Gli ultimi avvenimenti in tema di bilancio, con riferimento in particolare all’annunciato sforamento del patto di stabilità, sono il segnale evidente che chi ci ha additato come “gufatori” era probabilmente sprovveduto o in malafede visto che bastava avere un minimo di conoscenza di contabilità pubblica per capire che Risi e compagni, sin dal loro insediamento, avevano intrapreso una rotta sbagliata.
Oggi a certificarlo sono i revisori dei conti, gli stessi che qualche giorno fa qualcuno, poco avveduto, ipotizzava potessero esprimere addirittura un parere favorevole sia sugli equilibri di bilancio che sul patto di stabilità, lasciando intendere anche un fantomatico via libera dato al sindaco da parte di alcuni Magistrati della Corte dei Conti. Evidentemente ci si è sbagliati.
L’ottimismo, paventato anche dalla maggioranza, è stato contraddetto dai fatti che dicono, invece, che le preoccupazioni espresse dai Consiglieri Capoti, Maccagnano, De Pascalis e Mellone oltre un mese fa erano concrete. E forse, allora, si sarebbe potuto lavorare insieme per sistemare le questioni, impresa che adesso appare ardua.
Oggi il parere dei Revisori è stato negativo. Cosa ci attende? Probabilmente la solita propaganda attraverso cui i consiglieri di opposizione saranno additati come “terroristi”, e probabilmente c’è chi sosterrà che anche quest’anno, come nel 2009, i revisori dei conti sono complici di chi vuole lo sfascio della Città.
È appena il caso di precisare, però, che la nostra intenzione non è mai stata quella di mandare a casa l’amministrazione, come pure qualche “propagandista” pensa e scrive, ma solo di fare in modo che le delibere finanziarie vengano approvate senza interpretazioni di parte, come avvenuto finora, anche perchè queste un domani potrebbero provocare un vulnus alla Città e ai Consiglieri che le hanno votate. E questa volta, a differenza del 2009 in cui c’è chi si è arrampicato sugli specchi per argomentare in modo diverso, la legge è chiarissima. Sempre che si abbia voglia di leggerla.
Mino Natalizio
Noi X Nardò