La vittoria della sinistra a Milano sarebbe il frutto del voto del popolo delle Partite Iva. Soprattutto i giovani lavoratori autonomi – precari e colti – avrebbero spostato il consenso a sinistra. La notizia emerge dalle analisi realizzate dalla “Swg” per conto dello staff di Giuliano Pisapia, dove si nota che tra gli elettori laureati ci sono stati 30 punti di distacco con la Moratti, 17 punti tra gli autonomi e 15 punti tra i dipendenti.
Si può pensare che l’abbandono della Moratti sia dovuto alla crisi e al periodo nero di occupazione che ne è derivato, o che sia stato per via delle mancate riforme dal fisco all’abolizione dell’Irap: sta di fatto che commercianti, artigiani e professionisti hanno chiaramente voltato pagina.
La vera novità è però un’altra. Dalla fotografia della “Swg”, infatti, esce fuori un popolo di Partite Iva (quello milanese) composto per la maggior parte di lavoratori autonomi “giovani e laureati”. E’ lo stesso popolo che qualche mese fa ha manifestato contro la precarietà e un Paese che riserva loro una condizione di estremo sfavore. Sono i collaboratori (co.co.co.), i lavoratori a progetto, occupati nel pubblico e nel privato, i quali, mancando la possibilità di accesso ad assunzioni definitive (nelle aziende per la crisi e nel pubblico per un overflow dell’impiego statale) sono costretti a lavorare come autonomi. Aprendo una partita Iva.
Una sottospecie di attività in proprio, da fruttare nei confronti di un solo committente: le nuove figure degli outsider, forse più volenterosi e più capaci degli insider, di chi cioè è riuscito a conquistarsi un’occupazione stabile. Sono i giovani, laureati, a cui il futuro promette meno di quanto ha offerto ai loro padri: un mensile di mille euro e, forse, di 400 per la pensione. Sono i contribuenti dell’Inps che devono, con la buona parte del loro guadagno, finanziare le pensioni agli anziani, sulla promessa di ricevere la metà dei predecessori.
E’ anche alla luce di questo che oggi più che mai serve una decisa riforma di modernizzazione del mercato del lavoro.(Tratto da: lOccidentale)