Dopo un’estate caratterizzata dalle parole “crisi” e “instabilità”, che possono essere declinate sia in campo economico-finanziario che in campo politico, il mondo intero si troverà ad affrontare un autunno decisamente “caldo”,

 tra appuntamenti elettorali e nodi da sciogliere, come le operazioni militari della Nato in Libia. Ma ci sono anche anniversari importanti da ricordare e commemorare. In tutto questo, le massime istituzioni economiche tenteranno di intervenire per stabilizzare i mercati estremamente volatili, che hanno messo in ginocchio anche gli Stati Uniti, facendogli perdere lo scettro della “prima economia” del mondo.

20 Agosto 2011 -Vent’anni fa l’U.R.S.S. crollava. Il vice presidente dell’Unione Sovietica, Gennadi Yanayev, il primo ministro Valentin Pavlov e il ministro della Difesa Dmitri Yazov, insieme all’allora capo del KGB, Vladimir Kryuchkov, guidarono un manipolo di funzionari contro Mikhail Gorbaciov, per impedirgli di firmare il Trattato dell’Unione, che avrebbe formalmente messo fine al regime comunista sovietico. Gorbaciov, allora presidente, fu messo agli arresti nella sua dacia in Crimea, ma il colpo di Stato non trovò una sponda nella massa del popolo russo, che si oppose ai golpisti. Primo fra tutti Boris Eltsin, destinato poi a guidare la “nuova” Russia del dopo-Glasnost. Dopo tre giorni di caos, il 21 agosto i golpisti furono arrestati e Gorbaciov tornò alla presidenza dell’Unione Sovietica. A dicembre dello stesso anno, si compie pienamente la dissoluzione dell’impero fondato nel 1917 dalla Rivoluzione leninista di Ottobre. L’Unione Sovietica non esiste più.

11 Settembre 2011 – L’attacco alle Torri Gemelle. Quest’anno si commemora il decennale degli attacchi alle Twin Towers a New York, che hanno costituito uno spartiacque nella storia del mondo. Dopo gli attentati, il presidente George W. Bush ordinò operazioni militari in Iraq e Afghanistan. Oggi, i due Paesi stanno per essere abbandonati dalle truppe americane e da quelle della coalizione. Dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, gli Stati Uniti superano il loro lutto più grande e si trovano davanti agli occhi un mondo profondamente cambiato.

Elezioni nel mondo. Tanti sono gli appuntamenti elettorali fino alla fine di quest’anno, in Europa come in Africa e in America del Sud. Neul Vecchio Continente sono chiamati alle urne i cittadini in Polonia (9 ottobre) per l’elezione del Parlamento e a due mesi dal termine del primo semestre europeo a conduzione polacca, in Bulgaria per le elezioni presidenziali (23 ottobre), e sempre a ottobre anche se con data da definire per l’elezione del presidente in Irlanda, mentre la Svizzera si recherà alle urne per eleggere il proprio Parlamento.

Interessante l’appuntamento elettorale della Danimarca, che andrà alle urne il 12 novembre per le elezioni parlamentari e che dovrebbe contestualmente votare anche un secondo referendum per rientrare nella “famiglia europea”, come annunciato a marzo di quest’anno dal premier Lars Løkke Rasmussen. Ma il referendum non è stato ancora confermato, anche a causa delle “turbolenze” che stanno sconquassando gli assetti europei e che potrebbero spingere i danesi a reiterare il loro “no” all’euro, che attualmente versa in gravi condizioni in seguito alla crisi economica globale.

In Germania il 4 settembre si terranno le elezioni nei Land di Berlino e del Meclemburgo. Angela Merkel punta a riconquistare Berlino, che alle precedenti votazioni è andata all’SPD, con il 33% delle preferenze. A dicembre del 2011, infine, si terranno le elezioni parlamentari in Russia, dalle quali si potrà capire qualcosa in più riguardo al “duello” ai vertici, che vedrà Vladimir Putin e il suo (ex) delfino Dmitri Medvedev scontrarsi per la poltrona da presidente della Federazione russa nel 2012. Mentre poco prima, il 30 ottobre, il Kyrghizistan andrà alle urne per leggere il suo nuovo presidente.

In tema di primarie, il 9 e 16 ottobre in Francia si terranno quelle dei Socialisti, “orfani” di Dominique Strauss-Kahn che, prima di essere accusato di violenza e stupro prima negli Usa e poi in Francia, era il candidato in pectore della sinistra per riconquistare l’Eliseo. In pole position François Hollande, Martine Aubry e Segolene Royal. Sono le prime primarie aperte a tutti. Da questi tre nominativi verrà fuori colui (o colei) che sfiderà Nicolas Sarkozy per la poltrona dell’Eliseo nel 2012. Al momento i sondaggi danno in vantaggio Hollande.

