Nardò 13 Lug:_“Avevamo ragione noi negli anni scorsi a chiedere chiarezza, certo oggi l’inchiesta suscita rabbia e indignazione su quello che si poteva e non poteva fare in questi anni”. Così, a freddo, il sindaco Pippi Mellone commenta la notizia dell’indagine della Procura di Lecce che ha portato al sequestro della discarica di amianto in contrada Vignali-Castellino, al confine dei territori di Nardò e Galatone, e all’iscrizione nel registro degli indagati del legale rappresentante della ditta R.e.i. che ha in gestione il sito.

“L’indagine – prosegue il primo cittadino di Nardò – ha riscontrato gravi e reiterate violazioni delle prescrizioni imposte per la salvaguardia della salute pubblica, esattamente ciò che per anni abbiamo paventato e denunciato in ogni modo. Su questa discarica abbiamo portato avanti una battaglia in tempi non sospetti, proprio perché i dubbi e i timori causati dagli inadempimenti del gestore che Arpa ha certificato tre anni fa, non sono mai stati dissipati. Andare Oltre raccolse circa 3000 firme per chiedere a Nisi e a Risi di ripensare l’autorizzazione all’ampliamento, ma fu tutto inutile. Eravamo convinti e lo siamo ancora che, al di là di tutto e al di là di questa indagine, lo stoccaggio dell’amianto non possa avvenire a pochi metri da campi coltivati, abitazioni e luoghi di lavoro.

Aspetteremo naturalmente il corso delle indagini e aspetteremo di sapere se ci sono responsabilità da parte del gestore e da parte della politica, che evidentemente ha agito, deciso e autorizzato su questo sito con troppa e colpevole superficialità e che certamente doveva vigilare. Non si può amministrare e avere responsabilità istituzionali se si è sprovvisti di buon senso e di una spiccata sensibilità per un tema come la salute delle comunità rappresentata. Per me fu già sconcertante all’epoca avvertire come un fastidio i nostri allarmi e l’offerta di collaborazione che noi e altri avanzammo. Forse si poteva guadagnare tempo.

Sul piano pratico –  conclude Pippi Mellone –  il Comune di Nardò prenderà parte ovviamente a tavoli tecnici e ad ogni altro tipo di sforzo congiunto tra gli enti interessati, Provincia e Comuni di Galatone e Nardò, che portino alla revoca dell’autorizzazione e alla repentina messa in sicurezza dell’impianto. Sulla stessa linea di condotta del Comune di Galatone, inoltre, verificheremo da un punto di vista tecnico e sostanziale la possibilità di una eventuale costituzione di parte civile. A Galatone come a Nardò la classe dirigente è cambiata e ora a guidare queste comunità ci sono amministratori animati esclusivamente da interessi collettivi, a partire dalla difesa della salute”.

 

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