Molto rumore per nulla. Si potrebbero sintetizzare così i contenuti del comunicato stampa prodotto dall’Agcom (la delibera non è stata ancora pubblicata) che ha approvato – con 7 voti a favore, 1 astenuto e 1 contrario   

– lo schema di regolamento sul diritto d’autore, nei giorni scorsi al centro delle proteste della rete. Si temeva per una possibile censura preventiva di alcuni siti, una eventualità, pare, scongiurata. Ma l’attenzione sul tema deve rimanere alta perché il molto rumore, probabilmente, è servito.

La delibera verrà ora sottoposta ad una consultazione pubblica di 60 giorni, ma segnali positivi già si intravedono. Per la rimozione dei contenuti coperti da copyright, “la procedura dinanzi all’Autorità è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti”. La procedura, inoltre “non prevede alcuna misura di inibizione dell’accesso ai siti internet”. Nessun oscuramento, quindi, e procedura Agcom alternativa a quella giudiziaria per snellire le procedure.

Innalzati pure i tempi del contraddittorio che passano da 5 a 10 giorni (da considerarsi dopo i primi 5 giorni utili al cancellamento del contenuto segnalato) ed esclusione totale dall’iter per i siti che non hanno scopo di lucro. Inoltre, parziale arretramento pure sulla possibilità di impedire l’accesso ai siti esteri, per i quali è prevista prima una richiesta da parte dell’Autorità di “rimozione dei contenuti destinati al pubblico italiano in violazione delle norme sul diritto d’autore” e poi, se la richiesta non viene esaudita, una segnalazione “alla magistratura per i provvedimenti di competenza”.

Semplificando, la delibera si può dividere in due parti. La prima è composta da norme “da sviluppare per favorire l’offerta legale e la promozione effettiva dell’accesso ai contenuti da parte degli utenti” mentre la seconda “contiene una serie di misure a tutela del diritto d’autore e si articola in due fasi: una relativa al procedimento dinanzi al gestore del sito, la seconda al procedimento dinanzi all’Autorità”. In parole povere, chi ritiene di essere parte offesa può rivolgersi direttamente al gestore del sito che avrebbe violato le norme, che ha 5 giorni per rimuovere il contenuto (secondo il principio dell’elegante dicitura inglese “Notice and take down”).

 Se non lo fa, entra in gioco l’Agcom (sempre e solo se il segnalante vi si rivolge) che, “a seguito di un contraddittorio della durata di 10 giorni, potrà impartire nei successivi 20 (prorogabili di altri 15) un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali o, rispettivamente, di loro ripristino, a seconda di quale delle richieste rivoltegli risulti fondata”.

Come già detto, ragionando su ciò che emerge a posteriori, appare tutto ridotto rispetto alla vigilia. Al posto di poteri di oscuramento e rimozione contenuti, sono stati allungati i tempi del contraddittorio e inseriti esplicitamente i principi del “notice and take down”, sicuramente più attuabili del controllo preventivo dei contenuti. In maniera intelligente sono poi stati esclusi dai controlli quei siti “non aventi finalità commerciale o scopo di lucro; o l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione; o l’uso didattico e scientifico; o la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all’opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa”.

In sostanza, chi ha un blog o un qualsiasi sito con cui NON guadagna, può pubblicare contenuti senza incorrere in sanzioni. Si tratta del principio del “fair use”, una clausola legislativa presente nel Copyright Act in cui si stabilisce la lecita citazione non autorizzata o l’incorporazione di materiale protetto da copyright nell’opera di un altro autore, sotto alcune condizioni come, appunto, i fini non di lucro.

Positiva anche la possibilità di poter interrompere in ogni momento l’istanza all’Agcom per rivolgersi alle autorità giudiziarie. Offrire un alternativa, dal punto di vista dell’utente, risulta particolarmente gradito e permette una migliore difesa dei propri diritti. Così come va nella giusta direzione la decisione di non oscurare i siti esteri che violano le norme, dando comunque la possibilità a chi segnala di rivolgersi alle autorità competenti.

Insomma, dopo la bufera si intravede un po’ di sereno. Sappiamo quanto sia necessaria una riforma della legislazione del web e ne siamo favorevoli. Quello che spaventava, fino a ieri, era la possibile “mano pesante” dell’Agcom, oggi alleggerita. Si può guardare quindi con più fiducia al testo finale, soprattutto se verrà usato buon senso, tenendo conto dell’applicabilità pratica delle norme. In fondo le proteste dei giorni scorsi non miravano a mantenere l’odierno far west ma solo ad accendere i riflettori sulla vicenda. Il molto rumore è servito, ora occorre abbassare i toni e attendere con fiducia.(lOccidentale)

 

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