Non da operatore del diritto, ma da semplice cittadino di Nardò, non posso esimermi dal commentare la delibera approvata dalla Giunta lo scorso 16 ottobre sul piano coste.
Si tratta di un atto amministrativo determinante per lo sviluppo turistico del territorio.
Tuttavia, a mio sommesso avviso, presenta evidenti profili di illegittimità.
Vediamo quali.
Ad oggi, com’è noto, Nardò non è ancora riuscito a dotarsi del Piano delle coste.
Sia il TAR Lecce, che il Consiglio di Stato, però, hanno ripetutamente stabilito che l’assenza del piano comunale delle coste non impedisce il rilascio di nuove concessioni demaniali, purchè le domande dei privati siano conformi al piano regionale delle coste.
Infatti, la Legge regionale n. 17/06 assegnava ai Comuni 4 mesi per adeguarsi al Piano regionale (approvato ad ottobre 2011), elaborare un loro Piano e rilasciare nuove concessioni; i Comuni, quindi, avrebbero dovuto approvare il Piano coste entro febbraio 2012; il termine di 4 mesi non era perentorio, ma gravi ritardi dei Comuni avrebbero impedito il rilascio di nuove concessioni e pregiudicato l’iniziativa economica del privato tutelata dall’art. 41 della Costituzione.
Sicchè, accertati questi ritardi, i Giudici hanno stabilito che, anche senza il piano coste, i Comuni possono rilasciare nuove concessioni, salvaguardando il diritto di iniziativa economica del privato.
Ora, con la delibera 328, la Giunta ha dato mandato all’ufficio di assegnare nuove concessioni solo dopo le procedure di selezione e i bandi che saranno attivati “a partire dall’anno 2015”!
In altre parole, secondo l’Amministrazione, si potranno rilasciare nuove concessioni solo a conclusione delle gare che saranno attivate “a partire dall’anno 2015” (quindi, volendo, anche a dicembre 2015), salvo ulteriori intoppi burocratici, contenziosi sui bandi, etc. etc..
La decisione della Giunta appare, in primis, in contrasto con il principio di libertà di iniziativa economica del privato richiamato nelle pronunce amministrative.
Infatti, rinviare al 2015 la sola pubblicazione dei bandi vuol dire, di fatto, bloccare per almeno un altro anno l’iniziativa economica di coloro che da tempo chiedono di investire nel territorio.
Appena 10 giorni fa, con la sentenza 2480, il TAR Lecce ha dichiarato illegittimo il diniego ad una concessione emanato proprio dal nostro Dirigente per l’assenza del piano coste, ribadendo che l’iniziativa economica del privato non può essere pregiudicata dai ritardi del Comune di Nardò.
Così si legge nella sentenza: dopo il Piano regionale “l’attività concessoria è consentita e appare anzi doverosa esplicazione della naturale obbligatorietà dell’azione amministrativa”; infatti, “la necessità di salvaguardare la programmazione comunale non può tuttavia comportare dilatazione dei tempi tale da pregiudicare gli interessi privati, che sono anch’essi degni di tutela”.
Ciò detto, la decisione della Giunta appare in contrasto anche con il diritto comunitario che viene richiamato per giustificare i bandi da pubblicare nel 2015.
Infatti, la famosa direttiva europea Bolkestein stabilisce che la domanda del privato deve essere istruita con “la massima sollecitudine” e che, in mancanza di risposta del Comune entro un termine prestabilito, “la concessione si intende rilasciata”.
La direttiva nasce dall’esigenza del privato di avere tempi certi e ragionevolmente rapidi nell’investimento che decide di effettuare.
Pertanto, stabilire oggi che le domande dei privati avranno risposta dopo i bandi che saranno pubblicati solo nel 2015 rappresenta tutto il contrario della direttiva europea!
Peraltro, il nostro Comune non è certo famoso per la celerità con cui pubblica bandi! L’ultimo esempio è quello del PUG: il 1° luglio, la Giunta ha dato mandato al Dirigente di effettuare la selezione pubblica per individuare i tecnici che dovranno redigerlo; ancora oggi, trascorsi quasi 4 mesi, non è stato pubblicato nulla.
Anche i bandi indicati nella delibera appaiono illegittimi.
Il codice della navigazione, infatti, stabilisce che il Comune è tenuto ad una semplice procedura comparativa, secondo i criteri prestabiliti, tra il privato che richiede la concessione e gli altri concorrenti sulla medesima area.
Non è richiesto, né necessario alcun bando!
Ciò è già stato accertato dal TAR Lecce.
Il nostro Dirigente aveva negato una nuova concessione, perché poteva essere rilasciata solo all’esito di una procedura ad evidenza pubblica: 10 giorni fa, con la sentenza 2480, il TAR ha ritenuto illegittima anche questa motivazione, in quanto “la necessità di procedere al rilascio di concessioni demaniali all’esito di procedura ad evidenza pubblica, è un’argomentazione non decisiva, posto che la stessa implica unicamente la necessità di esperimento di apposita procedura comparativa tra l’istanza del ricorrente ed eventuali, analoghe istanze presentate da terzi”.
Da ultimo, un dubbio sorge spontaneo.
Non avendo approvato il piano coste, l’Amministrazione non ha ancora individuato i siti per i nuovi stabilimenti balneari. Sicchè, i bandi indicati nella delibera dovrebbero avere ad oggetto le aree individuate dai privati nelle loro istanze.
Ciò è legittimo? I bandi possono avere ad oggetto le aree richieste in concessione dai privati? O, invece, possono riguardare solo i siti individuati dall’Amministrazione con il piano coste?
E’ triste dirlo, ma basterebbe imitare altri Comuni, che hanno sapientemente “sfruttato” tali sentenze per favorire la nascita di insediamenti balneari, magari in aree inutilizzate, senza ulteriori passaggi burocratici, ma seguendo la sola procedura comparativa del codice della navigazione; nel contempo, se non siamo in grado, come pare, di elaborare un nostro Piano coste, farlo predisporre dal Commissario nominato dalla Regione, attribuendogli oneri ed onori.
La delibera della Giunta, invece, sembra solo il pretesto per rinviare ancora una volta il rilascio di nuove concessioni e far assumere agli organi preposti le responsabilità per cui sono retribuiti.
In questo periodo di crisi, spetta innanzitutto all’Ente pubblico creare, senza ritardi, le condizioni per consentire il superamento delle forti criticità che attanagliano il settore dell’economia.
Rinviare di almeno un anno la soluzione dei problemi non appare in linea con i risultati che Nardò merita e che i cittadini invocano da tempo.
Avv. Paolo Gaballo