Nardò,12 luglio_di COSIMO POTENZA_Abusare del pronome personale “Io” in politica non torna mai utile. Esempio lillipuziano di una comunità palesemente individualistica sono le chiacchiere o meglio, le invettive, propinare con una certa leggerezza, dettate da una scandalosa amnesia cronica, che ex politici e affini,quotidianamente, spacciano per critica(?) nei confronti dell’attuale amministrazione.
Come darli torto, meschini, dopo la defenestrazione e la cacciata dal tempio viene difficile fare a meno del potere che si credeva perpetuo.Quel potere dettato più per esaltare il pronome personale “Io” che ha fatto la fortuna di quella politica di quarta o quinta fila che pecore matte di elettori hanno alimentato in anni di presunta democrazia partecipata.
Ora , soprattutto perché privi di dosi massicce di anestetico manifestano in tutte le forme tipiche di chi soffre da crisi di astinenza da:visibilità mediatica, prebende, elemosina e perché no, di quelle amicizie morbose che quotidianamente leggiamo .
L’onesta intellettuale gettato alle ortiche, la latitanza di ponderare e operare da uomini e donne liberi e non affetti , cronici, di palese e subdola sudditanza come dire : “après moi le déluge!”.