Ultimo giorno di sfilate con polemica. La innesca Giorgio Armani nel backstage al termine del suo show. Sulle prime sta sul vago: «Finiamola con la moda da circo che insulta gli uomini e li rende ridicoli. Io li rispetto, rinnovo senza stravolgere, quando creo penso sempre che poi gli abiti devono essere indossati, non devono servire a far spettacolo. Il nostro è un business serio».
Comincia parlando di vestiti il re della giacca e poi va oltre, scende nei particolari, si riferisce a colleghi ben precisi e non risparmia stoccate, inarrestabile parte lancia in resta, nessuno lo ferma. Soprattutto, ci tiene a sottolineare un pensiero che gli sta sullo stomaco. «È un po’ che voglio parlarne e adesso lo dico: la moda ora è in mano alle banche, alla Borsa. Non appartiene più ai proprietari, ma a chi gli sta sopra. E non riesco capire l’influenza delle banche sul nostro mestiere, è un mistero». Si riferisce a Prada che si sta per quotare sulla piazza di Hong Kong? «Io non ho debiti. Il problema di Prada invece è di restituire i soldi che le banche hanno sborsato per rendere forte la sua griffe». Ma non basta: «Ci sono mille modi per far soldi, la Borsa è uno. Io non voglio trovarmi di fronte alla porta di casa qualche manager thailandese con cui dover discutere. Da sempre sono solo, indipendente e felice di esserlo. Dipendo solo dalla mia creatività e da quella dei miei collaboratori. Non ho intenzione di imboccare una strada diversa, sarebbe una scelta rinunciataria». Armani non vende, non vuole padroni, non si vuole quotare in borsa e da tempo immemorabile combatte gli eccessi in passerella.
«Miuccia Prada ha imboccato la via dell’ironia, del cattivo gusto che diventa chic. E in questo filone è geniale, come lo sono Dolce & Gabbana. Ma mi infastidisce che si dia spazio sui giornali a una collezione, e si conoscono bene le ragioni, anche se a volte è brutta. Scommetto che di certi capi non se ne vendano poi così tanti, forse li comprerà qualche fotografo, un pierre estroso…». Secondo lo stilista la passerella deve rispecchiare i desideri della strada e assicura che la sua non è una sparata dovuta al fatto che si sente trascurato dai media, tutt’altro. «Il mio nome è importante, fa anche da traino alla moda italiana, quindi i giornali mi pubblicano. Ma c’è invece chi usa un investimento importante per un ritorno che sia la Borsa o altro. Io non faccio sfilate di accessori, ma di capi reali. Per me la passerella è il momento della verità, un lavoro di mesi e mesi, lungo e difficile, per questo ribadisco che non è giusto trasformarla in una baracconata. Gli uomini non devono essere vittime dello stilismo». Come reagisce Prada di fronte all’attacco di Armani? Nessun commento. (tratta da LaStampa)