Ecco uno dei motivi per cui sono contento di avere amici come Mario. Intellettualmente ci siamo compresi e siamo rientrati sulla stessa frequenza d’onda.

Ero convinto che non avresti telefonato per chiedermi un incontro per poi chiarire quello che si è scritto, com’è dovere tra persone civili ed educate. Infatti non era questo che doveva succedere. Credevamo troppo i quei concetti espressi. D’altronde ero sicuro che avresti colto i messaggi, scritti fra gli spazi e le righe delle mie parole. Tanto da parlarmi a distanza perché altri potessero, a loro volta, accusare colpi, stringere sintesi, affilare strumenti concettuali e confrontarli. Stiamo cercando da tanti anni la stessa cosa, con immensa curiosità, con spregiudicata passione, con spasmodica volontà e tanta voglia di testimoniare l’entusiasmo per questa continua ricerca di verità. Quella verità, che nasce da verità e che genera fisiologicamente, altre verità, perché non saprebbe fare altro.
Ma, di questo potenziale immenso si deve avere estrema consapevolezza e bisogna ‘maneggiarlo’ con cura/cultura.

Ho detto: “Se non c’è democrazia partecipata non c’è città” e “se non c’è condivisione e unione di intenti da questa catastrofe non se ne esce” e poi ancora, “o da questa situazione si esce tutti insieme facendo vincere Nardò, oppure avremo perso tutti individualmente, un’altra volta”. Nodo salomonico quello dei “padri” e dei “figli”. Ma sarà difficilissimo arrivare alla consapevolezza, per poi affrontare verità che non abbiamo voluto ‘incontrare’. Se questo succedesse allora Nardò avrebbe vinto perchè avrebbe messo le basi per creare ‘dispositivi’ di crescita per i suoi cittadini. Questo è fondamentale!

Nasce un “angolo” permanente di Democrazia Partecipata ? O, è la Democrazia Partecipata che vogliamo stringere all’angolo, in questo momento storico per poterla conoscere meglio, guardarla e farci raccontare quante più verità possibili? Ho studiato da vicino certe problematiche di trasformazione e mutazione delle città da credere fermamente che, l’evidente situazione urbana, sia la reale conferma dell’assenza di questa pratica relazionale di compartecipazione. Però c’è un dato; sarà obbligatorio innescare l’accensione a questa pratica. Per cui penso che questo sia un interessante “concept “ per una serie di incontri, per dopo questa fase elettorale, tra “padri” e “figli”, perché no? Sarà, certo un incontro tra visioni di “città utopiche”, ma capaci di generare sicuramente più consapevolezza, conoscenza, verità e quindi libertà.

Arrivati a questo punto, tutto diventa “passato”.
e la città … mi sembra già diversa!
p.m.

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