Nardò, 29 marzo_ di Vincenzo Candido Renna _ Quello che ci è capitato di leggere sui giornali e sul web in queste ore è tragicomico! Con un comunicato aggressivo e scomposto “il Responsabile” della Associazione Nazionale Avvocatideiconsumatori della Sede Territoriale di Nardò, Moira Epifani, ha attaccato a testa bassa il Sindaco della Città di Nardò, l’avvocato Pippi Mellone.

Non è la prima volta che tale associazione si comporta come un soggetto politico e tenta di inserirsi all’interno dell’arcipelago di singoli e gruppetti che si oppongono al Sindaco Mellone, ma questa volta a stupire non è solo il tenore censorio del Comunicato Stampa diramato ma anche il tono utilizzato dalla firmataria, che sembra assurgere al ruolo di “Super Authority delle buone maniere”, a metà strada tra l’autorevolezza ANAC e la capacità della Procura Nazionale Antimafia. Un’attenzione a senso unico, questa della Epifani, che non rileva mai la quantità di insulti che provengono da affermazioni, manifesti, articoli e post degli oppositori.

La funzione giusdicente, tuttavia, non può derivare dalla presenza facebook de “il Responsabile” dell’associazione, dato che di questo responsabile non è nota la funzione (la sede territoriale non è neppure riportata dal sito dell’associazione) mentre è nota la non iscrizione all’Ordine degli Avvocati. Né, tantomeno, tale funzione giusdicente può venire dall’autoconvincimento di essere la voce della verità e della giustizia.

Fossero anche migliaia o centinaia di migliaia i consumatori rappresentati dal “leader non avvocato” di “Avvocati dei Consumatori” di Nardò, questi non basterebbero per superare il principio democratico che un Sindaco, simpatico o antipatico, bello o brutto, venga eletto democraticamente sulla base di quorum elettorali determinati dalla legge. A margine di queste riflessioni occorre evidenziare che, fino a questo momento, non si è mai visto un Prefetto, men che meno un Ministero, intervenire nel dibattito politico di una città per misurare eventuali deficit lessicali dei rappresentanti delle istituzioni.

Del resto la censura per mano della legge è tipica di regimi autoritari ed è quantomeno curioso constatare come, a parole, il sottobosco di associazioni, blog, giornali registrati e non, profili fake, officine e/o centri studi, dica di voler combattere ogni deriva autoritaria, salvo invocarne l’applicazione per sopperire alla propria incapacità di ottenere consenso sociale. Più curiosa la circostanza che venga invocato perfino l’Ordine degli Avvocati proprio da una associazione rappresentata sul territorio da un leader non avvocato.

Dal mio canto ritengo legittime le critiche da parte di chiunque rispetto a chiunque, salvo richiedere ed ottenere l’interessamento della magistratura quando queste critiche sconfinano nella diffamazione o in altri reati.

Tuttavia adire Prefetture, Ministeri e/o Ordini professionali, in assenza di competenza di questi organismi ad intervenire nel merito, appare fuori luogo e inopportuno perché appunto a “mancare”, in questo caso, è la “competenza”.

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