Se…Renata fosse ancora viva, avrei tanto voluto conoscerla.Se…Renata fosse ancora viva, chissà ora come sarebbe la mia città. Se…Renata avesse potuto vederlo, avrebbe apprezzato la semplicità e la schiettezza dello spettacolo in suo onore.
Erano questi i miei pensieri ieri sera, mentre ero a teatro a vedere la compagnia La Calandra. In un’ora e mezza tre voci, tre diversi punti di vista, hanno raccontato di Renata Fonte e di quel 31 marzo 1984.
Sul palco la figura carismatica e profonda dell’amica che, attraverso una serie di ricordi, racconta della Renata madre, moglie, di una donna cocciuta che nonostante quella sera avesse decimi di febbre si è recata all’insolito consiglio comunale, solo ed esclusivamente per adempiere al suo ruolo. A lei si intrecciava la voce di una parrucchiera, una confidente, colei che ascolta un pò qua e un pò là e racconta così a bruciapelo quelle che sono le dicerie. Accanto a queste due donne, c’è un carabiniere, che ha lo spinoso compito di capire, di trovarsi di fronte agli assassini e di ricostruire la vicenda.
Il tutto immerso in una semplice scenografia: un pannello sul quale scorrono tante immagini e un intenso gioco di luci e suoni.
Un enorme applauso ai tre “maghi”, a coloro che mi hanno fatto venire i brividi: a Federico della Ducata, il carabiniere, a Federica De Prezzo, la parrucchiera ed infine a Miryam Mariano, l’amica.
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