Nardò 18 FEB 2017_ Riprendiamoci Nardò dopo un’ attenta analisi scevra da condizionamenti di colore politico vorrebbe oggi lanciare un appello rivolto alle parti in causa diametralmente opposte affinchè si possa giungere a una conclusione che non penalizzi ulteriormente il territorio e soddisfi in egual misura i timori giustificati degli ambientalisti e le logiche turistiche ed economiche dei legittimi proprietari e degli operatori locali. Pensare di poter utilizzare in questo periodo in cui la sostenibilità ambientale è a rischio materiali oramai obsoleti e che creano nel tempo disastri per l’ ecosistema in cui vengono proposti è fuori da ogni linea di pensiero condivisibile. Cemento, ferro e tufo oramai hanno fatto il loro tempo e ci siamo resi conto che questo tipo di materiali hanno creato uno stravolgimento nel Salento , soprattutto nelle marine, causando danni oramai insanabili nel paesaggio e nella salubrità ambientale. Riproporre oggi per il villaggio Oasi la Sarparea al di là delle metrature edificabili questo tipo di scenario collaudato ma superato sotto tutti i punti di vista appare senza ombra di dubbio anacronistico e non al passo con i tempi.
La natura dopo decenni di devastazioni continue ha bisogno di riottenere quel rispetto che le generazioni passate hanno avuto la sapienza di regalare durante i secoli perchè il futuro dell’uomo e della nostra città , in questo specifico caso, è legato a filo doppio con la stessa poiché dalla sopravvivenza dell’una dipende naturalmente la vita degli altri. Assodato questo dato incontrovertibile non riusciamo a capire come mai invece dei continui irrigidimenti sulle posizioni non si trovino delle soluzioni, oramai a portata di mano con le moderne tecnologie, che possano soddisfare entrambi i contendenti. Il fenomeno carsico oramai noto da tempo , la presenza di scorrimenti acquiferi sotterranei e non per ultimo il magnifico uliveto monumentale sconsiglierebbero anche ai filosofi e ai tecnici poco attenti l’uso di ruspe, scavi e colate di cemento su un territorio a rischio com’è stato riconosciuto dai geologi e dai naturalisti il comparto della Sarparea .
Oramai è crescente anche nella nostra Nazione l’interesse rivolto al risparmio energetico attraverso metodi e materiali per la costruzione di abitazioni a basso consumo energetico ”case passive” che non implicano stravolgimenti per l’ambiente circostante. Per rendere fruibile questa nuova generazione cantieristica occorre rieducare tutto un settore professionale e tecnico per cambiare e valutare in modo radicale la propria visione e il know how ricevuto sino a oggi.
I vantaggi nel medio e lungo periodo per coloro che si volessero lanciare in questa nuova epoca di “edilizia certificata” sarebbero notevoli e rimetterebbero in moto un volano intorno al quale si era arrugginito il settore edile in questi ultimi anni complice anche la crisi economica. Non dobbiamo mai dimenticare che i turisti scelgono il Salento per la bellezza paesaggistica, il mare ancora incontaminato e i sapori della terra , pertanto, il cemento le ruspe e le contaminazioni delle acque allontanerebbero in maniera definitiva l’interesse verso la nostra terra.
La nostra associazione spera che ambientalisti , tecnici , proprietari e amministratori si possano sedere intorno a un tavolo di trattative per cercare in modo unitario una risoluzione non più dilazionabile che non crei oltretutto contrasti e barriere come fatto sinora. Esistono sul mercato alternative altrettanto valide per superare diatribe epocali e per poter realizzare insieme un territorio eco compatibile dove non si contempli il consumo, la distruzione e lo stravolgimento del sistema marino e paesaggistico per essere presi, da pionieri, come esempio da seguire dalle generazioni future.
Continueremo a sperare che questo sasso lanciato nello stagno cittadino faccia muovere le acque nella giusta direzione e spalanchi le porte verso una prospettiva diversa e più avveniristica di quella attuale affinchè la stessa possa essere condivisa e approvata da tutti.
Aloisi Aladino
Segretario
Riprendiamoci Nardò