Si dovrà spulciare più tra i «no grazie» che tra le candidature per la scelta dei nuovi direttori generali delle Asl.
Spuntata l’arma del premio di produzione sulle indennità dei nuovi manager dopo i tagli degli anni scorsi, tentata dall’assessore Tommaso Fiore ma respinta dalla maggioranza, prosegue la ricognizione del titolare della Sanità sulle disponibilità dei candidati (o ricandidati) e sui profili più adatti a guidare ciascuna delle sei Asl. A giorni è attesa la decisione, sebbene il presidente Nichi Vendola sia impegnato in una missione all’estero. Più probabile che si aspetti i primi giorni di luglio, terminata la due giorni di Consiglio dedicata all’assestamento di Bilancio e le prossime missioni all’estero del governatore.
Ieri il gruppo del Pd, riunito attorno ad Antonio Decaro, ha esaminato la manovrina sul Bilancio che approderà in Aula e confermato la posizione dei Democratici sul ricambio nelle nomine in sanità, registrata l’apertura di Fiore sul punto. Delle quattro nomine già programmate, due – Bat e Taranto, probabilmente – saranno confermate (con la proroga per Canosa e Colasanto), mentre il ricambio sarebbe pressocché deciso su Brindisi (con l’uscita di Rollo) e sarebbe ancora allo studio su Lecce (dove la commissaria Ciannamea si è insediata da neanche 4 mesi). Si è aggiunto il nodo Bari, con le dimissioni anticipate di Pansini, e questo potrebbe allargare il rimescolamento di carte nelle aziende ospedaliero universitarie (Bari e Foggia) e nei civ degli Irccs (De Bellis e Oncologico), previste in ottobre e per le quali è – però – necessaria l’intesa con le università e con il ministero.
Nel frattempo il centrodestra scende in campo, chiedendo al presidente del consiglio regionale Onofrio Introna una informativa urgente del presidente Vendola sulle nomine così come prevede la legge 4 del 2010. Rocco Palese, capogruppo Pdl, spiega che il comma 12 dell’art. 24 di quella legge non è stato impugnato dalla Corte Costituzionale che, invece, bocciò gli articoli riguardanti le stabilizzazioni e quelli già corretti in sede di piano di rientro. La legge, insomma, è in vigore e prevede che la nomina avvenga «previa acquisizione dei pareri di legge e del parere del consiglio regionale».
Oltre agli adempimenti normativi, «è un dovere morale del Presidente venire in aula a riferire» delle uscite del Pd e delle notizie sul fatto che tutti i dirigenti Asl «sarebbero oggetto di lottizzazione e/o spartizione». «Al suo rientro, sottoporrò al presidente Vendola il problema e, soprattutto, registrerò il suo pensiero a riguardo» dice Introna, garantendo «massima attenzione alle richieste dei consiglieri regionali» ma chiedendo «ancora qualche giorno».
Toni di allarme, invece, dai medici di base. «Si ponga fine a questa penosa telenovela sulle nomine» dice Filippo Anelli a capo della Fimmg pugliese, sollecitando Fiore a prendere decisioni in autonomia dallo scontro politico. «Viviamo una situazione paradossale nelle Asl: da una parte i problemi da affrontare ogni giorno per garantire il diritto alla salute dei cittadini, dall’altra una difficoltà nell’assunzioni di decisioni da parte dei direttori generali determinata dall’incertezza sul proprio futuro.
La sanità non può essere un “campo di battaglia”». La Fimmg lamenta anche il mancato confronto «sui criteri da adottare per la nomina dei direttori» visto che nel dibattito «continua a prevalere la diffidenza» tra i partiti. Condivide l’appello Andrea Caroppo (Ppdt), che coglie l’occasione per sottolineare il «sempre più intollerabile e rovinoso stato di stallo che regna sulla già disastrata sanità pugliese per effetto del braccio di ferro in atto nella maggioranza sulla nomina dei manager». (tratto da LaGazzetta del Mezzogiorno)