Si svolgerà oggi pomeriggio, nella Sala convegni del Chiostro dei Carmelitani con inizio dei lavori alle ore 18.00, la presentazione del Progetto “La salute, un bene condiviso. L’accesso degli immigrati ai servizi sociosanitari e alla prevenzione. Illustrazione di un’ indagine esplorativa coordinata dal gruppo di ricerca della cattedra di Psicologia clinica dell’Università del Salento .

Il progetto, presentato dalla Associazione “Farsi Solidali”, braccio operativo della Cattedrale di Nardò, in partenariato con i Comuni dell’Ambito territoriale n. 3 di Nardò e con l’Associazione “Salute Pubblica”, è stato realizzato con il contributo della Regione Puglia ed ha per obiettivo l’inclusione sociale dei migranti e dei loro nuclei familiari.

A presentare il progetto sarà la dottoressa Graziana Ronzino,

Interverranno all’incontro il Presidente del Coordinamento istituzionale dei Comuni di Ambito, Carlo Falangone, e il Presidente dell’ associazione Farsi Solidale, Monsignor Giuliano Santantonio.

A presentare i risultati dell’indagine, che si è svolta a Nardò nel 2014, Tiziana Marinaci e Claudia Venuleo. Coordina i lavori Milena Rizzo.

Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il Centro d’Ascolto della Cattedrale di Nardò, l’Associazione Onlus “Diritti a Sud” e gli allievi stranieri frequentanti la scuola di italiano per immigrati gestita dalla stessa Associazione.

“Il progetto – si legge nella sintesi del lavoro di ricerca, curato da Tiziana Marinaci e Claudia Venuleo .- ha inteso esplorare le rappresentazioni e le attese degli immigrati di Nardò nei confronti del paese ospitante e dei servizi di accoglienza presenti nel territorio. L’esplorazione infatti è sembrato un passo importante per aprire ponti di dialogo con la comunità, ma anche per orientare i servizi e le realtà associative che, quotidianamente, giocano un ruolo chiave nella costruzione di strategie di convivenza e integrazione.”

Due le principali rappresentazioni che sarebbero quindi emerse:

da un lato, un vissuto di accoglienza, apertura, riconoscimento da parte della comunità, che a sua volta alimenta un sentimento di appartenenza e di fiducia nei confronti del paese ospitante.” Tale vissuto – si legge nel lavoro di ricerca – caratterizza soprattutto chi ha ricercato o comunque è stato raggiunto dai servizi di accoglienza, che in questo senso sembrano funzionare da vettori di integrazione e di riconoscimento reciproco”;

dall’altro,” un vissuto di mancato riconoscimento dei propri bisogni, e – più estesamente – della propria identità: ci sente giudicati e respinti. Tale vissuto caratterizza chi è da poco a Nardò, anche se non necessariamente da poco in Italia, e chi è costretto a risiedere nei campi”.

Nel complesso, i risultati dell’indagine segnalano l’opportunità di incrementare servizi di accoglienza che possano essere di supporto non solo a bisogni materiali ma anche alla domanda di integrazione.; “quando l’ancoraggio ai servizi viene meno il vissuto di isolamento e di sfiducia appare radicale”.

“Il programma di lavoro” spiega Salvatore Polo dell’associazione Farsi Solidale- – è teso al perseguimento degli obiettivi di garantire accoglienza e affermazione del diritto alla salute a tutti i migranti regolarmente presenti sul territorio e irregolari; ad assicurare all’utenza straniera l’assistenza e le informazioni necessarie a rendere agevoli l’accesso e la fruizione dei servizi socio sanitari; a prevenire il disagio dovuto a barriere di carattere linguistico, culturale, religioso, permettendo l’espressione della domanda di salute e facilitando l’intervento e una assistenza completa ad efficace; a facilitare la comunicazione e la relazione fra gli operatori dei servizi e i cittadini stranieri; a contribuire alla promozione delle salute delle donne immigrate attraverso attività informative mirate all’accesso delle stesse ai programmi di screening e di prevenzione ai tumori. E infine a contribuire al miglioramento delle qualità dei servizi offerti attraverso un’azione di informazione/ formazione rivolta agli assistenti sociali e a migliorare le modalità di accesso per l’esigibilità del diritto alla cura dei migranti, anche e soprattutto immigrati irregolari nei confronti dei quali si registrano condizioni di maggiore disuguaglianza e negazione dei diritti di cittadinanza sociale.

 

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