Capita prima o poi di dover passare una parte della giornata in paziente attesa in una delle apposite sale dei vari ambulatori, studi medici o ospedali. Sono forche caudine alle quali è impossibile sottrarsi. 

 

Tu ci arrivi consapevole di dover dare fondo a tutte le tue risorse nervose e speri solo che le riviste non siano del decennio precedente. Già, perché nelle sale d’attesa, a dispetto di un cronico sovraffollamento, la noia impera incontrastata e l’incomunicabilità tra esseri umani assume evidenze tangibili. L’unica frase che sei sicuro di dover sentire è la classica “chi è l’ultimo?”, domanda alla quale prima o poi qualcuno dovrà pur convincersi che l’unica risposta logica possibile è “tu!”.

Dopodiché ognuno torna a rinchiudersi in sé stesso, nella sua condizione di isola in un arcipelago di solitudini che si scrutano con finto disinteresse. Per fortuna ci sono gli informatori scientifici a smuovere le acque stagnanti, con le loro pretese priorità di professionisti nell’esercizio delle proprie funzioni, i quali finiscono per innescare quei pochi momenti di condivisione di un pensiero comune circa l’arroganza della scienza nel momento in cui ti prevarica sottraendoti il turno nel tuo esclusivo interesse.

Esiste però una variante a questa forma di perturbazione dell’equilibrio di quel particolare microcosmo: ed è la famigerata Donna Anziana Dotata Di Telefono Cellulare. Si tratta di una particolare tipologia antropologica che andrebbe studiata, dato che rappresenta la massima espressione della capacità umana di estraniarsi da un contesto e immergersi totalmente nel proprio mondo, ignorando nel modo più assoluto la variabile rappresentata dalla presenza di esseri umani terzi.

Quando la DADDTC (per semplicità, d’ora in poi, la chiameremo Telefonante) decide che è il momento di occupare l’attesa esercitando la Comunicazione; nel preciso istante in cui il suo cellulare aggancia il ricevente, si aprono scenari inaspettati per i numerosi astanti.
Ada! … comu ci sontu! Ma sta rimbambisci???  – (la Telefonante manifesta sorpresa per non essere stata riconosciuta dalla voce, peraltro emessa ad altissimo volume, ed esprime dubbi circa la residua facoltà di intendere e di volere della Ricevente).

Sine, iò sontu, ci t’ha bbinduta! cugginata Melina! – (la Telefonante fornisce rassicurazioni circa la sua identità, indovinata per caso dalla Ricevente, elargendo una colorita interiezione).

Comu stae figghiuta? è sciutu di corpu poi? – (la Telefonante chiede notizie in merito alla momentanea irregolarità intestinale del figlio della Ricevente, dovuta con ogni probabilità a stipsi occasionale).
Vabbé, ma comu, a diarrea? – (la Telefonante chiede delucidazioni circa la natura e la consistenza del materiale fecale espulso dal succitato ragazzo).

È proprio in questa fase che tra gli ammutoliti astanti si instaura quella muta solidarietà che si manifesta in un diffuso desiderio di guardarsi negli occhi, per la prima volta da quando sono lì. La netta sensazione di essere entrati in uno stato di sospensione della realtà accomuna ormai i malcapitati ascoltatori, ormai pronti a tutto.

N’addhra fiata ‘mpara cu ssi ‘ncascia ti fiche, lu fessa! – (la Telefonante auspica che in futuro il ragazzo si astenga dall’ingurgitare esorbitanti quantità di fichi, facendo tesoro dell’episodio di dissenteria appena vissuto).
Sienti, ma li case noe l’iti stipulate poi?… ce ha dittu? … no ssi sente, mannaggia lu salutatu! …
Alla domanda sull’incerto esito del rogito notarile circa la compravendita immobiliare in oggetto, a seguito delle sopraggiunte difficoltà di comunicazione imputate a un sedicente Salutato, fa seguito un silenzio tombale che testimonia lo stato di tensione emotiva degli astanti, seriamente preoccupati sull’esito della vicenda; silenzio interrotto da una impetuosa Cavalcata delle Valchirie proveniente da un cellulare ignaro del momento topico, immediatamente zittito dal proprietario con gesto di sincera costernazione.

Ah! … allora mo’ bbi trasferiti alli case noe? Menu male ca ddhretu a ddhra strittuleddhra no mmi piacìa filu, paria ca stivi alli pittaci! 
Un sospiro di sollievo generalizzato fa seguito alla sopraggiunta certezza della risposta positiva alle problematiche abitative della Ricevente, finalmente in grado di elevare il proprio status sociale trasferendosi da una borgata popolare ad un quartiere residenziale. Una standing ovation è lì lì per partire, forse anche un’ola da stadio olimpico, quando la porta dello studio si apre e il medico chiama a viva voce la Telefonante invitandola ad entrare.

Un timido accenno di protesta da parte di un ingenuo astante, circa il mancato rispetto del turno, viene immediatamente zittito dalla maggioranza silenziosa al grido di “lascia perdere, il dottore sa quello che fa”.
Ed è così che, finalmente, l’innaturale e metafisico silenzio della sala d’attesa può finalmente diffondersi con soporifero effetto, avvolgendo nelle sue spire l’indifferenza umana, appena appena scalfita, questo sì, dalla certezza che fuori da quelle mura la vita continua, cambiando i destini umani.
Grazie alla Telefonante.

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