Mi ci portava mio padre appena il pomeriggio si accomodava nella poltrona rossa del tramonto.  L’aria rigida di febbraio appannava le finestre e il cielo terso era attraversato già dai primi bagliori delle stelle. Era l’ora in cui noi ragazzi, finiti i compiti e rientrati dai giochi per la strada, andavamo a tuffarci, impolverati e infreddoliti, nella vasca prorompente di schiuma e acqua calda.

Io attendevo mio padre con il cuore in sussulto e non vedevo l’ora che lui tornasse dal mare per il grande evento. Mi mettevo il vestito nuovo, le scarpe nuove, mi imbacuccavo nella sciarpa e…via, alla festa di San Gregorio!
A piedi, mano nella mano, facevamo tutta la strada che da la Penta, dove c’è la nostra casa, porta alla culonna ti la chiazza… Mentre camminavamo lui mi raccontava, come sempre, e mi regalava le preziose pietre che mi porto nella tasca del cuore: i ricordi, le esperienze, le tradizioni, le tempeste, i viaggi, i sogni, le strade sue e della mamma, l’estero, la Francia con i filari di barbabietole, la Germania con le industrie del vetro, le catene di montaggio. Lui parlava, io contemplavo la sua bellezza.  Così, mano nella mano, racconto dopo racconto, pietra dopo pietra, arrivavamo in via Lata. La sua mano diventava ancora più salda perché il basolato scivoloso e sconnesso poteva farmi inciampare. “Tu sta la iti mo Nardò? Trent’anni fa, qua, non c’era nienti! La gente muria ti la fame all’anguli ti li strade! Nui si ca l’imu ista la miseria!”
Un profumo di zucchero filato ci veniva incontro già nei primi vicoli e si infilava nel naso con la sua invadente dolcezza.

 Profumo di cannella e nuvole di ovatta, morbido cioccolato e montagne di scagliozzi, baracche colorate di giocattoli. Tutto era magico, delizioso, inconfondibilmente neretino. Io ero la piccola principessa arrivata nel paese dei balocchi e papà…il mio principe! Era sbarcato giorni prima, superando un mare agguerrito, proprio lì, lungo le coste di Santa Caterina ed era salito fin lassù, sulla torre dell’Alto dove, prigioniera dei pirati, c’ero io. Mi aveva liberata e insieme, finalmente, eravamo giunti nella piazza più bella del paese. Ad accoglierci, festosa, c’era anche la banda con i suoi tromboni scintillanti e i rintocchi profondi dei tamburi. Che spettacolo memorabile! La cassa armonica, bianca e ricamata, era una di quelle torte golose, decorate ad arte con la panna montata, con il cupolone farcito di ciliegine candite che nei giorni festivi mia madre faceva per coronare il suo prelibato pranzo. Il maestro con la bacchetta uno di quei pupazzetti di pane che lei infornava e sfornava tutto dorato a cena, per farci sorridere e per darci un’immagine fragrante della bontà.

Prima tappa era la cattedrale. Ci entravo in punta di piedi, in silenzio, stupita, curiosa, affascinata.
Il mio principe mi aveva portata nel castello! Facevamo sosta davanti al crocifisso nero, con il dito spezzato (sempre dai pirati…) Poi ci fermavamo più in là, davanti al busto argenteo del patrono. Una faccia levigata e un cappello a palloncino, la croce sulla sommità, la barba luccicante, il braccio con l’oblò di vetro, la reliquia incastonata. Io accendevo una luce e ammiravo sbalordita quel busto di santo e poi il soffitto, le colonne, i capitelli, le tele, le pareti, le epigrafi, le finestre, i colori improvvisi nella penombra. Mio padre mi portava nella cappella dove sono sepolti i vescovi, mi raccontava ti li monaci basiliani che, sbarcati sulle nostre coste, avevano portato dalla loro Terra fino a noi le reliquie del santo illuminatore, vescovo dell’Armenia, ti li papiceddhi e ti bunsignore, della processione per le vie di Nardò quando no chiuia, quandu li campagne eranu bruciate pi lu sole e il popolo, devoto, venerava il santo soccorritore, ne portava in cammino la statua, per i percorsi tortuosi della vita, per i sentieri impervi delle proprie speranze.

