A parlare con tutta onestà, sono molto contenta. So che ci sarà (o c’è già) chi vorrà fare le pulci a chi oggi era in piazza, ma personalmente mi ritengo contenta.
Non ho la minima idea di quante persone ci fossero. Non azzardo stime, non sono brava a darle. Tante, di sicuro. E questo, secondo me, è bellissimo. Trovo ancora più bello il fatto che per due ore, tutte queste persone abbiano deciso di abbandonare le loro occupazioni per dimostrare, con la propria pesantissima presenza, che si è uniti nel dissenso.
Non c’è stata una sola bandiera, non c’è stata una sola rivendicazione di appartenenza. Certo, alcune persone sono attive in politica e sono facilmente collocabili, ma oggi si è stati in piazza come cittadini. Cittadini stufi. Cittadini stufi, con nome, faccia e cognome. Non simboli, facce. Facce di persone che pur venendo da idee e schieramenti differenti, si sono abbracciate e salutate come fosse arrivata la Liberazione.
Sono sicura che partirà, se non è già partita, la lotteria del “quanti eravamo?”. Tanti, eravamo, per un qualcosa partito da una chiacchierata tra amici e diffusa col passaparola. Io credo che se fossimo stati anche solo in cinque, non ci sarebbe da dormire sonni tranquilli, perché cinque cittadini scontenti che decidono di manifestare pacificamente il proprio dissenso, pesano ognuno come un macigno sulla coscienza di chi amministra. Se invece di cinque sono cento, è chiaro che c’è un problema. Se sono cento e tutti giovani o giovanissimi, il problema è grosso.
Perché la cosa che mi ha colpita, è stata l’età media di chi oggi era davanti al comune a protestare. C’era un ragazzino di tredici, quattordici anni, che si è fatto accompagnare lì dalla mamma, l’ho visto io. Ventenni, trentenni, quarantenni. Tantissimi. La fascia pulita della popolazione, quella che ancora crede, quella che ancora pensa che ci sia spazio per una politica pulita, vissuta, apprezzata, era lì.
Io non ho mai visto, a Nardò, tanta gente scendere in piazza per qualcosa spontaneamente. Non ho mai visto tante persone, a Nardò, mettere da parte la politica dell’orticello, per dire “sono qui, sono cittadino, non sono contento e lo voglio far vedere”.
Di questo, io mi preoccuperei. Perché se tante persone, e soprattutto tante persone giovani sono pronte a mettere la faccia in piazza per dire “a me così non piace”, allora il meccanismo, lassù nelle stanze, non funziona. Mi preoccuperei, invece di pensare se c’erano dieci, cento, mille persone, di indagare e chiedermi cosa abbia spinto queste persone che per età e cervello sono la linfa di Nardò a spendere un po’ del loro tempo e del loro impegno per dissentire.
A chi ritiene che l’incontro di oggi non sia servito a nulla, rispondo rubando parole non mie. “Il popolo fa la sua mossa, poi subito si scioglie, ritorna ad essere folla di persone. Corrono ai fatti loro ma più spiritosi, perchè le rivolte fanno bene all’ umore di chi le fa. (Erri De Luca)”. Abbiamo smosso un po’ di coscienze, e questo per me è un risultato gigante.
Un’ultima nota, per rispondere a chi credeva quella di oggi una manifestazione guidata da un burattinaio oscuro. La trasversalità e l’ampia non collocabilità delle persone presenti, possono tranquillamente valere come risposta. Così come, la presenza allegra, pacifica e silenziosa di oggi di tante persone, valga come risposta a chi ha insinuato che chi dissente in maniera aperta e non è abituato sempre a chinare il capo, sia un facinoroso. Ultimissimo pensiero, infine, a chi mi ha accusata di anonimato. Non sono abituata ad essere anonima, non sono abituata a non mettere la faccia. Ho un nome e cognome e non ho certo paura di espormi. Io.
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