È stato inaugurato alla presenza del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo da Enel il primo «impianto pilota» in Italia per la cattura ed il sequestro dell’anidride carbonica, presso la centrale termoelettrica Federico II a Cerano.
Un «prototipo» con cui Enel avvia il primo test della tecnologia «azzera-emissioni» sostenuta dall’Europa (che ha finanziato con 100 milioni il progetto pilota di Brindisi, che entrerà in esercizio dal 2012, e le attività preliminari alla realizzazione di un impianto dimostrativo a Porto Tolle, dove ci sarà la prima applicazione su scala industriale). Il progetto, realizzato nell’ambito di un accordo con Eni, prevede trasporto e stoccaggio della co2 «catturata» a Brindisi presso il sito di Cortemaggiore (Piacenza) della società petrolifera, dove sarà «iniettata e immagazzinata» nel sottosuolo, in un giacimento di gas esaurito e già utilizzato per lo stoccaggio di metano.
Per l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, «è un passo importante nello sviluppo delle nuove tecnologie su cui si costruirà il futuro energetico del mondo»; con rinnovabili e nucleare questo tipo di tecnologia, che permette di continuare ad utilizzare combustibili fossili eliminando «drasticamente» le emissioni di Co2 (non nocive ma tra le cause principali dell’effetto serra), «sarà – dice Conti – una delle risposte vincenti alla sfida di avere energia abbondante rispettosa dell’ambiente».
Per il ministro Stefania Prestigiacomo «è importante mettere in campo tutte le tecnologie che consentano di rendere meno inquinanti e meno nocivi per il clima gli impianti tradizionali per la produzione di energia». Il contesto è quello di un mercato che guarda alle rinnovabili ed al nucleare, ma con la consapevolezza che per anni «la quota di petrolio, gas e carbone pulito sarà comunque consistente», ricorda il ministro. Ma sarà anche sostenibile, grazie alle nuove tecnologie «azzera emissioni», la cui sperimentazione parte da Brindisi. Dove, presso la centrale a carbone Federico II di Cerano, Enel ha inaugurato il primo «impianto pilota», un «prototipo».
Progetto che, nell’ambito di un accordo con Eni, prevede trasporto e stoccaggio della co2 «catturata» in Puglia e in Emilia Romagna, presso il sito di Cortemaggiore (Piacenza) della società petrolifera, dove sarà «iniettata e immagazzinata» nel sottosuolo, in un giacimento di gas esaurito e già utilizzato per lo stoccaggio di metano. Primi passi verso la realizzazione a Porto Tolle (Rovigo), di un impianto dimostrativo per passare ad una applicazione su scala industriale. Già in questa seconda fase ci saranno «carbonodotti» per trasferire la Co2 direttamente nei siti di stoccaggio, nel sottosuolo o sotto il fondo del mare.
Sullo sfondo la crisi della Libia, che ha riproposto con forza il «nodo irrisolto», come ha ricordato il ministro Prestigiacomo, dell’eccessiva dipendenza dall’import del sistema energetico italiano. L’Europa ha sostenuto il progetto con un finanziamento di cento milioni per l’impianto di Brindisi e le opere preliminari a Porto Tolle, in Veneto, dove il progetto vale oltre un miliardo di euro, tra costi di realizzazione dell’impianto (circa 500 milioni) e di esercizio per 10 anni (Enel partecipa ad una gara europea per un finanziamento da 350 milioni). (corriere della sera)