In queste ultime settimane gli italiani sono di fronte all’ennesima crisi finanziaria che viene affrontata con i soliti provvedimenti “lacrime e sangue”, cioè con sacrifici che servono solo ad ingrassare i porci a scapito del popolo.
La BCE ha imposto nelle ultime ore all’ Italia (ufficialmente per evitarle il default) una serie di misure che sanciscono:
1) la fine della sovranità politica in Italia (semmai ne fosse rimasta)
2) la fine dello Stato sociale
3) la necessità di una rivolta popolare fuori da un Parlamento, ormai svuotato di qualsivoglia funzione.
Draghi e Trichet hanno praticamente imposto a Berlusconi e Tremonti il taglio delle pensioni, la revoca dello Statuto dei Lavoratori, un ulteriore cessione di ricchezza nazionale ai privati ed alle banche ( privatizzazioni) ed un liberismo duro e puro in linea con la migliore tradizione capitalista. Il golpe che come al solito prende forma mentre gli Italiani sono sotto l’ ombrellone.
Qualcuno potrebbe credere che questi sacrifici servano in un periodo di crisi economica planetaria. Niente di più falso! Questi provvedimenti sono assolutamente inutili perché non colpiscono il problema alla radice, la causa scatenante che provoca l’indebitamento, cioè in concreto come si forma il “famoso” debito pubblico e chi sono i creditori che esigono questo denaro.
Quello che non perdoneremo mai a questa classe politica (indistintamente di destra o di sinistra) è la vigliaccheria, il non avere il coraggio di dire la verità e vi spiegherò il perché.
Questo debito pubblico è “reale” ma nello stesso tempo è un’arma per terrorizzare i cittadini ormai diventati sudditi di un sistema usurocratico che imperversa al di fuori di ogni controllo popolare.
I nostri cari politici sanno che i sacrifici ed i tagli imposti, che sono concreti e reali e che incideranno pesantemente sulla quotidianità degli italiani, non serviranno a fermare la crescita esponenziale del debito, quel debito che è il cappio al collo che la cupola mondialista ci impone.
Ci sono degli esempi nella storia più o meno recenti di chi ha affrontato in maniera radicale il problema monetario tirando via, o quanto meno provandoci, i popoli dalla morsa dell’usura internazionale.
L’Italia, ma sopratutto la Germania durante gli anni 30 per fare l’esempio maggiormente riuscito.
Nel 1963 con l’ordine esecutivo 11110 del 4 giugno, John Fitzgerald Kennedy tentò più blandamente una pari manovra autorizzando il tesoro ad emettere valuta senza passare dalla Federal Reserve. Il presidente Kennedy fu assassinato il 22 novembre di quello stesso anno.
Solo negli USA sono stati sette i presidenti assassinati che avevano messo mano a riforme monetarie, quattro con armi da fuoco e tre col veleno. In Europa per far fuori Hitler e Mussolini c’è voluta la più sanguinosa guerra della storia.
E non per ultimi ci sono da citare gli esempi, anche se diversi tra loro, della Russia di Putin e dell’Islanda nel 2011 e le teorie del nostro caro professor Giacinto Auriti sul signoraggio con l’esperimento messo in atto del SIMEC.
La soluzione sta nel riprendersi la proprietà della moneta in modo che lo stato torni ad emanarla senza debito con il risultato di fermare l’inflazione, rilanciare le attività produttive e conseguire la piena occupazione.
La moneta DEVE ESSERE SOLO UN CONTROVALORE, soltanto uno strumento convenzionale e non un valore assoluto. E’ il lavoro il patrimonio di una nazione.
Forza Nuova propone:
1) la nascita di una nuova moneta non più emanata dalla BCE ma dallo Stato Italiano che affianchi per un periodo ristretto l’ Euro per poi soppiantarlo. L’ emanazione di questa moneta, da subito, permetterebbe di dare respiro a pensionati e giovani coppie e permetterebbe un forte contributo a tutte le famiglie alla nascita dei propri figli. Nel tempo la sovranità monetaria eliminerebbe tute le ferite sociali procurate da decenni di capitalismo finanziario ed avvierebbe la Nazione ad un’epoca di prosperità.
2) il non riconoscimento del debito pubblico, (come avvenuto in Islanda) che non si può pagare e non è giusto pagare, salvo quella parte che lo Stato deve a i propri cittadini.
3) la formulazione di un Nuovo Piano Economico, attraverso il rilancio dell’ agricoltura e della piccola impresa ( come avvenuto in Polonia il cui Pil è quasi al 10% e la forza lavoro in agricoltura, pari al 25%)
4) il ritorno nelle mani dello Stato di acqua, luce, gas e servizi primari con conseguente abbassamento del costo di tutte le utenze (come avvenuto in Argentina)
5) piano energetico che comprenda un patto con Russia, Venezuela e Norvegia per un abbassamento del costo della benzina, e il rilancio del metano come combustibile nazionale. Queste proposte sono condivise dalla stragrande maggioranza degli Italiani e rappresentano l’ unico percorso possibile per salvare l’ Italia.
Voglio chiudere questo articolo con una citazione del ministro della Costa d’Avorio, Oulai Siene, a Durban nel 2001: “Se pensate che la schiavitù sia scomparsa, riflettete: come si può spiegare altrimenti che il prezzo di un prodotto, ottenuto con lunghi mesi di duro lavoro, sotto il sole e sotto la pioggia, da milioni di contadini, venga determinato da qualcuno che sta seduto su una sedia, dietro un computer, in un ufficio climatizzato, senza prendere in considerazione le sofferenze dei lavoratori? Dall’abolizione della schiavitù solo i metodi sono cambiati, sono diventati più ‘umani’. I neri non vengono più imbarcati su navi dirette verso le Antille e le Americhe, restano nella loro terra, sudano sangue, per vedere il prezzo del loro lavoro negoziato a Londra, Parigi o New York.
Gli schiavisti non sono morti, si sono trasformati in speculatori di borsa”.
Se non ci ribelliamo la strada verso la schiavitù del popolo italiano è vicina.
Pierpaolo Giuri
Forza Nuova Nardò