Il metodo democratico è per tutti il metodo migliore del vivere civile, nel rispetto vero della sfera personale di ognuno, senza invasioni di alcun genere, senza sopraffazioni sofistiche, leguleie, affettive, psicologiche, sociali, ambientali, di casta, di censo e di religione.

 

Nel nostro paese la democrazia, ossia il rispetto verso l’altro, fa sempre più fatica ad affermarsi, a realizzarsi, ad essere vissuto e testimoniato, ad essere praticato come meccanismo automatico da parte di tutti. Direi che da un bel po’ assistiamo imbelli (e le varie cronache lo dimostrano) ad una involuzione incivile del costume democratico e del rispetto che si deve al prossimo!

La complessità delle situazioni, a volte intricate e inaspettate, insidiose e avvolgenti, non possono avere la meglio sulla razionalità, sulla socialità e sulla solidarietà che caratterizzano la persona umana.

 

Essere preda delle situazioni, perdere la tramontana, approfittare delle debolezze altrui, non compiere il proprio dovere di cittadino, di politico, di sindacalista, di amministratore, di imprenditore, di operario o altro, significa rinunciare a se stessi, alla propria natura, autodistruggersi, annullarsi.

 

L’essere umano, se vuole veramente essere tale e non semplice “coso” gettato nell’universo mondo, deve trovare in se stesso, a costo di farsi violenza, che poi violenza non è, le ragioni che costituiscono la sua natura: intelligenza, razionalità e socialità.

 

E’ questa che lo rende grande nella scala del Creato e contemporaneamente soggetto e oggetto di rispetto per il valore che incarna, per il suo essere UOMO, che a sua volta lo porta ad esprimere rispetto per tutto ciò che lo circonda: persone, animali, piante, istituzioni, proprietà pubbliche e private, ambiente in generale.

 

Rispettare la Persona non significa vietare la possibilità di critica o non contrariare eventuali proposte o non suggerire alternative, quanto invece usare parole, gesti e atteggiamenti sempre improntati a dialogo, anche forte, ma sempre con onestà e lealtà verso i principi o le idee che compongono la discussione e sempre nel rispetto reciproco.

 

Le azioni, le attività, i modi di fare, le programmazioni, i toni ecc. possono essere oggetti di critica, di modifica, di mediazioni, di scontro passionale, ma la persona mai!

 

Accade, invece, e la realtà quotidiana lo dimostra che sia nella nostra Città come in gran parte d’Italia, i rapporti e le relazioni spesso esorbitano tanto dall’alveo della correttezza che definirli leali e rispettosi è un puro eufemismo.

 

E’ un malcostume così diffuso che lo si riscontra a livello di Istituzioni che di privati cittadini.

 

La storia e le cronache dei quotidiani sono strapieni di atti e di situazioni illegali e incivili, di reati e di frodi, di sevizie e di truffe, di liti e di sparatorie, di indagati e di carcerati, di soprusi e di angherie.

 

E’ un modello sociale che va sempre più degenerando, degradando, specie negli ultimi anni, diventando sempre più decadente, passivo, liquido, individualista, affaristico, autolesionista.

 

Così non si può più andare avanti!!!! Occorre fermarsi e ripensare sul nostro essere al mondo!

 

La collettività, le istituzioni, la Chiesa, i sindacati, le associazioni industriali, artigianali, commerciali, gli Enti morali, i Centri culturali, sportivi e di tempo libero cosa fanno, condividono, appoggiano o fanno fronte comune contro questo degrado sempre più dilagante?

 

In gioco è il futuro di tutti, di noi stessi, dei nostri figli del nostro essere “pellegrini terreni”!

 

La soluzione: una nuova CULTURA, un nuovo PROGETTO EDUCATIVO per le nuove generazioni, una AMINISTRAZIONE pubblica esemplare, una POLITICA nuova temprata all’insegna della legalità, che escluda indagati e condannati, mafiosi e colletti bianchi, parolai e faccendieri, un NUOVO UMANESIMO dell’onestà, della legalità, della rettitudine, della vera DEMOCRAZIA.

 

Solo in tal modo la collettività può avere la possibilità di sperare in un dialogo operoso e fattivo, in una alba rincuorante, in una ripresa effettiva di fiducia nelle istituzioni e nei suoi rappresentanti, e collaborare attivamente alla salvaguardia e all’affermazione sempre più ampia dell’UMANITA’ che è in noi.

 

Ad mayora!

 

Nardò 7 giugno 2014

 

Giovanni PERO’

 

 

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