E la Spagna anticipa il voto. Il premier Jose Luiz Zapatero ha annunciato che le elezioni generali in Spagna si terranno il 20 novembre di quest’anno, invece che nel 2012. Spinto dalle manifestazioni degli indignados, il leader socialista ha fatto un passo indietro e non si ricandiderà per il terzo mandato. Al suo posto Alfredo Perez Rubalcaba, cui spetterà il duro compito di riportare in alto l’onore dei socialisti iberici, ridotti ai minimi termini. Per il Partido Popular si candiderà alla poltrona di numero uno della Moncloa Mariano Rajoy. I sondaggi danno in vantaggio i popolari, già usciti vincitori nella recente tornata amministrativa.

Al voto anche in Maghreb e Medio Oriente. Il Marocco andrà alle urne per leggere il nuovo Parlamento il 7 ottobre. La Tunisia dovrebbe recarsi alle urne il 23 ottobre, ma anche qui, come in Egitto, l’appuntamento elettorale è ancora incerto. Al Cairo, il governo ad interim dei militari, che governa il Paese dopo la cacciata di Hosni Mubarak, aveva annunciato le elezioni sempre a ottobre, ma sono state posticipate a data da definire, scatenando le proteste dei movimenti che hanno animato la “primavera egiziana” e che hanno ripreso a riunirsi in piazza Tahrir, cuore delle proteste anti-Mubarak.

Al voto anche l’Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti. A Ryadh il 22 settembre si dovrebbero tenere le elezioni legislative, ma la data non è stata ancora confermata. Il 24 settembre, invece, nel Bahrein si terrà il primo turno per le elezioni del Parlamento. Nello stesso giorno, le urne saranno aperte anche negli Emirati Arabi, sempre per le elezioni legislative. A ottobre, con data da definire, urne aperte anche in Oman.

Nello stesso giorno data in cui si commemorano gli attacchi alle Torri Gemelle, il Guatemala andrà al voto per eleggere il suo presidente e i membri del Parlamento. Il 9 ottobre sarà il Paraguay ad eleggere il nuovo presidente, e sempre a  ottobre, è il turno dell’Argentina, chiamata a scegliere il suo nuovo capo di Stato. Cristina Fernandez da Kirchner correrà per il suo secondo mandato, anche se i sondaggi la danno in difficoltà.

Il 28 novembre si vota nella Repubblica democratica del Congo, sia per eleggere il presidente che per i membri del Parlamento, ma la data non è stata ancora ufficializzata. Sempre in Africa, si voterà tra breve a Capo Verde (21 agosto) per il secondo turno delle presidenziali), in Liberia il 23 agosto per il referendum e in Camerun a ottobre (con data da definire) per le presidenziali.

Il 13 settembre si riunisce nel palazzo di vetro di New York la 66esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. A margine dei lavori dell’Onu si riunirà anche per la quinta volta il Gruppo di contatto sulla Libia. Obiettivo del Gruppo sarà quello di fare il punto sulla situazione e decidere se prolungare o fermare le operazioni militari della Nato che sta continuando a bombardare il Paese libico, dando pieno sostegno al Comitato Nazionale Transitorio dei ribelli con sede a Bengasi. Il 22 settembre, invece, cade il decimo anniversario della firma della Dichiarazione di Durban, scritta durante la Conferenza Mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza che si è tenuta in Sudafrica nel 2001.

Infine, anche senza date ufficiali da confermare, la comunità internazionale il prossimo autunno si troverà impegnata anche su diversi altri fronti. La repressione in Siria sta continuando e si attende una nuova presa di posizione delle Nazioni Unite per fermare il massacro perpetrato da Bashar al Assad, dopo che la carta diplomatica finora giocata sembra non aver portato alcun risultato. Possibili nuove sanzioni, ma nessuno per ora parla apertamente della possibilità di un intervento militare.

Sul fronte economico, infine, l’Europa e gli Stati Uniti si sono stretti la mano in quest’estate di fuoco, durante la quale le Borse hanno bruciato miliardi su miliardi e vari Paesi sono stati a rischio default, come nel caso degli Stati Uniti, che per la prima volta nella loro storia sono passati da un rating AAA a solo due A.

Nel Vecchio Continente l’impegno è quello di “salvare” l’eurozona, attraverso un sostegno diretto ai Paesi con i deficit più alti (è stato il caso della Grecia e poi della Spagna e dell’Italia). Su questo lo sguardo vigile della Cina, che ha investito in fondi americani ed europei e che ora teme di perdere tutto. Da Pechino il premier Wen Jiabao ha recentemente chiesto ai Paesi più “forti” in Europa di prendere in mano il problema e proseguire sulla strada della “responsabilità” per il risanamento dei conti epe rritrovare la stabilità finanziaria. Una rotta ben precisa per provare a riportare l’economia globale fuori dal guado della crisi.(tratta da Panorama)

Anna Mazzone è giornalista, vive a Roma ma sogna di trasferirsi a Istanbul. E’ direttore della rivista Formiche e collabora con il quotidiano Il Riformista, per il quale scrive di Giappone, Turchia e Caucaso.

 

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