile ricerca di verità, consapevole di essere nel giusto, e non posso non pensare che se il mio avvocato non mi avesse suggerito di far scattare le foto che dimostrano come era ridotto il corpo di mio fratello oggi piangerei non solo per la sua morte – conclude Ilaria Cucchi – ma anche per non aver potuto far nulla per restituirgli dignità”.
Il testo del ddl sulle intercettazioni telefoniche arriverà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l’esame della manovra economica. Lo ha deciso la conferenza dei capogruppo di Montecitorio.
La decisione di calendarizzare il ddl intercettazioni alla fine di luglio è stata assunta dalla presidenza della Camera davanti alla richiesta dei gruppi di maggioranza ed al no dell’opposizione. I tempi non saranno contingentati trattandosi di primo calendario. “Questo vuol dire – spiega il capogruppo del Pd Dario Franceschini – che il testo non verrà assolutamente votato a luglio ma che sarà necessario arrivare alla prima settimana di agosto. E’ una cosa non logica: serve solo a comprimere l’esame della manovra per un testo che comunque sarà modificato e dovrà tornare al Senato. Insomma, è una forzatura sbagliata”. E dall’Udc Michele Vietti lancia un appello al Pdl: “fare una questione di puntiglio significa far spegnere la voglia di dialogare anche in chi quella voglia ha sempre dimostrato di averla”. Ma la maggioranza respinge l’accusa al mittente. “Nessuna prova di forza ed è assolutamente improprio parlare di forzature”, spiega il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. “Quel testo – sostiene – è stato 14 mesi alla Camera, poi parecchi mesi al senato e ora torna in terza lettura e in commissione si stanno facendo pure le audizioni. Andare a chiuderne l’esame entro la prima settimana di agosto è nell’ordine delle cose”.
BOSSI, TROVEREMO LA MEDIAZIONE – “Troveremo la mediazione” fra le esigenze della gente di non essere intercettata e quelle della magistratura di indagare. Lo ha promesso Umberto Bossi, ministro delle Riforme e segretario della Lega Nord, a margine della firma di patti per la sicurezza a Varese. “La gente – ha risposto Bossi ai giornalisti – non ci tiene ad essere intercettata mentre in alcuni casi è chiaro che la magistratura deve poter intercettare ma non su tutto e su tutti: si deve trovare la via, la mediazione, e la troveremo”.
FINI, IRRAGIONEVOLE TESTO A LUGLIO – Calendarizzare a fine luglio di ddl sulle intercettazioni ”e’ irragionevole”, visto che il voto finale e’ probabile che finisca comunque a settembre, considerato che alla Camera probabilmente ci saranno modifiche. E’ quanto avrebbe detto dopo la riunione dei capigruppo della Camera il presidente della Camera Gianfranco Fini, ribadendo che mettere in calendario quel testo a fine luglio ”e’ solo un puntiglio”. Tuttavia, ha precisato Fini secondo quanto viene riferito da chi era presente alla conversazione, questo ragionamento politico non lo autorizzava a mettere il testo direttamente nel calendario di settembre: facendolo sarebbe, infatti, ”venuto meno al proprio dovere istituzionale” visto che la maggioranza dei gruppi chiedeva l’esame del testo a luglio.
BERSANI: DAREMO BATTAGLIA, FINI SIA COERENTE – ”Un ulteriore gesto di arroganza che sfida la coscienza civile di questo paese. Saranno giornate molto calde nelle quali combatteremo con tutto l’impegno e nelle quali chiediamo gesti di coerenza a chi nella maggioranza ha sollevato fondate obiezioni a norme che vanno contro la legalita’ e le liberta”. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, critica la calendarizzazione a fine luglio del ddl intercettazioni e fa un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
“TUTELARE PRIVACY, BASTA ECCESSI” – Nel giorno in cui la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio fissa entro la fine di luglio l’esame del ddl intercettazioni in Aula, il presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo aver criticato questa accelerazione dei tempi, spiega come sia necessaria una legge che tuteli la privacy dei cittadini. E lo fa intervenendo alla presentazione della relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali nella sala della Lupa di Montecitorio. “Gli eccessi che causano la prevalenza del diritto all’informazione su quello della privacy devono spingerci a trovare una soluzione diversa da quella di coloro che pensano che il contemperamento tra il diritto alla riservatezza e le esigenze della sicurezza, della legalità e dell’informazione possa scaturire spontaneamente”. “Una cosa, infatti – aggiunge – è sostenere che una legge possa essere formulata diversamente e meglio, tutt’altra cosa é, invece, accettare che il costo morale e materiale della sicurezza possa essere pagato da quanti alla fine potrebbero essere riconosciuti come innocenti”. Se si considerano i due diritti, quello alla sicurezza e quello alla privacy “come fattori antitetici” e in contrapposizione tra loro, prosegue Fini, si rischia di dimenticare come la sicurezza “non debba essere concepita come un bene assoluto, quanto piuttosto come uno strumento al servizio dei diritti e delle libertà secondo un rapporto funzionale di complementarietà”.
PIZZETTI, ALLARME LIBERTA’ E SANZIONI – E’ giustificato l’allarme per i limiti alla libertà di stampa posti dal ddl sulle intercettazioni, che sposta il punto di equilibrio tutto a favore della riservatezza. Il Garante per la privacy, Francesco Pizzetti, lancia il suo monito alla Camera proprio mentre la maggioranza accelera sul provvedimento, fissandone l’approdo in Aula per il 29 luglio, e alla vigilia della mobilitazione indetta per domani dalla Federazione nazionale della stampa che parla di “atto di forza” a Montecitorio e conferma la giornata di silenzio dell’informazione del 9 luglio.
Il ddl Alfano, sottolinea Pizzetti nella Relazione annuale al Parlamento, alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini, pone limiti ‘a priori’ solo alla pubblicazione delle intercettazioni, proprio in nome della privacy, spostando “il cursore tutto a favore dei limiti alla conoscibilità e quindi della riservatezza”. Una “scelta impegnativa”, che “può giustificare che da molte parti si affermi che, così facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa”. Nel mirino del Garante anche le sanzioni a carico degli editori, che “comportano necessariamente un loro maggiore intervento rispetto alla pubblicazione delle notizie”.
Fonte: Ansa