Caro Marcello, hai vinto questa ulteriore battaglia, ma tu, intelligente e prudente come sei, sai benissimo che la guerra è ancora aperta.

Sei riuscito, con rara abilità, a stringere intorno alla tua candidatura forze politiche le più eterogenee, persone e gruppi, spinti da affinità ed empatia, ma anche da ripicche, anzi da vere e proprie revanche, verso altri per richieste disattese.
Questo assiemaggio, come più volte ho detto, io non ho condiviso affatto. Anzi l’ho stigmatizzato e continuo a farlo in nome di mancate linearità e chiarezza politico-culturali, senza nulla togliere, però, alle buone intenzioni dei partecipanti e alla tua capacità di sintesi.
Hai, altresì, rotto il fronte egemonico oligarchico di qualche partito politico, che ha osteggiato la tua candidatura, oserei dire il tuo ruolo stesso al suo interno: la tua vicenda è stata catartica, anche se, come ben sai, poi, anche a livelli supercomunali, si corre sul carro del “vincendo” e, quindi, del vincitore senza alcuna conversione.
Hai avuto il consenso diretto e indiretto di liste civiche, che in alcuni casi hanno rappresentato il dissenso ad una partitocrazia caparbiamente personalizzata.
Hai vinto, ma non sia, Marcello: guai ai vinti!
Da principe sereno, metodico, intelligente ed esperto entri nel Palazzo di questa nostra città, osannato e decantato come il nuovo che avanza (ritorna l’equivoco di fondo: il vecchio che mi appartiene è il nuovo; il vecchio che non mi appartiene e vecchio e basta!); come il salvatore dal degrado; come il traghettatore dal buio alla luce; come l’uragano che spazza via il male (chi sia non si sa!).
Tu devi essere soltanto Marcello, che conosco, che apprezzo e che amo!
Il Marcello della paziente strategia, non della effimera tecnica; dell’umile saggezza, non della saccente prosopopea; dell’attenta amministrazione, non della mera gestione; della inequivocabile fermezza, non della capricciosa affermazione; della chiaroveggente visione, non della deleteria improvvisazione; della coraggiosa presenza nella piazza, non dell’effimero populismo; della programmazione oculata, organica e vivace, non della clientelare dispersione; della effettiva partecipazione dei cittadini, non del coinvolgimento partigiano e selettivo.
Devi essere il Marcello della sincera collaborazione con tutti, a cominciare dei tuoi avversari, che non intendano essere nemici, bensì “uomini di buona volontà” in questo progetto di risanamento, rilancio e conferma del ruolo di Nardò.
Nardò ha bisogno di tregua per riappropriarsi di una nuova (sì, ora si può parlare di “nuovo”) coscienza civica e politica: ci vuole un rinnovamento di coscienza!
Hai vinto e si spalancano portoni e porte…non serrarli, nemmeno chiuderli, Marcello.
Non chiuderti nel Palazzo, dove dovrai pur stanziare: esso deve essere osservatorio e laboratorio anche per i consiglieri della tua maggioranza, così eterogenei.
Non lasciarti trascinare nelle sale di potere e di burocrazia, avviluppate di ossequio (solo formale); rivestite di richieste (personali e partigiane); dipinte di accondiscendenza (fuorviante).
Ora ci vuole coraggio!
Devi avere coraggio, Marcello! E non devi temere.
Devi chiamare intorno a te gente pensante, non pensata da altri per spartizioni, pur necessarie, ma non vincolanti le coscienze “libere e forti”; devi non “desertificare” anche se vi è dissenso, che dovresti sempre gradire per una riflessione, una conversione e un’azione più capillare; devi dare inizio alla stagione delle consulte e delle associazioni culturali e di volontariato, riconoscendone il ruolo e la specificità; devi liberare i settori e le strutture vivaci, quali il culturale e il turistico, dai vincoli burocratici di gestione per affidarli, in forma gratuita, a comitati di esperti e di competenti, spalancando le porte ai Musei, primo fra tutto quello delle Tradizioni, e al Teatro comunale, affinché operi per più stagioni teatrali; devi compiere scelte strutturali sul pano ambientale, energetico e