Non sono professionisti del settore ma più che altro studenti e persino casalinghe che si sono inventati un nuovo tipo di lavoro utilizzando la rete. 

Almeno questo dicono alcune inchieste che hanno visto come protagonista indiscusso internet ed i suoi meandri virtuali non sempre trasparenti e che hanno riguardato alcune frodi on-line perpetrate a danno di ignari consumatori.
In particolare, attraverso l’acquisto da fornitori esteri – nella gran parte dei casi di nazionalità cinese – di capi d’abbigliamento contraffatti di note griffe, i novelli imprenditori del web rivendevano gli stessi beni attraverso siti di aste on – line utilizzando tecniche di vendita, o meglio di truffa abilmente studiate al fine di trarre in inganno i potenziali compratori.
Dopo aver acquistato grandi quantità di merce sempre attraverso il canale della rete e quindi in diretto contatto con i produttori cinesi che come è noto ormai riescono a replicare quasi ogni cosa con costi notevolmente inferiori rispetto ad ogni parte del globo, gli stessi la rivendevano attraverso siti di aste online spacciando per originale i prodotti e giustificandone il prezzo più basso a quello generalmente praticato, inventandosi una serie di scuse quali la provenienza “di nicchia” (stock di fine serie, esposizioni, fallimenti) o la rivendita attraverso canali non ufficiali a prezzi concorrenziali.

Peraltro, come ha precisato una nota della finanza del Comando regionale della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia, anche il prezzo di vendita stesso appariva rassicurante in quanto non troppo inferiore rispetto a quello di vendita ufficiale e per di più quando i clienti si lamentavano di qualche difetto o problema del prodotto, cosa rara vista l’ottima fattura della merce, gli imprenditori – studenti erano pronti a restituire il corrispettivo o alla sostituzione del bene.
Ciò che ha però dell’incredibile sono gli stessi meccanismi utilizzati nelle aste on – line per avere un maggior accreditamento agli occhi della potenziale clientela.
Tra gli stratagemmi, quello più efficace al fine di aumentare la credibilità è quello di spacciarsi per clienti ed effettuare rialzi sui prezzi dei prodotti e quindi rilasciare commenti positivi sugli stessi quando gli stessi siano stati “aggiudicati” dai finti compratori.

A parere di Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che da anni porta all’attenzione dei cittadini i pregi ed i rischi della rete, non resta che ascoltare tre preziosi consigli che da quando sono nate le aste on –  line gli organismi di Polizia Postale e della Guardia di Finanza continuano incessantemente a ribadire:
1)  le griffe non commercializzano al di fuori della loro rete di vendita e, per questione d’immagine, non hanno interesse ad immettere sul mercato capi di seconda scelta;
2) anche i certificati di autenticità possono essere contraffatti;
3) gli acquisti da aste on-line sono a più alto rischio di contraffazione quando il venditore non sia un privato che pone in vendita un singolo articolo ma un operatore professionale o semiprofessionale.
                         

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