A volte succede che, la ricerca affannosa di soluzioni, per dare risposte alle complesse esigenze del nostro territorio, vengono fatalmente compromesse, proprio dalla stessa formulazione delle domande iniziali.
La conoscenza della storia, nell’ambito delle trasformazioni urbane, la cultura storico-architettonica, la sensibilità verso le problematiche ambientali e paesaggistiche, sicuramente, sono componenti che permettono di riflettere e stimolare discussione diverse sul nostro sviluppo futuro. Occorre perciò produrre filtri concettuali alternativi utili alla maggiore sensibilità verso l’argomento in questione.
Tutto ciò, ha uno scopo ben preciso; quello di comporre le domande giuste, per le quali, certe soluzioni, sono già, come accade spesso, nei termini stessi della domanda formulata. Per esporre la mia riflessione adopero un esempio,
la domanda:
“Potrebbe il nostro storico ‘sistema di difesa’, composto dalle sette torri costiere, trasformarsi in un sistema d’attrazione (turistico), facente parte di un, più grande, parco culturale? “
La domanda non è posta a caso, così formulata, infatti, implica:
1) un circuito strutturato di ‘relazione’ tra le sette torri costiere,
2) creazione di collegamenti stradali (automobilistici, ciclabili, per diversamente abili,) atti allo spostamento degli osservatori, sia cittadini sia turisti o curiosi
3) indicazioni con segnaletica secondo le normative dei parchi, capaci di comunicare in 4 lingue i percorsi e i riferimenti più vicini di sosta e ristoro (altro circuito che si interseca al primo)
4) soste per i vari episodi archeologici (altro circuito che si interseca al primo e al secondo, infatti, tanti, i ritrovamenti lungo quella direzione di collegamento tra le torri).
5) soste per l’analisi della flora e la fauna esistenti e la risposta, in termini di cambiamenti antropologici, dei cittadini, di fronte al paesaggio che si trasforma (altro circuito che si intersecherebbe al primo e al secondo).
6) collegamenti dalle torri alle masserie vicine, dove concettualmente oltre al pranzo e ai servizi, dovrebbero crearsi degli spazi destinati ad Eco-Museo, in cui la ‘vicinanza’ con l’ambiente intorno, riserva discorsi più specialistici inerenti alla storia della zona quindi della città con piccole biblioteche inserite nelle masserie (altro circuito che si interseca) oppure con riferimenti al percorso tra le ville eclettiche e della loro trasformazione storica.
Lo scenario del paesaggio abbandonato intorno a noi, scopre dunque i suoi punti deboli. Una realtà evidentemente fallimentare che la cecità (incompetenza) nella gestione sciagurata della cosa pubblica, durante l’ultima amministrazione, non lascia margine di mediazione o di manovra. La conferma è venuta direttamente dai responsabili di quel tempo.
L’indifferenza perpetrata, sicuramente per noi e per i nostri concittadini, vale quanto un oltraggio al pubblico patrimonio. Un trattamento non-curante della cosa pubblica che riteniamo sia manifestazione di una volgarità inaudita rivolta alla città. Pur con un territorio di simile portata ‘vocazionale’, non si è prodotto assolutamente nulla che potesse rappresentare un introito per le casse comunali. Questo sembrerebbe (agli occhi di una persona di media – intelligenza, impossibile. Altri, che in questo campo lavorano, hanno condannato da più parti l’inesperienza, l’inefficacia, l’inefficienza, l’incompetenza della gestione).
Ma è purtroppo la realtà dei fatti. In questi pochi punti, abbiamo colto l’intera situazione di quella parte del nostro territorio che andrebbe riqualificata, sicuramente con costi veramente limitati rispetto a ciò che si è speso per non produrre nulla. Solo con i 6 punti elencati, s’innescherebbero, infatti, sistemi e circuiti virtuosi a vantaggio dell’occupazione e delle casse comunali, in quanto stabilirebbero, per esempio, oltre ai vantaggi a livello turistico, anche quelle condizioni istituzionali di difesa e controllo dagli abusi (distese destinate a campi di pannelli fotovoltaici, discariche a cielo aperto, ecc…). Il sistema di difesa delle torri, allora, ancora una volta sarebbe utile, guadate un po’, come sistema di difesa, anche, culturale!
Più si ritarda nel comporre strategie per uno sviluppo ‘coerente’ ‘consapevole’ e ‘sostenibile’ e più si corre il rischio di perdere ampie parti del territorio, con tutto il potenziale didattico-economico e sociale-pedagogico legato alla bellezza dei luoghi.
Ritorno a confermare l’utilità dell’ ecologia della bellezza legata all’economia della conoscenza, uniche componenti da salvaguardare per un futuro, sempre più, prossimo.
Osservando Nardò, allora, siamo sempre più consapevoli di un fatto eclatante:
QUANTA CITTA’ CI MANCA INTORNO?
La domanda verrà ripetuta costantemente a coloro che solo in questo momento, chissà perché, folgorati sulla via di Damasco, si sono accorti che sono a Nardò e propongono ORA, delle soluzioni per i suoi problemi dopo aver avuto l’occasione di amministrare e non sono riusciti a lanciare il minimo messaggio di discontinuità. Incredibile! Dopo le diverse crisi semestrali della gestione Vaglio (non dimenticheremo mai) che a pensarci bene (ma purtroppo non esiste), varrebbero l’accusa di “millantato credito” per promesse ‘tampone’ mai mantenute.
N.B. La domanda naturalmente è retorica, in quanto per la sua soluzione la risposta è facile. Fate una sottrazione: Nardò con il suo potenziale al 2011, cioè immaginate la città aggiornata di parchi, attrezzature sportive e infrastrutturali ecc … insomma come se avessimo avuto un’amministrazione funzionante sufficientemente per questi 15 anni, MENO, quello che abbiamo ora attorno. Il risultato dà il valore dell’incompetenza e pone una forte discriminante sulle prossime scelte da fare.
In pratica, le stesse persone o chi ha appoggiato le strategie fallaci della vecchia scanzonata amministrazione, non possono, a mio parere, più competere per lo stesso obiettivo. La situazione è abbastanza chiara, o queste persone sono inconsapevoli, per cui, non adeguate ad amministrare oppure impunemente fanno finta di non esserci state o di non aver ‘appoggiato’ quella fallimentare amministrazione, per cui sono ancora maggiormente poco indicate a ristabilire le regole, in quanto forse un po’ ‘confuse’ magari, semplicemente, non adeguate, per poter decidere del futuro di Nardò.
Damiano Cosimo Colomba – Presidente Nuovocorso per Nardò
Paolo Marzano – vice coordinatore Nuovocorso per Nardò