Mentre un intero paese era concentrato a osservare e analizzare le elezioni di Milano, Napoli e Torino, in un piccolo paese del Sud-Salento si svolgeva la più divertente e letteraria delle competizioni elettorali.
La politica italiana realizzava il proprio capolavoro non a Milano con la sorpresa Giuliano Pisapia o Napoli con il plebiscito al barricadero Luigi De Magistris, ma in provincia di Lecce, a Nardò, un paesone con poco più di trenta milaabitanti, con un centro storico che meriterebbe maggior fama e un passato glorioso di accoglienza: sul finire della seconda guerra mondiale la popolazione neretina accolse un campo profughi di ebrei scampati ai campi di concentramento nazisti.
A Nardò tutti gli schemi e contrapposizioni politiche tra destra e sinistra sono completamente saltate. Le ideologie? Roba da vecchi ubriaconi. L’ideologia è soltanto la passione e l’ossessione della propria diversità che al momento dove è andata non si sa, direbbe Giorgio Gaber. Ma andiamo con ordine. Come in ogni elezione che si rispetti anche a Nardò c’era il Partito Democratico (PD) da una parte ed il Popolo della Libertà (PDL) dall’altra e fin qui, ovviamente, nulla di strano. Ma nei piccoli paesi tutti vogliono fare il Sindaco e tutti credono di poterlo fare e magari qualcuno ci riesce pure.
E così ecco il terzo incomodo: Marcello Risi, vendoliano e candidato di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) ma iscritto al PD (!) Sedotti dall’indiscutibile fascino mediterraneo di Risi, anche i cattolici dell’Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (più comunemente nota come UDC di Casini) ed i meridionalisti di IoSud (un piccolo partito diversamente-di-destra con molti ex missini) hanno deciso di appoggiare il candidato di SEL.
E così in una nazione in cui a sinistra il motto è “mai con Silvio lo sciupafemmine” ed a destra “i comunisti mangiano i bambini o i comunisti sono tutti pubblici ministeri”, c’è un paese del Sud del sud dei Santi in cui è possibile che vendoliani, ex-missini e cattolici trovino un’intesa politica e un candidato comune. Se fosse finita qui saremmo, tutto sommato, nella sfera del possibile, di quel ballo del potere in cui tutto cambia perché tutto rimanga immobile. Ma la storia, ovviamente, non finisce qui. Al ballottaggio, a sfidare la funerea Antonella Bruno, del PDL, non arriva il candidato del PD, lo spregiudicato (come vedremo tra poco) Giancarlo De Pascalis, ma Risi e la sua coalizione sinistra-centro-destra. Come in ogni ballottaggio che si rispetti, la domanda è: con chi si allea ora il candidato perdente del Partito Democratico? La politica italica ci ha abituato a tutto. Logica, però, vorrebbe che il candidato del PD appoggi il candidato-diverso, il terzo incomodo, quello dell’allegra coalizione SEL, UDC, IoSud, considerato che Risi è iscritto, tra l’altro, al PD ed è un candidato di SEL.
Ma così non è. Il candidato del PD, spregiudicatamente, decide di appoggiare, contro le indicazioni del “suo” partito, il candidato del PDL! Come sono lontani i tempi in cui il PD e le liste alleate annunciavano trionfalmente il loro candidato: “Alla luce dell’attuale, fluttuante e confuso scenario politico neretino abbiamo deciso di rompere ogni indugio e di proporre alla carica di sindaco della Città di Nardò l’architetto Giancarlo De Pascalis. Un tecnico che si è contraddistinto per il suo operato e che ha acquisito nel frattempo la giusta maturità politica, fondamentale per il governo della Città”. Il fluttuante e confuso scenario politico neretino resta ancora oggi e De Pascalis sembra esserne un protagonista molto ben inserito. A Nardò l’ubriacatura ideologica ha passato la mano a un certo pragmatismo. Le divisioni ideologiche sono limitate alle scarpette da ginnastica o da tennis, al fare il bagno o la doccia o a fumare un pacchetto di Marlboro o di contrabbando.
Con le elezioni di Nardò la politica ha superato se stessa e le rappresentazioni comiche e ironiche che ne sono state fatte negli ultimi anni. Dopo Nardò le ideologie e l’appartenenza politica (grazie al cielo) non hanno più senso. Il caso di Nardò descrive al meglio una politica che dietro lo scontro ideologico buono ad accendere l’entusiasmo di qualche fedelissimo e cieco seguace, vive di solo pragmatismo e personalismo. È questo il grande cambiamento politico che stiamo vivendo. Le rivoluzioni durature avvengono lentamente e quasi nell’oscurità.
S’insinuano nella società senza lasciare, apparentemente, traccia. Elezioni come quelle di Nardò cambiano il percorso della storia perché abbattono letteralmente tutte le categorie politiche, tutte le divisioni ideologiche e creano un precedente. Dopo Nardò tutto sembrerà essere come prima, ma non lo sarà. Segnatevi la data delle elezioni di Nardò: 30 maggio 2011. Sui libri di scuola troverete la caduta del muro di Berlino, ma il ritmo della storia l’ha cambiato Nardò. (tratto da leMAG)