urbanistico; devi garantire servizi capillari e mirati per i servizi sociali, bandendo contributi a pioggia; devi riprendere contatto con gli operatori economici locali ed esterni (quelli dei tanti gemellaggi); devi aprire finestre e porte sulla città affinché altri palazzi si aprano; devi sollecitare le coscienze giovanili a sentirsi protagonisti; devi dare respiro al parco di Portoselvaggio per proiettarlo nei percorsi nazionali ed europei; devi disseppellire il centro storico e guardarlo intero e non parcellizzato; devi sostenere iniziative autoctone del territorio e riscoprire fasi di unicità storica; devi fare del complesso monastico del Carmine una cittadella della cultura; devi fare della biblioteca comunale e del centro dei servizi culturali strutture di maggiore propulsione e di specializzazione…
Devi…
Devi essere saggio.
Tutti ti attendono, anche i tuoi avversari che con il testo del tuo programma in mano seguiranno i tuoi passi: tu li devi coinvolgere su proposte concrete e su impegni precisi, sposando, magari anche le loro proposte se finalizzate al bene di Nardò.
Devi essere determinato.
Tutti ti attendono, anche i tuoi sostenitori, che ben presto, dopo la sbornia della vittoria, cominceranno a bussare a potere e a poltrone: tu devi dare risposte ovviamente di disponibilità e di rispetto delle loro dignità, ma giammai devi appiattirti e omologarti.
Devi essere amministratore.
Tutti ti attendono, anche i tuoi prossimi assessori, che trascurando di prepararsi per convinta presunzione di sapere, cominceranno a riempirsi la bocca con il “mio” assessorato, mentre l’azione della Giunta si basa sulla collegialità, che assume dimensione qualificata, se è palestra di sintesi; anche i tuoi consiglieri comunali, che si sentiranno estranei al potere e che, forse giustamente, reclameranno di essere considerati: deleghe particolari potrebbero misurarne la capacità e la volontà di apprendere la macchina politico-amministrativa; anche i segretari ei “capi” della tua maggioranza, che dovrai sfidarli sulla discussione degli argomenti all’interno dei loro gruppi e delle loro assemblee.
Tutti ti attendono, anche i dirigenti, che dovranno convincersi ad essere manager, che producono non progetti fittizi ma programmi reali e proficui e interlocutori di politici e amministratori che sanno o che vogliono sapere sempre di più.
E potrei continuare…
Alla fine tra i tanti che ti aspettano ci sono anch’io, che ti ho visto crescere in quella lontana Radio Nardò Uno, dove nella impostazione editoriale convergente del pluralismo più attento, ogni redazione aveva la propria autonomia; nei tuoi studi; nella tua professione; nel tuo impegno politico e culturale; nella nostra costante amicizia, nella nostra affinità di amore verso Nardò e nella nostra stima.
Vorrei tanto, per quello che tu rappresenti per me, che tu dessi respiro a Nardò.
Non ti chiedo molto, anche se l’elenco sembra infinito: infondi puro ossigeno e speranza!
Le cose si potranno fare e non fare: qui, prioritariamente, bisogna invertire la rotta. Deve mutare la metodologia di fare politica locale in un rinnovamento di coscienza, che, se pur solo avviato, sarà la conquista più grande…forse l’unica autentica vittoria per te e per Nardò.
Devi fare in modo che i neritini ritrovano Nardò e se stessi.
Un “mio” quarantenne quale principe illuminato della città e quale operatore di palingenesi politico-culturale e civica!
Non deludermi, Marcello…e, soprattutto, come ebbi a dirti in fase della tua scelta di candidatura, non bruciarti, perché Nardò perderebbe un altro, importante tassello, per la sua crescita.
Sii, Marcello, principe della luce della speranza per Nardò; sii, Marcello, ribelle per amore di Nardò; sii guerriero, Marcello, per rilanciare strutturalmente Nardò.
Senza presunzione, arroganza e condizionamento: libero e forte nella coscienza.
A presto!

P.S. Il “devi” non è imperativo ma desiderativo.

 

 

 

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