 Io ascoltavo e mi portavo nelle tasche della memoria quelle pietre preziose che erano i suoi ricordi e le leggende, i sapori e i volti, le schegge di cielo e le tradizioni. Nelle tasche del cappotto le caramelline che l’arciprete, puntuale, regalava a me e a tutti i bambini che in quei giorni andavano a salutare il patrono.
Poi lasciavamo la cattedrale per tuffarci nella piazza, gremita di bambini, palloni volanti, stelle filanti. Ci fermavamo davanti alla baracca ti la cupeta e ne mangiavamo dei caldi pezzetti, ambrati, fondenti. Io mi leccavo i baffi e guardavo ammirata la lama che laboriosa avvolgeva le mandorle nel miele.
Mio padre mi portava davanti al sedile cittadino e mi faceva guardare sulla sommità. Quello al centro, tra san Michele arcangelo e San Antonio di Padova,  era San Gregorio, lu santu ti lu terremotu, il quale girandosi con la mano destra verso ponente, aveva bloccato il sisma che altrimenti avrebbe raso al suolo Nardò. Una mitra di pietra sul capo, le dita aperte come uno stop alla distruzione, uno sguardo puntato sulla città. Una presenza solenne dal 1743, l’annu ti lu miraculu!
Non lasciavamo la piazza se io non mi compravo gli scagliozzi e se lui non si fermava alla scapace, pigiata in una tinozza di legno, giallo fluorescente, sapore zafferano, profumata di aceto. Non si tornava a casa se non sparavano i fuochi, se non mi mostrava la chiesa di San Trifone, se non mi leggeva le parole incise sulla fontana del toro, se non mi raccontava la storiella dello zoccolo che, affondando con tenacia in quella mitica zolla, fece zampillare per Nardò la vita sulla cartina geografica del mondo. Non lasciavamo la piazza se non ascoltavamo i brani musicali più famosi della banda e se io non ne indovinavo almeno uno. Che impresa…
In fine,  ammirate per l’ultima volta le stelle oltre la guglia dell’Immacolata, cominciavamo a uscire dalla piazza, ad allontanarci dai luminosi paramenti, dall’odore della festa, dalle note e dai tromboni. La mia mano, piccola e infreddolita, si chiudeva come un minuscolo riccio nella sua, valorosa. Facevamo la strada di ritorno, felici e contenti. Nel sacchetto il cartoccio delle noccioline caramellate per la mamma, rimasta a lavorare. Nella borsetta l’immaginetta del santo da appendere a un chiodo, appena rincasati, potente antidoto contro il sisma, il temporale, le catastrofi in genere.

 Dentro, nell’anima, …un terremoto di gioia: domani, a quella festa, ci andrò con mio figlio!

 

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy. Puoi liberamente fornire, rifiutare o revocare il tuo consenso senza incorrere in limitazioni sostanziali e modificare le tue preferenze relative agli annunci pubblicitari in qualsiasi momento accedendo al pannello delle preferenze pubblicitarie. Dichiari di accettare l'utilizzo di cookie o altri identificatori ovvero di accettare le eventuali preferenze che hai selezionato, cliccando sul pulsante accetta o chiudendo questa informativa. maggiori informazioni

COOKIE POLICY

Questo sito utilizza i Cookies piccoli file di testo che vengono depositati sul vostro computer per ricordare le attività e le preferenze scelte da voi e dal vostro browser.

In generale, i cookie vengono utilizzati per mantenere le preferenze dell’utente, memorizzano le informazioni per cose come carrelli della spesa e forniscono dati di monitoraggio anonimi per applicazioni di terze parti come Google Analytics. Tuttavia è possibile disabilitare i cookie direttamente dal browser così come indicato di seguito.

Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" acconsenti al loro utilizzo.

Microsoft Internet Explorer
1. Selezionare “Strumenti” dalla barra delle applicazioni principale, quindi ‘Opzioni Internet’
2. Cliccare sulla scheda ‘Privacy’
3. Scegliere il livello di sicurezza dei cookie


Firefox
1. Selezionare “Strumenti” dalla barra delle applicazioni principale e in seguito “Opzioni”
2. Cliccare sulla scheda ‘Privacy’
3. Nella sezione “Cookie” deselezionare la casella “Accetta i cookie dai siti”


Google Chrome
1. Cliccare sull’icona della chiave e selezionare “Impostazioni”
2. Cliccare sul link “Mostra impostazioni avanzate”
3. Cliccare sul pulsante “Impostazioni dei contenuti” sotto ‘Privacy’
4. Modificare l’impostazione dei cookie: ‘Impedisci ai siti di impostare dati’
5. Cliccare sul pulsante ‘OK’


Opera
1. Selezionare “Impostazioni” nella barra delle applicazioni principale e selezionare “Preferenze”
2. Cliccare su ‘Avanzate’ e selezionare “Cookie”
3. Cliccare su ‘Non accettare mai i cookie’
4. Cliccare ‘OK’


Safari
1. Cliccare il pulsante ‘Strumenti’ dalla barra principale e selezionare “Preferenze”
2. Cliccare ‘Sicurezza’
3. Nella sezione ‘Accetta Cookie “, cliccare su ‘Mai ‘
4. Chiudere la finestra


Se il vostro Browser non è presente in questa pagina è possibile consultare il sito aboutcookies.org, che offre una guida per tutti i browser moderni.

Chiudi