Nardò 18 giu:_ Dopo le ultime vicende politiche che hanno visto il ripetersi di eventi a dir poco impensabili sino a pochi anni fa, oggi, ci troviamo, nostro malgrado, a dover riflettere con attenzione sulle questioni che hanno generato questo pastrocchio partitico per contemplare quali siano le soluzioni utili ad arginare quella deriva socio culturale verso la quale le decisioni di alcuni dirigenti stanno trascinando un’intera generazione di iscritti.

Opportunisti che cavalcando il populismo dilagante si introducono nelle sale dei bottoni o tentano di farlo per decidere le sorti di un paese secondo programmi legati alla sfera di interessi individuali piuttosto che sociali. La sinistra in particolare e il centro sinistra in generale,in Italia e nella nostra città, che per lunghi decenni sono state considerate quelle forze autorevoli nelle quali il popolo senza voce affidava il proprio suffragio per essere ascoltato anche nelle sale del potere, si ritrovano ora a combattere contro la stessa linfa che ha alimentato il proprio elettorato nel passato. La bramosia e la supponenza che deriva dal governo e dal comando ha reso ciechi i condottieri di questi partiti di riferimento che non si sono accorti per tempo di come il terreno stesse franando in modo continuo sotto i loro piedi. A Nardò l’effetto Mellone è stato devastante,un populista che è riuscito a percepire i bisogni della gente ed assecondare le loro richieste per giungere alla vittoria.

Gli effetti di questo cambiamento, però, si sono rivelati, in poco più di un anno, un ritorno a un passato lontano piuttosto che una corsa verso il futuro. Il nuovo modello proposto, da questi giovani rampanti, trova una strada spianata, sinora decisamente in discesa, lungo il percorso amministrativo spesso facendo leva sul disincanto dei cittadini che sono stufi di combattere contro i mulini a vento e tendono a delegare ad altri le prospettive di sviluppo della propria condizione sociale. Molti si accontentano di ricevere un’elemosina che di un mezzo che possa mettere in risalto i propri valori, di ubriacarsi in divertimenti continui per occupare la mente per non dover pensare a un domani da vivere nell’incertezza causata dalla crisi economica in atto da anni , di obbedire a un comando piuttosto che ricercare, anche attraverso duri scontri dialettici, una via ideale che possa far crescere l’intera città. C’è solo da chiedersi: ma gli sconfitti sono riusciti a comprendere gli errori commessi in precedenza per improntare una strategia che sia valida a ridare alle masse popolari quella bandiera che nessuno sino a questo momento sembra più disposto a seguire? Dalle ultime scelte dettate più dal mantenimento delle poltrone,il caso Lecce è emblematico, anche attraverso accordi con i demoni del passato sembrerebbe proprio di No!

E’ inconcepibile che esponenti di destra possano trovare punti di incontro programmatici con ambienti di sinistra e viceversa proprio per la loro diversità intrinseca che presuppone un indirizzo diverso di crescita sociale. La linea rossa che guarda verso il basso e la nera verso l’alto salvo poi entrambi stringersi la mano per non perdere le posizione acquisite. Una tregua armata sospesa di tanto in tanto da flebili scaramuccie per tenere vivo il conflitto e legati i propri soldati che disorienta i cittadini e fa perdere credibilità alle forze politiche in campo. Esiste una panacea che possa sconfiggere questo male? Sicuramente nessuna ricetta può essere considerata valida prima di aver sconfitto la malattia ma occorre non ergersi a luminari dententori di verità assolute perchè questo nuovo morbo ha bisogno più di ricercatori appassionati che di medici affermati per essere vinto. Nella nostra città questo laboratorio di ricerca non è stato ancora avviato anche perchè per poter isolare il virus occorre immergersi tra la popolazione che ha contratto questo male e non tutti sono disposti a farlo abituati alle agiatezze di una comoda poltrona.

Pensare di poter far accorrere i malati al solo sventolare della bandiera della Croce rossa in cima a un ospedale da campo è quanto mai un’ idea anacronistica destinata non solo a non avere successo ma soprattutto fa capire come i fautori di questa iniziativa non abbiano ancora ben compreso le varie sfaccettature della realtà locale. Occorre prima dimostrare di avere le competenze, le strutture e le cure alternative più efficaci di quelle presenti sinora nel quotidiano cittadino per far abbandonare alla gente le poche certezze per avviarsi nella insicura ricerca di nuove prospettive che possano migliorare la propria qualità di vita. Come sarà possibile creare una nuova forza che possa attirare consensi? Il primo passo necessario da compiere è certamente quello di ascoltare il territorio facendo ricrescere la fiducia nelle persone verso il proprio operato prima di qualsiasi scontro armato che sarebbe destinano a sicura sconfitta contro ogni nemico. Nessun generale è mai riuscito a vincere una battaglia senza un esercito consapevole della difficoltà dello scontro che dovrà andare ad affrontare in campo aperto.

I comandanti devono affiancare le truppe nei loro sforzi, Berlinguer e Pertini e Don Milani sono sempre stati immersi tra la folla e mai nel chiuso dei palazzi, solo tastando gli umori dei soldati si potrà avere la sensazione netta di quale potrebbe essere l’esito finale del combattimento. Bisogna avere il coraggio di limitare il ricorso ai mercenari al minimo indispensabile perchè solo chi ha fede nei ideali profondi avrà il coraggio di difendere la propria bandiera sino a quella resa onorevole dettata dalla sconfitta. In questo momento la nostra città ha sete di nuovi progetti, di idee, di soluzioni che non osservino ed evidenzino in maniera univoca gli errori altrui comprese le cadute di stile degli avversari ma che possano offrire alternative credibili all’assistenzialismo fine a se stesso creato nell’ultimo periodo al solo scopo di alimentare dei fragili consensi che presuppone più uno spreco di denaro pubblico che un serio investimento sempre più necessario per garantire una possibile  crescita economica cittadina.

Crediamo infine che anche la destra storica presente nel tessuto urbano compresa quella al di fuori di queste mura stia vivendo un momento politico imbarazzante non sentendosi rappresentata in alcun modo da questi novelli dittatori che dimostrano di conoscere poco o quasi niente di un passato che ognuno nelle diversità ideologiche è fiero ancora oggi di poter esprimere.

Segreteria politica

Officina Cittadina

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