“Un discorso non diplomatico ai diplomatici”. Usa un gioco di parole, il filosofo ed ex presidente del Senato Marcello Pera,

   per riassumere il tono delle dichiarazioni di Benedetto XVI. “Non contiene né consente ambiguità – spiega – e pone un aut aut: o l’Occidente si rende conto che sono in corso due guerre di religione contro il cristianesimo e provvede, o il mondo occidentale è perduto”.

 

Una guerra che sparge sangue in Paesi lontani, e un’altra più strisciante in casa nostra…

Strisciante ma non meno tragica: a due secoli di distanza, l’Europa riprende ad adorare la dea ragione e a riformare i calendari, come ai tempi della Rivoluzione francese. Col miraggio della stessa “liberté” di allora, con lo stesso scopo di sostituire il cristianesimo, e purtroppo con gli stessi mezzi. La guerra interna è più pericolosa, perché questa alimenta l’altra.

Il Papa infatti denuncia come proprio “gli atti discriminatori contro i cristiani siano considerati meno gravi” da parte dei governi.

L’Europa indebolisce se stessa e così dà fiato ai suoi nemici. Il rischio allora non è solo di perdere le radici (cosa che già sta accadendo), ma anche l’identità e la ragion d’essere: combattendo essa stessa una battaglia contro il cristianesimo, non riconosce il pericolo che viene da fuori.

In un’Europa che si dice pluralista, molte legislazioni tentano di imporre “pretesi nuovi diritti” laicisti, contestando ai cristiani anche la possibilità di non adeguarsi.

Benedetto XVI segnala una terribile contraddizione: l’Europa proclama l’universalità dei diritti umani e a parole li difende, ma poi vìola il primo dei diritti inalienabili, che è proprio quello di libertà di coscienza e religiosa.

L’Europa ma anche l’America…

Certamente, anzi, l’America sta diventando una grande Europa, e l’Europa sta diventando un grande Belgio, o un grande Canada, cioè una terra spiritualmente desolata. Gli Stati Uniti oggi corrono lo stesso nostro rischio, anche se lì la società civile resiste meglio, sente ancora il richiamo delle origini. Ma la rapida europeizzazione è preoccupante e l’intero Occidente non è soltanto di fronte a una crisi, la crisi economica che tutti vediamo, ma all’inizio di un declino.

Sempre in nome della tolleranza, molti Paesi bandiscono feste e simboli cristiani, dal Crocifisso al Natale. Per rispetto delle religioni, sopprimiamo la nostra… Gli stessi Tg che mesi fa dissero “oggi per chi crede è Pasqua”, diedero ampiamente conto del Ramadan.

Lo vede? La dea ragione e la riforma dei calendari. Ma menzionare gli altri e cancellare se stessi è il modo più suicida di essere tolleranti: non ci si rende conto che la tolleranza presuppone almeno due interlocutori, un noi e un loro, e se cancelli noi restano solo gli altri. L’anno scorso al Cairo Obama parlò di “contributo dell’islam alla nascita degli Stati Uniti”: una bestialità storica priva di ogni fondamento.

L’attacco ai nostri valori fondanti e alle radici cristiane sembra provenire da più fronti.

Viene da sinistra come da destra. Ricordo solo che un anno fa Fini e Granata firmarono un manifesto in cui sostenevano le “origini pagane dell’Europa”.

C’è un’intolleranza che nega persino l’obiezione di coscienza e la libertà di educazione.

Se il laicismo è vissuto come una vera religione, se la ragione degli uomini è una dea che tutto regola, il medico o il docente che resiste si oppone a un dogma, e per questo va annientato. Il Papa sta dando voce alle minoranze e coraggio a tutti noi, ci dice che la battaglia si può benissimo vincere, a patto di riconoscere con chiarezza che cosa sta accadendo, ma sono desolato: questa chiarezza la trovo in Benedetto XVI e in pochi altri personaggi della cultura, ma molto poco nella classe politica e dell’informazione.

(Tratto da Avvenire)

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