Taranto – Ancora morti per infortuni sul lavoro. Un dipendente di una ditta appaltatrice è deceduto all’Ilva di Taranto poco dopo le 7, nell’area dell’altoforno 4. Giacomo Campo, operaio di 25 anni, viveva a Roccaforzata, a una decina di chilometri dal capoluogo, ed era dipendente dell’impresa Steel Service del gruppo Trombini che da anni, gia’ con la gestione Riva, opera nel siderurgico. Nelle stesse ore è morto a Roma un operaio di Atac di 53 anni, in un incidente avvenuto “nel corso di manovre di esercizio” nel deposito di via dei Campi Sportivi, all’Acqua Acetosa.

 

Mattarella “è una ferita per l’Italia” – “Ogni morte sul lavoro costituisce una ferita per l’Italia e una perdita irreparabile per l’intera societa’. Non e’ ammissibile che non vengano adeguatamente assicurate garanzie e cautele per lo svolgimento sicuro del lavoro”, ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

L’incidente nel deposito Atac di Roma – Tra le ipotesi, ancora da verificare, c’è quella che l’uomo sia rimasto folgorato mentre stava sistemando un pantografo. I sanitari del 118, immediatamente intervenuti, non hanno potuto far altro che constatare il decesso, dovuto probabilmente ad un arresto cardiaco.

La tragedia all’Ilva – Secondo una ricostruzione fatta dai sindacati metalmeccanici, a margine dell’incontro avuto in Prefettura col viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, la Steel Service era stata allertata in nottata dall’Ilva perche’ il nastro trasportatore che dalla stock house, un vero e proprio deposito, alimenta l’altoforno con i materiali necessari alla produzione della ghisa, si era bloccato a causa di un taglio longitudinale. La Steel Service ha quindi allertato subito i suoi operai e Campo, insieme agli altri colleghi di lavoro – ricostruiscono ancora i sindacati -, gia’ intorno alle 5 di oggi era nel siderurgico. Gli operai si sono messi al lavoro per consentire la ripartenza del nastro, pero’, osservano i sindacati, l’intervento e’ stato avviato senza attendere l’arrivo di una gru – questa e’ infatti la procedura seguita in casi del genere, puntualizzano sempre i sindacati – che avrebbe dovuto sollevare il contrappeso del nastro ed evitare che lo stesso potesse avere un movimento autonomo anche se l’impianto non era alimentato dall’elettricita’ perche’ gia’ disattivata.(AGI)

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