E’ di questi giorni il dibattuto e controverso “sondaggio” tra i genitori dei bambini frequentanti la scuola primaria,  in merito alla scelta non proprio banale,   tra il  “tempo pieno o quello modulare” da attuare nel prossimo anno scolastico.

Una decisione che per molti versi affligge non poco  mamme e papà. Ma entriamo nel merito.

Inizialmente  sarebbe opportuno comprendere  le differenze tra “tempo pieno” e “modulo”, al fine di   valutarne eventuali  pro o  contro.

Il modulo è quanto attuato in questo momento, con l’uscita all’ora di pranzo  o eventualmente dal servizio (post scuola),  conveniente quando almeno uno dei due genitori può contare su  orari di lavoro autonomi e flessibili con il randomico e gradito  supporto dei nonni nel caso di impossibilità da parte di uno dei genitori. Spesso i bambini che frequentano le classi del modulo sono più seguiti dai loro genitori, con un orario scolastico palesemente  non  eccessivo, né tanto meno gravoso per i bambini, rendendo  l’andare a scuola , indiscutibilmente più piacevole.

Per quanto riguarda il tempo pieno, invece, è spesso gradito a quei  genitori che lavorano e che non godono di eventuali orari autonomi o  flessibili e che tendono ad evitare di dover “importunare” eventuali nonni, zii, o baby-sitter. In questo caso,  l’orario si prolunga di solito fino alle 16:30 (per il modello da 40 ore settimanali, con pranzo nella relativa  mensa scolastica) o con orari differenti  per i moduli da 27/30 ore, strutturati su 5 giorni settimanali. In merito a quest’ultimi, sarebbero i più accreditati per il prossimo anno scolastico, ma con un orario scolastico  ancora da definire e con l’obiettivo di qualche docente di non effettuare ulteriori rientri pomeridiani,  in aggiunta a quelli già previsti per il corpo docenti.

Uno dei pro del tempo pieno/settimana corta, spesso ripetuto come un mantra da chi  intende persuadere verso tale scelta è  la possibilità di poter rimanere a casa il sabato e il  valore pedagogico assimilato nel  passare  molto tempo a scuola in compagnia dei propri coetanei.

Ma stanno effettivamente così le cose? Quali sarebbero  i contro del tempo pieno o settimana a 27 ore su 5 giorni? Innanzitutto il dover trascorrere  molte ore a scuola risulterebbe per diversi bambini molto stressante, nella fattispecie per coloro che penano particolarmente il distacco prolungato dai genitori,  nonché  la consapevolezza  che un prolungamento dell’orario scolastico, con ingresso  ipotetico alle 08:10 e uscita alle 13:40,  equivarrebbe a quasi un orario di lavoro di un adulto.   Senza contare che in uno dei 5 giorni rimarrebbe da accorpare i 30 minuti rimanenti da associare alle 26,5 h per il completamento delle 27h previste dal decreto legislativo nr. 56 del ’04, o ancor peggio con un orario strutturato dalle 08:20 alle 14:00 se attuate direttamente le sei ore giornaliere.

E’ lapalissiano come un’aggiunta di ore giornaliere a quelle già esistenti, comporti un aggravio per il bambino in termini di stanchezza fisica, vessati da un ritmo scolastico che per ovvi motivi dovrà risultare decisamente più celere per il raggiungimento degli obiettivi imposti dal programma scolastico stilato su cinque giorni anziché  sei e con  la constatazione innegabile che la sesta ora risulterebbe, inevitabilmente,  un’ora scolastica “persa”.  Molti  alunni non ne potranno più di rimanere  seduti e chiusi  in un’aula e naturalmente ottenere la concentrazione  da parte del docente sarà  un sogno decisamente irrealizzabile.

Personalmente se fossi riuscito a trovare delle  valide motivazioni didattiche, avrei accolto la nuova proposta in maniera  positiva,  ma  ad oggi non sono riuscito a trovarne  delle convincenti per appoggiare questa novità.

Mi chiedo quando questi ragazzi  possano trovare  il tempo di studiare  e fare i compiti, visti anche gli orari a cui saranno costretti a pranzare (14:30 – 15:00) senza dimenticare  gli allenamenti sportivi, le lezioni di strumento, il catechismo ecc.

Confrontandomi con alcuni genitori in cui tali moduli risultano già operativi e che intendono abbandonare per i comprovati motivi sopra elencati (Porto Cesareo, Carmiano ecc), emergeva la necessità di dover  espletare  spesso i compiti  dopo cena.  Mi chiedo che vita sarebbe   questa e se davvero ne possa valere  la pena.

Qualche genitore ha suggerito di collocare alle ultime ore le cosiddette “materie leggere”, ma tutti i docenti  che si occupano di redigere l’orario scolastico annuale concorderanno sul fatto  che questo non è  assolutamente possibile, partendo dalla constatazione innegabile che nella scuola dell’obbligo tutte le materie hanno pari dignità e non esistono materie leggere o pesanti, materie di serie A o di serie B, poiché tutte concorrono alla formazione armonica del bambino. E per i genitori? Cosa implicherà? Indubbiamente per coloro che lavorano anche il sabato, un ulteriore aggravio sul  bilancio famigliare, in quanto  la  gestione del bambino nella giornata di  sabato verrebbe indirizzata  presso eventuali ludoteche o  baby sitter,  per chi non avesse la possibilità di un eventuale affido a  nonni o parenti.  Dunque la compressione delle 27 ore scolastiche distribuite su 5 giorni, pragmaticamente parlando,  corrisponderebbe a una aberrante rimodulazione scolastica del consueto e già collaudato orario in corso.

Gradirei alla luce di ciò,  che  tale proposta   venisse affrontata in un  più vasto e approfondito dibattito, con l’ausilio dei genitori e   corpo docenti (tutti),  evitando di   stilare  sondaggi pilotati e sprovvisti delle più basilari indicazioni sull’argomento.

Andrea Rizzo

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