L’art. 49 della nostra Costituzione recita testualmente:

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in Partiti, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Fino all’autentico cataclisma provocato nella politica italiana dalle inchieste giudiziarie di Tangentopoli, che ha svelato un vergognoso sistema di corruzione e collusione tra politici ed imprenditori, si può dire che la classe politica italiana si era dimostrata degna della fiducia accordatale dagli elettori.

I De Gasperi, i La Malfa, gli Aldo Moro, gli Enrico Berlinguer., gli Almirante,.avevano dimostrato capacità, moralità, onestà invidiabili, aiutando il nostro Paese a liberarsi delle macerie materiali e spirituali lasciate dalla II guerra mondiale.

Dopo “ Mani Pulite “, però, il panorama politico e partitico del nostro Paese è stato letteralmente sconvolto. Tutti i Partiti hanno progressivamente perso il loro fascino, la loro capacità di attrazione, aggregazione e formazione politica dei cittadini.

Ebbene, dovremmo riconoscere che “ Andare oltre i Partiti “ è una corrente di pensiero che ha preso coscienza del venir meno nella nuova classe politica italiana di tutte quelle generose aspirazioni, valori, ideali che hanno ispirato i padri della nostra Costituzione.

L’espressione: “ sono pronto a contaminarmi con tutti.” , attribuita ad un autorevole rappresentante della politica, ha fatto presto un numero sempre maggiore di proseliti, perchè il processo di degrado e degenerazione della nostra classe politica non conosce nè pause, né limiti. Lo dimostra il quadro politico del nostro Paese, diviso in tanti partiti, partitini, movimenti, liste civiche, gruppi, gruppuscoli, aggregazioni, coalizioni varie, tutti privi di una vera identità, di idee chiare, di valori autentici, di ideali ben definiti. Una autentica galassia, quindi, dove per i comuni mortali non è facile orientarsi, il che giustifica la diffidenza, l’astensionismo ed il disimpegno sempre più diffuso dei cittadini nei riguardi della vita politica nazionale e locale

Un diritto finalizzato a consolidare libertà e democrazia non viene più considerato tale ed i Partiti, fino a ieri espressione di un libero e consapevole associazionismo, preso atto della repulsione dei cittadini nei loro confronti, sono divenuti spettatori di una evoluzione senza fine che continua ad ignorarli : Il vuoto spaventoso che si è aperto ha visto i soggetti, voluti dallo Stato per erogare servizi ai cittadini, strumentalizzare il proprio rapporto con gli stessi e divenire “ organizzazioni di consenso, sostegno a politici – fondatori di liste civiche,

In questo clima di conflittualità permanente, privi di validi modelli, di maestri degni ed autorevoli, è normale che molti giovani si sentano delusi, amareggiati, disorientati, privi di quella guida che un tempo veniva assicurata loro dalla famiglia, dalle varie associazioni culturali e dagli stessi partiti, autentiche fucine di futuri dirigenti preparati, responsabili, pronti ad assumere e svolgere con competenza e la dovuta moralità gli incarichi istituzionali loro affidati.

Privi dei tradizionali sostegni molti cittadini giovani e meno giovani, sono caduti nell’indifferenza o in candidature che è difficile riconoscere come naturale traguardo di militanza e partecipazione, Si coglie spesso uno stato di depressione, scoramento e prostrazione che li ha portati irrimediabilmente ad una progressiva indifferenza, ad una accidia e, infine, alla stessa rinuncia all’esercizio dei propri diritti.

Naturalmente questo scenario politico, a dir poco allarmante, non può lasciare indifferenti. Se si vuole salvare il nostro Paese dal baratro di una ingovernabilità permanente, occorre una pronta, seria presa di coscienza da parte di tutti. Urgono interventi, rimedi, soluzioni immediate che restituiscano ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e nei responsabili delle stesse. Occorre, soprattutto, che ai cittadini venga restituita la dignità perduta, la voglia e l’entusiasmo di partecipare , facendoli sentire protagonisti e non semplici strumenti della vita politica del loro Paese.

La decisione del nostro Presidente della Repubblica di affidare il governo dell’Italia ad un uomo dalle riconosciute capacità, estraneo, però, all’ambiente politico, anche se si fa fatica a riconoscerlo, è una severa condanna per la nostra classe politica, incapace di trovare un accordo, un’intesa che consentisse al nostro Paese di uscire dalle sabbie mobili di una grave crisi sanitaria, economica e sociale, che logora ogni giorno di più il nostro corpo, ma, soprattutto, il nostro spirito,

A questo punto non resta che la speranza di una riflessione dei cittadini anche in ordine alle loro responsabilità perché chi legifera e chi governa viene eletto da loro.

Nelle consultazioni elettorali a qualsiasi livello il potere di governare lo attribuisce la maggioranza degli elettori e chi vince ha il diritto/dovere di governare.

Illegalità, programmi ignorati, impegni assunti e non rispettati, devono essere denunciati per indurre ad una riflessioni una comunità in ordine all’importanza di una croce su di una scheda elettorale – perché si diffonda senso di responsabilità, ma contestualmente occorre dare a progetti e programmi quelle certezze finora ignorate, perché il voto non si esprime più per una appartenenza politica o per una condivisione di principi e valori ma per un programma di governo.. A cominciare dai livelli più bassi i candidati sindaco accanto al programma dovrebbero proporre modifiche a regolamenti, introdurre vincoli e sanzioni per il rispetto degli impegni assunti, aprendosi alla più ampia partecipazione legata ad una propria visione di società e di governo della stessa..

Le pluricandidature, pur ritenendo utili preoccupazioni e perplessità espresse, non dovrebbero essere accettate o criticate e per essere .contro qualcuno ma per affermare un’idea di governo diversa e migliore nell’interesse della Città. Proviamo a considerare le pluricandidature come declinazione di pluralismo e partecipazione ossia di principi fondamentali di democrazia. Inoltre affidare al popolo degli elettori il diritto/dovere di eleggere il Primo Cittadino, se necessario anche attraverso delle “primarie “ – finora esercitate con arroganza senza un vero potere di rappresentanza, è comprensibile che susciti perplessità ma dobbiamo provare a percorrere strade nuove i diverse che una evoluzione sociale di ampie dimensioni ci impone.

Dobbiamo prendere atto e riconoscere che le pluricandidature, per assumere rilevanza politica ed una giustificazione non dovrebbero essere supportate da programmi e progetti simili, perché sarebbero espressione di un protagonismo fine a se stesso. Il referendum ,inoltre,diventi strumento vero di partecipazione per modificare progetti e programmi e per costruire un recinto di legalità, trasparenza per chiunque voglia assumere responsabilità di governo.

In democrazia dobbiamo riuscire a bandire l’improvvisazione, la voglia di potere ad ogni costo, la demagogia,.gli intrallazzi ,. perché la delusione soprattutto dei giovani se dovessero sentirsi strumentalizzati sarebbe deleteria per la futura generazione.,

Non resta che augurarci che le speranze riposte dal Presidente e da tutti i cittadini nel nuovo capo di governo non vengano deluse e che l’Italia torni presto a godere di una pace sociale, di una serenità e di un benessere, indispensabili per restituire a tutti i nostri cittadini la fiducia in un futuro migliore

       FERNANDO FIORITO

 

 

 

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