La mancanza di un depuratore a norma di legge, che possa servire il territorio di Nardò/Porto Cesareo come sappiamo è causa di una pesante multa, inflitta all’Italia dall’UE che pesa sulle casse statali.
Per fare luce sulla vicenda, e capire come le parti in causa – Ministero, Regione e Comuni interessati – si stanno muovendo per risolvere la questione, ho presentato un’interrogazione parlamentare, depositata lo scorso 26 marzo, alla quale il Governo ha risposto il 16 aprile in Commissione Ambiente.
 
Il Sottosegretario alla transizione ecologica On. Gava infatti, ha finalmente dato contezza sullo stato dell’arte dei lavori. Secondo il ministero l’agglomerato sarà in grado di uscire dall’infrazione solo dopo il mese di dicembre del 2023. Un tempo ancora molto lungo visti i molteplici ritardi accumulati in questi anni, dovuti principalmente alla scelta di accantonare l’idea di uno scarico a mare attraverso una condotta sottomarina in favore di un progetto di depurazione “a scarico zero” di cui ormai si parla da più di 4 anni e sul quale il Ministero ha chiaramente risposto, chiamando in causa la regione Puglia e il gestore attuatore, ricostruendo i motivi dello stop alla progettazione con la negata deroga allo scarico su suolo.
Non vi è alcuna certezza su quale sarà la progettazione degli enti e del soggetto attuatore alternativa allo scarico in terra e in grado di superare le criticità attuali e da quasi un anno si attendono lumi dai progettisti; e occorre dire che nonostante tutto il tempo trascorso al Ministero non risulta ancora sia mai stata fornita alcuna nuova proposta progettuale.
 
Occorre ribadire che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vi è un paragrafo specifico di una missione, dedicato proprio agli investimenti in fognatura e depurazione, ove vi si legge che: “la rete fognaria e la depurazione italiana, obsoleta e non sempre presente, risulta spesso non in linea con le direttive europee, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’UE ha avviato contro l’Italia 4 procedure di infrazione. Gli investimenti previsti in questa linea di intervento mirano a rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne, anche attraverso l’innovazione tecnologica, al fine di azzerare il numero di abitanti (oggi circa 3,5 milioni) in zone non conformi. Dove possibile gli impianti di depurazione saranno trasformate in “fabbriche verdi”, per consentire il recupero di energia e fanghi, e il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui e industriali”.
 
Quello del PNRR è quindi un treno importante che sta per passare e che non possiamo assolutamente perdere, anche per risolvere finalmente il nodo del nostro depuratore. Per questo auspico che le competenti istituzioni ed il gestore sfrutteranno appieno le risorse messe in campo dal governo e si attivino immediatamente per trovare una soluzione risolutiva e definitiva.
Continuerò a garantire la massima attenzione sul tema ed il coordinamento con tutti gli enti preposti al fine di raggiungere, anche nel nostro territorio, gli standard imposti dall’Europa in tema di servizi di depurazione e gestione reflui.
C’è bisogno di un cambio di marcia, e io vigilerò perché questo avvenga!
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