Giornata cruciale quella odierna per i destini delle comunità di Nardò e Porto Cesareo sul complesso fronte delle reti fognarie, dello smaltimento dei reflui e in generale della tutela ambientale del territorio jonico-salentino.
La riunione che il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e l’assessore alle Risorse idriche e Tutela delle Acque Gianni Giannini hannovoluto con i sindaci di Nardò e Porto Cesareo, con i tecnici della Regione e con vertici e tecnici di Aqp e Autorità Idrica, è servita per voltare pagina definitivamente rispetto al protocollo d’intesa tra Regione Puglia, Autorità Idrica Pugliese, Comune di Nardò e Acquedotto Pugliese del 30 settembre 2015 e successivamente ratificato dalla Giunta regionale. Un protocollo in parte già revocato dall’attuale amministrazione comunale neretina. Il Comune di Nardò ha partecipato alla riunione con il sindaco Pippi Mellone, l’assessore all’Ambiente Graziano De Tuglie e il dirigente dell’Area Funzionale 1 Nicola D’Alessandro.
Due i punti fermi dell’accordo raggiunto oggi a Bari negli uffici della presidenza regionale: il primo è la salvaguardia di quella parte dell’intesa e dei relativi aspetti tecnico-procedurali che riguardano la realizzazione delle reti fognarie nelle marine di Nardò e nell’abitato di Porto Cesareo e l’adeguamento tecnologico del depuratore di Nardò (con risorse già inserite nei Por) con l’obiettivo di raggiungere il massimo grado di affinamento; il secondo è l’azzeramento di ogni precedente accordo o intesa formale sul cosiddetto “recapito finale”, considerati non più in linea con la tutela e la promozione di aree molto delicate e preziose dal punto di vista ambientale (nel caso specifico, per la presenza dell’area marina protetta e del parco di Portoselvaggio). Si passerà quindi, attraverso il lavoro dell’assessorato regionale e di Aqp, in stretto coordinamento con i Comuni interessati, alla stesura di un nuovo progetto che verrà portato all’attenzione del Ministero dell’Ambiente e che contemplerà una soluzione tecnica senza scarico a mare, con depurazione al massimo livello (la cosiddetta “tabella 4”), riutilizzo dei reflui e smaltimento o conservazione su suolo tramite trincee drenanti. Di fatto, la soluzione che la Regione sta già percorrendo nei territori di Martina, Locorotondo e Manduria. Il Comune di Nardò ha dato oggi stesso la disponibilità di tre ettari e mezzo di terreno da utilizzare per la realizzazione delle trincee drenanti, mentre Aqp nelle prossime settimane invierà i propri tecnici a effettuare sopralluoghi sui territori dei due comuni.
La posizione di Michele Emiliano, premessa logica e procedurale dei lavori del vertice odierno, è quella di venire incontro alla volontà delle comunità locali e soprattutto di tenere in conto le esigenze ambientali dei territori. Più volte nel corso dell’incontro il presidente della Giunta regionale ha ribadito che è nell’interesse di tutti perseguire soluzioni che non solo scongiurino lo scarico a mare, ma anche “lo spreco di una sola goccia d’acqua”. Da parte sua e dell’assessoreGiannini è arrivata la rassicurazione rispetto a una modifica del Piano regionale delle Acque che preveda il riutilizzo totale dei reflui non solo a fini irrigui, civili e industriali, ma anche per la rinaturalizzazione delle aree. Lo stesso Emiliano ha garantito che farà leva sui suoi referenti politici in Parlamento per la modifica delle leggi che attualmente ostacolano l’opzione del ravvenamento della falda. La Regione, in definitiva, starà accanto a Nardò e Porto Cesareo nel percorso del nuovo progetto e nella interlocuzione con il Ministero dell’Ambiente.
“Torniamo a casa con un grande risultato – commenta il sindaco Pippi Mellone – che è una intesa politica e tecnica che garantisce risultati fondamentali, cioè superare la condotta,scongiurare lo scarico a mare, depurare al massimo i reflui, avere la fogna nelle nostre marine. Una soluzione che slega concettualmente la questione del recapito finale delle acque da quella delle reti fognarie di Nardò e Porto Cesareo, tenute insieme dal famigerato protocollo. Faremo tutti gli sforzi possibili in questa fase per mettere in piedi un progetto alternativo che ci consenta di difendere il nostro mare e di non perdere, anzi sfruttare, una grande risorsa come l’acqua. Devo ringraziare il presidente Emiliano, che mi ha sorpreso per la incredibile sintonia di sentimenti e di volontà con la comunità neretina, che vuole difendere a tutti i costi il proprio mare e non finire vittima degli appetiti di chi insegue quella condotta”.