Siamo venuti a conoscenza del fatto che in mattinata alcune famiglie hanno, giustamente, protestato presso il settore Servizi Sociali per lo spaventoso aumento del servizio di mensa scolastica.Aumenti incredibili quelli applicati quest’anno, che vanno dal 26% al 33% per le famiglie con Isee fino a 6.713. La cosa inaudita, e che balza agli occhi, è che le fasce si fermano qui e sopra i 6.713 euro tutti i cittadini e i propri bimbi vengono equiparati, come se chi percepisce 7.000 euro l’anno possa essere considerato alla stregua di chi ne guadagna 40.000.

 

Una misura ancor più sbalorditiva se si pensa che le modalità di svolgimento del servizio di mensa (dalle ore 12.30 alle ore 14.20 circa) impongono ai piccoli che decidessero di non usufruire più del servizio in quanto esoso, dovrebbero comunque restare in classe in quanto a tempo pieno, non potendo ritornare nelle proprie abitazioni a pranzare, con un’evidente riduzione della libertà di scelta. Un servizio in buona sostanza a nostro avviso alquanto caro e per giunta sostanzialmente obbligatorio.

Aumenti che il sindaco e i Suoi fedelissimi (sempre meno, per fortuna) continuano a giustificare con il mancato aumento della Tasi dall’1 per mille al 2,3 nel Consiglio comunale del 10 settembre. Giustificazione assurda se si pensa che la legge è chiara e specifica che la Tasi serve a sostenere le spese dei comuni per i servizi cosiddetti “indivisibili”. Nella delibera nr. 93 di Consiglio comunale non approvata nella seduta poi andata deserta era previsto peraltro un elenco tassativo di voci che avrebbero composto la Tasi con aliquota al 2,3 per mille. Voci tra cui, ovviamente, non erano ricompresi i Servizi Sociali bensì: illuminazione pubblica, manutenzione del verde, servizi cimiteriali e polizia municipale.

 

Per rimediare al mancato introito di 1 milione e 100 mila euro Risi e i Suoi hanno quindi scelto discrezionalmente di tagliare i servizi sociali: mensa e social card su tutte. Una scelta politica discrezionale che contestiamo duramente, avvenuta per giunta nelle segrete stanze e e non nella massima assise comunale (luogo deputato a dare gli indirizzi politici) nelle ore in cui la Città era sprovvista persino di una squadra di Governo (la Giunta era stata azzerata).

 

Peccato che proprio un anno fa, nel novembre 2013, il sindaco dopo l’aumento di IRPEF (allo 0,8 %) e Imu (al 10,6 per mille) al massimo consentito per legge (come ancora oggi è) affermò: “Le difficoltà di molte famiglie, in particolare di quelle in cui entrambi i genitori sono disoccupati e di quelle monoreddito impone di non aumentare le tariffe per i servizi pubblici essenziali come la mensa scolastica”. E 6 mesi fa, nel maggio 2014, si spinse ad affermare che “La giunta comunale ha deciso di ridurre la retribuzione dei dirigenti comunali. I risparmi finanzieranno la social card, destinata alle famiglie più povere”.

 

Oggi a distanza di pochi mesi saltano sia l’una che l’altra misura. Due esempi della politica risian-renziana degli annunci. Le bugie però hanno, come al solito, le gambe corte. Invitiamo, oggi ancor di più, i cittadini a diffidare dai comunicati e dagli annunci sui social network del primo cittadino. I fatti smentiscono ormai puntualmente e costantemente le sue parole.

 

Pippi Mellone

Consigliere comunale

Comunità Militante

Andare Oltre