Era l’aprile del 1821 quando presero avvio i moti costituzionali piemontesi, ad Alessandria si passò dal piano della cospirazione a quello dell’azione.

L’ironia della sorte vuole che oggi il Governatore di quella regione sia un esponente di un movimento anti-costituzionale.
Stiamo vivendo un momento storico, politico e culturale molto complesso, nel quale le celebrazioni del 150° Anniversario dell’unità italiana rischiano di diventare un rancoroso atto di accusa contro l’unità e l’identità nazionale. Quando Giuseppe Garibaldi il 19 agosto 1860 sbarcò in Calabria, a Reggio Calabria trovò moltissimi cittadini pronti a battersi al suo fianco con un unico obiettivo, costruire uno Stato unitario, libero ed indipendente. Nelle trincee da nord a sud del paese, milioni di italiani si trovarono a vivere le stesse vicende, le stesse emozioni e le medesime delusioni, caddero in quel momento tutte quelle barriere ideologiche, geografiche per innalzare un’unica bandiera, quella della solidarietà e dell’omogeneità che permise quel processo di nazionalizzazione che proseguì attraverso la modernizzazione senza libertà durante il Fascismo  per concludersi nel dopoguerra dove si sviluppò una nuova idea di nazione fondata sulla partecipazione politica.
Questo lungo processo che partiva da un’idea di Nazione contribuì ad affratellare un popolo facendolo diventare una sola Nazione, l’Italia.
Oggi più di ieri, si assiste ad intriganti amministratori locali che si permettono di contestare la Capitale, i caduti in giovane età di ogni parte d’Italia. Si suona spesso allo sfascio, alla confusione, che però ha altri fini. Infatti una volta demolita l’idea di stato unitario, del Risorgimento, cosa resterebbe? L’odio nazionale, polentoni contro terroni, celti contro romani.

I continui attacchi all’Unità, al Tricolore, ai padri della Patria, alla Nazionale di calcio sono episodi che da troppo tempo riecheggiano nelle nostre orecchie.
Gli italiani hanno bisogno di trovare la fiducia, di credere in persone oneste per non assistere ad un paese in caduta libera.
Come qualcuno ci ricorda, oggi c’è bisogno più che mai di una “generazione di ribelli”  capace di ricomporre un’identità nazionale, una purezza di intenti, una generazione che può far propria la speranza e la lotta di  quei tanti uomini che durante il Risorgimento hanno provato, hanno creduto che occorresse lasciare un esempio.
Per tutte queste ragioni, alla vigilia dei festeggiameni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, auspico che vengano ripercorsi tutti i passaggi della nostra democrazia, le grandi conquiste civili, dalle libertà costituzionali all’ingresso nella casa comune europea  nella quale poter desiderare di rimanere a testa alta.
Non si tratta allora di celebrare solo gli eroi del passato, i grandi risultati raggiunti, ma cercare di comprenderne la complessità, in modo da rinsaldare una nuova unità che sappia guardare lontano, non frantumata tra persone che non sanno più il motivo dello stare insieme, perché altrimenti si rischia  di sprofondare in una guerra di tutti contro tutti che ci allontanerebbe dall’Europa e dal mondo civille al quale l’Italia appartiene.

 

Fonte: http://storiadiierioggidomani.blogspot.com/2010/12/riflessioni-150-anni-dellunita-ditalia.html

 

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