( Euronews articolo di Paolo Alberto Valenti) La scommessa del governo Mario Draghi è quella di un biennio federatore per la politica italiana. Gli auspici sono chiari con la scelta di una compagine ministeriale che potrebbe sembrare quella di un sobrio cocktail fra scelte obbligate e ingredienti che dovrebbero diventare i motori della ripresa.
Tutti a palazzo
Con esclusione di Fratelli d’Italia tutti i partiti dell’arco costituzionale hanno la possibilità di fare quello che gli italiani si aspettano in un momento talmente grave. Conferme, ritorni, qualche novità con una distribuzione d’incarichi da manuale Cencelli. Draghi porta 8 tecnici nelle stanze dei bottoni.
Il ministero di svolta
Il cambiamento maggiore investe quel ministero che più attira l’attenzione generale: quello alla Transizione energetica, voluto da Beppe Grillo come condizione per l’appoggio del M5s. Il nuovo dicastero rimpiazza il ministero dell’Ambiente e assumerà competenze in materia energetica che erano state prerogativa di altri ministeri. Il titolare del nuovo organismo presiederà anche un comitato interministeriale creato ad hoc per la transizione energetica. Il manager di Leonardo, il fisico Roberto Cingolani, è stato scelto da Draghi per questo ministero.
Terzo esecutivo per Luigi Di Maio
Il 34enne pentastellato Luigi Di Maio resta agli Affari esteri. E’ l’unico politico ad aver fatto parte degli ultimi tre esecutivi e che tanto si è prodigato per disinnescare le turbolenze dei 5stelle inizialmente recalcitratnti all’idea di dover obbedire al banchiere Mario Draghi.
La Lega torna in campo
Poi c’è il grande ritorno della Lega che porta al governo Draghi uno dei gioielli di famiglia quel Giancarlo Giorgetti neo ministro allo Sviluppo Economico a cui sono affidate le politiche di ripresa dei comparti produttivi. E’ stato tra i principali promotori dell’appoggio al governo Draghi e sembra che abbia convinto il suo patron Matteo Salvini ad accettare la svolta per sostenere un esecutivo in cui la destra è ovviamente in minoranza.
Una congiuntura storica molto cruciale
L’Italia è in un momento critico perché figura tra i paesi che stanno pagando il prezzo più alto della pandemia sia sul piano sanitario che su quello economico-sociale. Draghi non può fallire ed ha il super-potere di mettere a frutto la massa di oltre 200 miliardi che l’Europa gli affiderà. Il fallimento dell’Italia sarebbe un vulnus anche per l’insieme dell’Europa che negli ultimi anni non ha proprio vissuto dei bei momenti sotto tanti aspetti. La priorità è la lotta alla pandemia che nessuno avrebbe immaginato tanto ostica da sradicare soprattutto in Europa.
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