Nardò, 24 maggio _ di Mino POTENZA _ La politica nostrana targata NO MELLONE ad un anno dalle prossime amministrative comunali lancia il guanto di sfida contro la potenziale ricandidatura dell’avv. Pippi Mellone, sindaco di Nardò, uscente.
Una classe politica che non ha mai brillato per acume ideologico applicato, la stessa classe politica che con la sua innata e collaudata propensione all’autolesionismo, ha coltivato negli anni il proprio orticello o peggio si è resa latitante nel momento dei bisogni primari dove non bastava avere un amico al comune ma occorreva mano ferma e progettualità applicata .

Lettera morta nei ciclostili dei programmi elettorali una volta arrivati ad occupare gli scranni del potere per dimenticarsi delle promesse fatte al proprio elettorato che con il suo silenzio assenso, senza un barlume di indignazione, ha concesso ai suoi rappresentanti di trascurare le ragioni ,vincenti, del loro impegno preso con la città.

Inquietante dover assistere in queste settimane di concitati ammiccamenti elettorali alla spudoratezza con cui vengono sciorinate , tramite indotti veicolari preferenziali, visioni, le solite da trentacinque anni a questa parte, fritte e trite di personaggi arcinoti della compagine cittadina che hanno un pedigree di tutto rispetto di mancati traguardi, elettorali. Si dichiarano pronti , come sempre, a rimettere le mani sulla città per salvarla da uno scandalosa dilapidazione del bilancio comunale per la realizzazione di infrastrutture che certamente la città ne avrebbe fatto a meno visto come è stata educata ad arrangiarsi sopravvivendo al pressapochismo dei suoi stessi rappresentati.

Pressapochismo , figlio di militanze e scuole politiche estinte che ha permesso la nascita e proliferazione di liste civiche espressione monotematica di come si possa governare una città di 21 mila elettori votanti alle ultime tornata 2016 su 29mila iscritti, racimolando un manciata di voti e centrare la compagine vincente di ogni tornata elettorale tanto da determinarne la precaria sopravvivenza secondo una visione del nulla muta ma tutto resta così com’è!. Vincere facile il motto coniato che ha reso questa città vittima di una scandalosa stagnazione del suo stesso domani. Un domani che si vorrebbe , da trentacinque anni a questa parte, proteso allo sviluppo economico nel campo turistico, dell’arte e di quella industrializzazione in comparti dove imprenditori, coraggiosi, con il loro sforzo hanno dimostrato possibile.

Non si può mutare le sorti di una città in una legislatura. Non si può pretendere di realizzare i sogni in una notte. Nella stessa visione, non si può accettare che una classe politica , male in arnese, prenda per l’ennesima volta per i fondelli i neretini che hanno la colpa di non brillare nelle scelte elettorali ma soprattutto di non indignarsi ogni volta che un incantatore di serpenti gli bussa alla porta …

Abbiamo bisogno impellente di mutare il sostantivo femminile “bella” usato e abusato per la nostra città in qualcosa di sostanzioso consapevoli dell’onere che comporta un cambiamento non Copernicano. Ma per questo occorre saper distinguere e scegliere nell’urna elettorale senza paura.

“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi”. ENRICO BERLINGUER

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