Nardò,30 ottobre _ Plant Memoriae (Pianta della Memoria) indica un organismo vivo che genera la memoria di coloro che riposano nel cimitero. Una memoria viva che si fa presenza e che è indicata dalla croce in acciaio che dona luce all’opera e parla di “oltre”;
La maestria e l’avanguardia delle opere realizzate dal Maestro Dell’Angelo Custode, riconosciuto e accreditato in ambito nazionale ed europeo, fanno si che le sue opere non siano anonime e che, come ogni forma d’arte, suscitino in chi le osserva con la pazienza di soffermarsi, senza pregiudizi, una riflessione interiore. Le opere del Maestro hanno in sé stesse una poliedricità di significati che vengono appunto attribuiti dall’osservatore che vi si sofferma davanti ma un solo significante che è custodito nel cuore dell’artista e che spesso è sconosciuto anche a lui giacchè le opere sono esplosioni emotive interiori che si oggettivizzano in forme, colori e spazio.
Anche per questa imponente opera è necessario percorrere lo stesso sentiero tra significante e significato: tra la Croce, cioè, e le sue possibili declinazioni. Oggettivamente LA croce richiama ad un evento storico, accaduto e quindi reale e che può essere accolto e tradotto in diversi significati, almeno due secondo il mio parere. Se il significante è accolto da una coscienza laica, ossia non credente, esso potrà avere il significato di un’esperienza di ingiustizia e di martirio subito per aver destabilizzato le coscienze e l’ordine costituito.
La morte di un giusto, Gesù di Nazareth, per mano dei potenti del tempo è il paradigma di ogni uomo o donna che spendono la propria vita per un’ideale di giustizia anche fino a consumare tutta la vita con il principio della non violenza. Gesù di Nazareth non è certo stato l’unico crocifisso della storia, ma è l’unico ad aver subito quel supplizio senza aver generato ribellione o atti di violenza e di rivendicazione. Ogni periodo storico ha in sé oppressori e oppressi. L’opera di dell’Angelo Custode ha in sé l’impressione di un albero, è di metallo ma ha la nodosità del legno, è una croce aperta che accoglie tutti in luogo di riposo universale e comune.
Ma ha in sé stessa una fessura di luce che non dice morte ma presenza. Il pellegrinaggio dei vivi verso il luogo del riposo e che rende presenti coloro che “non sono più” grazie all’esercizio della memoria. Se il significante è accolto da una coscienza cristiana la croce non dice morte ma dice vita, amore. Niente a che vedere che non accezione spesso negativa. La Croce ci insegna a non chiederci perché morire, ma PER CHI vivere! È un albero, appunto, germinato dal sangue di Cristo per la nostra vita eterna e che è simile alla sua. Per il cristiano la Croce non è un feticcio ma è realtà divina innestata nell’umano.
LA Croce ci insegna che per essere pienamente Dio, dobbiamo essere pienamente umani. Un’umanità secondo il suo cuore: accogliente, misericordiosa, pro attiva. L’opera di Dell’Angelo Custode è un albero esploso verso coloro che entrano nel Cimitero. Accoglie tutti senza giudizio, senza remore. È un albero in cui si innestano tutte le vite di coloro che riposano in quel luogo e come rami traggono un nutrimento che sa di eternità e i cui frutti non sta a noi gustare. È un albero per nulla secco dunque e che dice presente ma anche speranza. Il presente della memoria dei vivi che vanno a rendere omaggio ai defunti che in cristo sono viventi. Ma è un albero dilatato verso la luce, una fessura luminosa, che dice speranza. Speranza nella risurrezione quando tutto sarà ricapitolato in Cristo.
La Speranza cristiana che è dono dello Spirito Santo, ricevuto il giorno del nostro Battesimo, non è un sentimento statico ma una virtù che ci mette in movimento verso il futuro e ci rende operai nel Regno di Dio per attualizzarlo qui ed ora con le nostre opere di carità e di giustizia. Opere che devono essere determinate da uno spirito di accoglienza e compassione mai con lo spirito della rivendicazione che genera divisione. La Croce, Plant Memoriae, è un’opera moderna realizzata con tecniche innovative di conservazione della materia.
Don Giuseppe Venneri Direttore Caritas Diocesi di Nardò-Gallipoli