Dopo avervi proposto e presentato alcune immagini delle idee (renderings), sviluppati per le soluzioni di riconversione delle rotonde del nostro fronte mare (waterfront),
ecco apparire un profilo ipotetico del mio Parco dell’Incoronata. Proprio così. Sul luogo dove ora persiste quell’abominevole e degradata struttura dello scheletro mummificato, dell’ex palazzo municipale, sarebbe certo strutturante per il territorio, iniziare ad immaginare e, perché no, ad ipotizzare, oltre al polo amministrativo anche un possibile contenitore per funzioni “altre”. Tutte utili, organiche alle professionalità e all’occupazione dei giovani cittadini neritini (e non solo).
Occorrerebbe, come lo chiamo io, un “moto al luogo”, trovare cioè, delle “destinazioni di senso” alternative, con l’obiettivo di far crescere la collettività. Ma a cosa pensare? Le attività possibili in quell’area sono ludico-sportive, con sedi per associazioni, enti e gruppi di cittadini che, nell’azione sociale, possano contribuire alla rinascita di una città in attesa, da qualche ventennio, di una civile, aggiornata e sostenibile rivalutazione delle propria vocazione culturale. Poi si potrebbero alternare percorsi con bus elettrici, illuminazione a led, piccoli anfiteatri, spazi per parchi/giochi per bambini o, solo per passeggiare passando così, un po’ di tempo all’aria aperta.
All’interno, penso a grandi aule luminose per lo studio e la lettura o delle moderne mediateche. Spazi aperti o coperti per gruppi teatrali, per scuole di moda, di danza, di posa o per cortometraggi. Un grande centro che dal nome della chiesa (ora chiusa e oltremodo tenuta segregata e rapita alla sensibilità dei cittadini) dell’Incoronata, possa aprire nuove strade di sviluppo per le nuove generazioni. D’altronde, una volta mandate nell’oblio queste brutte vicende che ci hanno caratterizzato in questi deprecabili anni, fatte di grossi debiti, acclarati personalismi, sterili individualismi, incompetenze gestionali, azioni amministrative allegre che hanno compromesso il futuro dei cittadini e dei loro figli. Certo sarà difficile ricucire la città alla sua amministrazione e se non si provvede a questo, non ci sarà mai una città, come non ci sono eserciti fatti solo di colonnelli. (Non dimentichiamo che P.U.G. è sinonimo di struttura costituita di territorio e di cittadini).
Sarà possibile? Proviamo a cambiare lo spazio attorno a noi. Cominciamo ad immaginare (altro non si può fare, con questo paesaggio purtroppo muto e che somiglia alla periferia di qualunque posto al mondo). Non lo meritavamo di certo, rispetto a quello che potevamo avere, se le idee, le priorità e le regole del passato fino a ieri, fossero state sufficientemente rispettate.
Perciò continua a riproporsi la domanda:
“QUANTA CITTA’ CI MANCA ?” (La domanda non indica solo l’accezione di un riferimento al passato rimanendo in quieta attesa dei colpevoli, ma chiama ad un’altissima responsabilità chi ha avuto la possibilità di decidere per la gloriosa Nardò ed ha abdicato per schiocchi giochi ed equilibrismi di potere. Un modo paradossale e allo stesso tempo conflittuale (continue crisi, salti della quaglia, sostituzione in corso d’opera di componenti importanti di giunta, ecc…) per far passare il tempo, quando qualcuno invece avvertiva dell’insistente esagerato e accelerato consumo che corrodeva la città fisica e percettiva).
Auspico perciò che, con queste immagini ci si possa allenare ad ‘immaginare’ un ‘altro’ luogo, un luogo EUTOPICO, cioè un luogo per quello che di ‘buono’ c’è, ed è sempre esistito, a Nardò.
OSSERVATORIO SULLA CITTA’ – Nardò (Le)