Poco meno di trenta chilometri di costa, tre gradevoli località marine, un paesaggio che abbraccia lo Ionio, il profumo del mare che entra nell’entroterra, un fronte mare dalle alte potenzialità. Questo secondo noi potrebbe essere uno dei tanti motivi per definire Nardò: “Città di mare”.
La nostra intenzionale provocazione non è casuale, vuole essere lo spunto per suggerire una via (maestra) per il turismo locale.
Non siamo rimasti immuni dalla desiderata dell’assessore al turismo, Giancarlo Marinaci, che senza peli sulla lingua ha espresso il pensiero, accattivante, di realizzare un’utopia: le nostre marine come Portofino, arduo pensiero ma non impossibile, aggiungiamo noi.
Occorre a nostro parere gettare delle basi solide e partire da una visione di programmazione (progetti,concorsi di idee), sfruttando tutti i mezzi della democrazia partecipata, tanto attesa da chi da anni desidera assistere ad una metamorfosi del modo di pensare e di agire.
In questo è assolutamente necessario, da parte degli stessi cittadini, superare una vecchia e lesiva mentalità nei confronti del turismo; che ricordiamo è un indotto non di poco conto in termini di ricadute occupazionali ed anche economiche; vale la pena di ricordare che tutto ciò risulta essere spesso appannaggio di realtà imprenditoriali “straniere” con capitali che “emigrano”.
E’ necessario guardare e copiare i buoni esempi. Bisogna osservare altre realtà, con occhio attento e interagire con amministrazioni che da tempo utilizzano formule vincenti in questo campo.
Ovviamente senza perdere il senso della realtà, partendo dall’effettiva conoscenza del territorio neritino che, dopo anni di abusivismo edilizio, ha una configurazione urbana tale da rendere difficile l’insediamento di strutture ricettive e di intrattenimento; ciò non vuol dire che le stesse non si possano realizzare.
Occorre comunione di intenti tra un’amministrazione motivata e un’imprenditorialità che da tempo naviga a vista, dato che in questi anni è stata lasciata sola senza quell’aiuto che avrebbe fatto la differenza.
Nardò è una città di mare. Questo vuol dire realizzare la riqualificazione del fronte mare con un concorso di idee internazionale, pensare di legare la città e le coste con una viabilità idonea, rendere fruibile il progetto dell’albergo diffuso.
Significa educare il cittadino a rispettare le regole e l’ambiente, rendendolo parte attiva di un progetto da cui ciascuno possa ricavare un utile, con servizi che funzionino e che non siano frutto di improvvisazioni e pressapochismo.
Il porto non è una chimera. Realizzare un porto turistico è una delle sfide con cui un’amministrazione “coraggiosa” dovrebbe a breve fare i conti. È impensabile credere che il territorio non possa sostenere una struttura così importante; e che vi siano altre realtà vicine questa è solo una sterile giustificazione, basti vedere altre realtà come Ischia o la Sardegna.
Nardò deve essere una Città di mare.
Il coraggio di cambiare non è da tutti, ma probabilmente è giunto il tempo di affrontare concretamente la questione con idee e volontà che vadano oltre il luogo comune che vede Nardò come una città abbandonata a se stessa e nella quale il degrado,il pensare in piccolo e soprattutto in modo egoistico non hanno portato finora da nessuna parte, rendendo sterile un territorio con una vocazione naturale ma inespressa.
Questa città merita attenzione! Nardò ha bisogno di emergere con le sue ricchezze naturali, paesaggistiche, culturali, sensoriali, riconosciute da tutti coloro che, almeno una volta si siano trovati a visitarla, malcomprendendo quel malsano masochismo del gestire in malo modo una risorsa così evidente. Noi rinnoviamo la nostra “provocazione”: Nardò … città di mare!