Il 17 marzo l’Italia unita compirà un secolo e mezzo di vita. La ricorrenza sarà celebrata con la massima solennità da Giorgio Napolitano che annette grande importanza a queste manifestazioni.

 Non a caso il presidente della Repubblica riprende la sua attività pubblica dopo la pausa natalizia a Reggio Emilia, una delle città simbolo dell’unificazione. Qui nel 1797 nacque il Tricolore, emblema della Repubblica Cispadana adottato dal movimento risorgimentale e divenuto poi bandiera dello Stato unitario.

Il presidente della Repubblica partecipà oggi all’annuale Giornata del Tricolore e consegnerà una copia della bandiera storica a ognuno dei sindaci delle città che dal 1871 sono state capitali d’Italia: Torino, Firenze, Roma. In mattinata, nel capoluogo emiliano pavesato con 150 bandiere riprodotte in grandi stendardi ed esposte lungo sei chilometri di strade cittadine, Napolitano incontra le autorità locali e pronuncerà un discorso.

Nel pomeriggio visiterà il Museo Cervi di Gattatico, che ricorda i sette figli di Alcide Cervi, contadini impegnati attivamente, insieme al padre, nella lotta partigiana e nell’assistenza ai prigionieri sovietici evasi dai campi di prigionia. I sette fratelli furono fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943. Il Museo, che ospita l’Istituto Cervi e l’Archivio Emilio Sereni, è uno dei luoghi simbolo della nostra storia che Napolitano indica per celebrare in modo non retorico il 150.mo.

La visita di Napolitano in Emilia proseguirà domani mattina al Teatro Diego Fabbri di Forlì, dove il capo dello Stato inconterà gli amministratori locali, e si concluderà sabato pomeriggio a Ravenna al Teatro Alighieri e in comune dove è previso un omaggio a Benigno Zaccagnini (segretario della Democrazia Cristiana dal 1975 al 1980, scomparso nel 1989) e ad Arrigo Boldrini (1915-2008), mitico comandante partigiano «Bulow», fondatore e segretario dell’ANPI dal 1947. Il significato di queste tappe è illustrato dal messaggio di fine anno di Napolitano. «Non possiamo come Nazione – ha detto – pensare il futuro senza memoria e coscienza del passato.

 Ci serve, ci aiuta, ripercorrere nelle sue asprezze e contraddizioni il cammino che ci portò nel 1861 a diventare Stato nazionale unitario, ed egualmente il cammino che abbiamo successivamente battuto, anche fra tragedie sanguinose ed eventi altamente drammatici. Vogliamo e possiamo recuperare innanzitutto la generosità e la grandezza del moto unitario: e penso in particolare a una sua componente decisiva, quella dei volontari».

Napolitano ha invitato a ricordare «i giovani e giovanissimi combattenti ed eroi che risposero, anche sacrificando la vita, agli appelli per la libertà e l’Unità dell’Italia». Bisogna ricordarli «per trarne ispirazione, per ricavarne fiducia nelle virtù degli italiani, nel loro senso del dovere comune e dell’unità, e nella forza degli ideali».

 Quest’anno, secondo Napolitano, l’Italia ha proprio bisogno di avere fiducia in sè stessa perchè «ci attendono prove molto impegnative». Come ha detto nei giorni scorsi a Napoli, «occorre uno scatto, una mobilitazione. E occorre soprattutto tenere aperta la linea di comunicazione con le generazioni più giovani, i cui problemi sono esattamente quelli del futuro dell’Italia».

Fonte: www.lastampa.it

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