A Madrid almeno 28mila “indignados” hanno sfidato nella notte il divieto di manifestare durante la pausa di riflessione per le elezioni amministrative. Nonostante la Commissione elettorale avesse chiesto di sciogliere gli assembramenti 1 con cui da inizio settimana migliaia di giovani protestano contro le misure di austerità, gli “indignati” sono rimasti alla Puerta del Sol anche dopo la mezzanotte, salutata da un “grido silenzioso”. Al mattino sulla piazza epicentro dell'”indignazione” erano ancora in 18 mila.

 

 

Nessun intervento di sgombero da parte della polizia che ha ricevuto indicazione di agire soltanto in caso di incidenti. Gli agenti per il momento si limitano a distribuire volantini in cui si rende nota la decisione della Commissione elettorale e si ricordano le possibili sanzioni per chi non la rispetti.

Intanto altre 10 mila persone hanno raccolto l’appello di quello che è stato ribattezzato come il “movimento 15 maggio” a Plaza de Catalunya, a Barcellona, e sit-in notturni si sono svolti anche a Siviglia, Saragozza e Valencia.

La sfida degli “indignados” mette in seria difficoltà il governo socialista che, malgrado le richieste della Commissione elettorale, non può permettersi di reprimere la protesta a poche ore dalle elezioni. Una mossa che rischierebbe di far precipitare ulteriormente i consensi del partito del premier Zapatero. Domenica andranno al voto 8.116 comuni e 13 delle 17 regioni del Paese.

Le rivendicazioni. Il movimento spontaneo, formato prevalentemente ma non esclusivamente da giovani, denuncia una situazione economica senza prospettive, con una disoccupazione oltre il 20% (il 44% tra gli under 25). Gli “indignados” chiedono un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni della politica nazionale, attraverso l’utilizzo di referendum popolari a cui sottoporre le leggi più importanti, e un decentramento del potere centrale. Sotto attacco poi anche la monarchia, di cui si chiede l’abolizione.

Ma è soprattutto il tema del lavoro che sta a cuore al movimento “Democrazia real ya” (“Democrazia reale adesso”). Gli “indignados” infatti vorrebbero una forte risposta per fronteggiare precarietà salariale e sfruttamento degli stagisti e chiedono l’istituzione di un salario minimo di 1.200 euro. Sempre in materia economica, il movimento sollecita un pacchetto di riforme fiscali in grado di favorire i redditi più bassi, l’applicazione dell’Iva come imposta progressiva, l’imposizione della Tobin tax e la nazionalizzazione delle banche salvate dall’intervento statale. Altre rivendicazioni degli “indignados”, la riduzione delle spese militari, la chiusura di tutte le fabbriche di armi e delle centrali nucleari.(tartto da: LaRepubblica.it)

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