Da cittadina sono rimasta felicemente sorpresa di come ultimamente la popolazione di Nardò si sia finalmente risvegliata dal torpore  e abbia deciso di dire la sua su temi di interesse comune anche piuttosto scottanti e troppo spesso volontariamente trascurati e tenuti nell’ombra.

La cosa che però mi ha sorpresa di meno è stato il cavalcare l’onda da parte dei personaggi in vista, che hanno sfruttato un malcontento generale (più che giustificato) per iniziare la nuova campagna elettorale. Infatti lo scorso sabato si è tenuta a Nardò una manifestazione con tanto di corteo e slogan contro la prossima chiusura dell’ospedale cittadino.

Reputo normale e inevitabile il rimbalzarsi le responsabilità di una tale situazione, soprattutto in clima elettorale quando ogni cosa è lecita, ma, parlandone onestamente, cosa potrebbe fare in modo che l’ospedale rimanga aperto? Nardò sta pagando 40 anni di una politica che non ha mai puntato sull’investimento o sullo sviluppo, le condizioni della struttura non sono delle migliori, e quello che rendeva efficienti i reparti che potevano essere considerati di spicco (facendo l’esempio di ostetricia e ginecologia e di ortopedia) non erano la presenza di sale operatorie attrezzate o all’avanguardia, ma il lavoro del personale medico presente all’epoca.
Oggi invece dobbiamo confrontarci con una realtà ben diversa: la struttura non è in condizioni da considerarsi delle migliori, i tagli hanno ridotto il personale al minimo, al punto che un infermiere o medico non può saltare un turno nemmeno per il motivo più serio di questo mondo.

Non dico di essere felice che un centro con più di 35 mila abitanti e con un’estensione che la rende primo comune della provincia di Lecce rimanga senza ospedale, ma arrivati a questa situazione (e potrà sembrare paradossale) sarebbe meglio chiuderlo, e indirizzare le energie su un progetto concreto e facilmente realizzabile, infatti la somma per modernizzare la struttura sarebbe esorbitante e non si può sperare in un miracolo visti i tagli del nostro governo nazionale proviamo ad immaginare ad esempio la creazione di una rete efficiente di sportelli ambulatoriali e di ascolto: la valorizzazione del consultorio familiare, la creazione di un laboratorio analisi moderno, la possibilità concreta per i  cittadini di fare controlli di routine o visite senza doversi necessariamente spostare.

L’unico esempio che a me viene in mente è quello che ho sperimentato meno di tre anni fa quando aspettavo il mio bambino: chi come me ha affrontato una gravidanza dopo il 2002 ricorderà quanto è stato spiacevole spostarsi continuamente per una semplice ecografia di controllo, o per esami tipo il tritest.
Perché non puntare al sostegno di progetti come quello della prevenzione? Perché sottovalutare l’importanza degli sportelli di ascolto? Sono quelli che possono veramente aiutare una persona ad affrontare i disturbi più frequenti, possono indirizzare il cittadino verso lo specialista più adatto ai suoi problemi. 

Per concludere vorrei parlare a tutti coloro che come sindaci o consiglieri o quello che è voglio candidarsi alle prossime amministrative: vogliamo un programma mirato! Ce ne frega ben poco del teatrino fatto di belle parole e di accuse reciproche, vogliamo programmi concreti, facili da leggere, non promesse campate in aria, risposte serie alle perplessità di una cittadinanza che non è più disposta ad assecondare spettacoli di piazza seguiti poi dal nulla più totale.

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