L’arroganza, la protervia, l’essere supponente non portano da nessuna parte. Sono queste le “qualità” che sta dimostrando di possedere la candidata Sindaco, dott.ssa Antonella Bruno.
L’augurio che le rivolgo, nell’ipotesi in cui venisse eletta sindaco, circostanza questa piuttosto remota, è che non si sporchi molto nel “pantano” di cui parla, causato, a suo dire, da amministratori per bene che, come ho avuto modo di sottolineare, hanno servito nel bene e nel male la nostra comunità.
Il rispetto che la dott.ssa Bruno dovrebbe portare comunque verso quelle persone che, sino a prova contraria, non risultano sottoposte ad alcun procedimento giudiziario, è un valore che, a quanto pare, non la contraddistingue.
Anzi il rischio che la candidata sindaco del centro-destra corre, proprio per aver dichiarato la sua inesperienza, è quello di rimanere impantanata, a corto com’è di quelle nozioni elementari sul funzionamento della macchina amministrativa, salvo che non abbia alle spalle un burattinaio in qualità di suggeritore, ben esperto delle pratiche amministrative.
I cittadini di Nardò, persone serie, oneste e corrette, non credo possano valutare positivamente il suo argomentare, intriso di insulti e di offese e, forse, un suo approccio più moderato e meno spregiudicato le avrebbe fatto guadagnare più consensi.
In tal senso aver affidato, a proposito di “compagnie”, la comunicazione elettorale allo staff di Pippi Mellone, così come ho letto su alcuni siti internet, la dice lunga sulla contaminazione della dott.ssa Bruno che ha scelto scientemente di gradire il terreno inquinato del Sig. Mellone. Quello della “feccia”- per interderci –, termine a lui caro, che identifica la massa melmosa in cui riesce a stare a suo agio. Se poi la dott.ssa Bruno avesse letto il dizionario della lingua italiana G.Devoto- G.C. Oli avrebbe colto il significato del termine “mellone”…..”specie di popone insipido: donde in senso figurato di stupido, balordo”.
Di che cosa vogliamo parlare!
Il sommo poeta Dante Alighieri al verso 51 del Canto III dell’Inferno, nel rivolgersi a quelle persone per le quali non vale nemmeno la pena di spendere parole di condanna, scrive: “Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di loro, ma guarda e passa”.