Un’estate fondamentale per l’industria delle fonti rinnovabili d’energia, e in modo più evidente per il segmento dell’energia ricavata dal sole.

 Nelle settimane scorse il lavoro di elaborazione durato mesi è riuscito a concentrarsi in un gruppo di leggi e di documenti che sono il cardine del mercato. A cominciare dal nuovo conto energia per il segmento fotovoltaico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale questa settimana, che parla di arrivare fra tre anni a 3.500 megawatt istallati, mentre il piano nazionale d’azione che il governo ha appena presentato alla Commissione Ue delinea un programma strategico di 8mila megawatt al 2020.

 Il conto energia fissa gli incentivi che incassa chi produce corrente usando i pannelli al silicio, e ogni tre anni va adeguato. Da gennaio partirà la terza edizione, dopo il “primo contro energia” e il “nuovo conto energia”. «Finalmente l’industria fotovoltaica ha certezze per tre anni», commenta Marco Pigni, direttore dell’Aper, l’associazione dei produttori di energia rinnovabile. Un settore in espansione e che oggi appare come il più attivo in Europa. Oggi, secondo i dati del Gestore dei servizi elettrici, ci sono centrali solari per 1.400 megawatt – di cui circa 1.200 installati negli ultimi tre anni, si veda la tabella a fianco – pari a 9mila impianti. Gli incentivi, decisamente appetitosi, con il nuovo sistema dall’anno venturo scenderanno.

 Nel 2011 ci sarà una riduzione nell’ordine del 15% per le grandi centrali solari e tagli di circa il 4% l’anno nel 2012 e nel 2013. Più modesta la riduzione per i piccoli impianti, come quelli domestici. Il sussidio, beninteso, non scenderà per chi ha già messo l’impianto solare quest’anno e per chi, completati i lavori, dovrà attendere anche i primi sei mesi dell’anno prossimo per completare l’allacciamento alla rete. Il conto energia si riduce solamente per quanto viene costruito a partire dall’anno venturo.

Il ribasso dell’incentivo è legato al costo d’acquisto dei pannelli. Oggi costano meno di qualche anno fa, e quindi l’incentivo è eccessivo. Ma anche con la riduzione del conto energia, gli investimenti restano interessanti. Diverse aziende del settore confermano che i margini consentiti dalle tariffe dopo la sforbiciatura al sussidio rimarranno tra i più attraenti d’Europa. Quest’anno poi gli incassi sono ancora più appetitosi, visto che i sussidi non sono ancora stati tagliati ma il costo dei pannelli solari è diventato ragionevole.

Il divario tra incentivi 2010 (prima della limatura) e costo dei pannelli (sceso nel corso degli anni) sta producendo un effetto indiretto sul mercato. Ha fermato la discesa dei prezzi. Infatti moltissimi investitori hanno accelerato le prenotazioni e gli acquisti di impianti fotovoltaici prima che con il 2010 si chiuda questa fase di incentivi più succosi.

 La domanda corre, ma l’offerta no. Come dicono le regole del mercato, ciò si riflette sui prezzi. «Per i prossimi tre anni il conto energia prevede di incentivare il settore fotovoltaico fino a 3mila megawatt; sono stati introdotti gli incentivi per altri 200 megawatt per il fotovoltaico a concentrazione (aumenta il rendimento del silicio concentrando la luce sulle celle solari tramite specchi) – specifica Pigni dell’Aper – e altri 300 megawatt per il fotovoltaico più innovativo, come le facciate solari o le finestre fotovoltaiche».

La distribuzione degli impianti fotovoltaici vede in testa le grandi regioni dell’alta Italia (a cominciare dalla Lombardia, con circa il 16% delle istallazioni, seguita da Emilia-Romagna e Veneto) e del Mezzogiorno (Puglia e Sicilia in testa). Con una differenza sostanziale però nella distribuzione. Gli impianti del Nord sono di taglia piccola, domestica o aziendale. Le villette della pianura padana, i capannoni degli stabilimenti artigiani, sono spesso dotati dei pannelli fotovoltaici sul tetto. Servono anche per dare energia direttamente in casa. Al contrario nel Sud, dove l’irraggiamento del sole dovrebbe favorire i pannelli domestici, i piccoli impianti sono sporadici mentre vi si concentrano le grandi centrali industriali decise dagli investitori finanziari e dai fondi: i terreni costano meno e il sole più cocente rende più interessante l’investimento.

 Così la Puglia è in testa in termini di produzione di elettricità solare, quasi il 15% dei chilowattora fotovoltaici prodotti in Italia. In prospettiva strategica, dopo il boom degli impianti piccoli e piccolissimi avvenuto con l’esordio degli incentivi, e dopo i grandi investimenti sugli impianti industriali degli ultimi due anni, con ogni probabilità nei prossimi anni cresceranno ancora le grandi centrali (soprattutto nel Mezzogiorno) finché saranno sostenute dall’accettabilità sociale, ma ci sarà un momento in cui cominceranno a diventare insistenti le proteste contro le aree agricole sostituite da vaste superfici vetrate.

 

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Fonte: Ilsole24ore

 

 

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